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martedì 9 gennaio 2018

Lavoro, da sempre una dura realtà… dal valore inestimabile

Il lavoro rimane l’identità di ciascuno
Come abbiamo trascorso la festa dei lavoratori? Quanti italiani hanno potuto osservarla? Nel XXI secolo il lavoro è ancora riconosciuto come diritto dalla Costituzione, ma si è tramutato nella ricerca estenuante di un impiego. La disoccupazione è un male dilagante che travalica frontiere e trafigge animi. In passato le cose andavano meglio? Il genere umano ha di certo conosciuto periodi aurei intervallati da micro picchi di crisi. Proviamo a viaggiare indietro nel tempo per recuperare le caratteristiche identitarie del concetto di lavoro.
Silvana Calabrese Blog La scorribanda legale
Nel corso delle epoche storiche, l’accezione di lavoro si è arricchita di sfumature. Qualche tempo fa ho partecipato a un convegno inerente ai percorsi di storia sociale nel periodo dell’età moderna e ciò che ho udito si è legato ai miei studi permettendomi di maturare una più ampia visione in merito al tema. Se dovessi attribuire un aggettivo a lavoro, sceglierei precoce. Specialmente nelle famiglie di addetti all’agricoltura o all’artigianato i figli maschi erano considerati forza–lavoro. Prendendo in esame gli studi condotti sugli istituti assistenziali, che accoglievano orfani ed esposti, emerge che: l’avviamento professionale era una premura al fine di non vanificare gli sforzi dell’istituto; l’occupazione manuale era uno strumento disciplinare, scandiva le giornate bandendo i possibili disordini legati all’inoperosità (all’interno dell’istituto); il lavoro era uno strumento di controllo sociale proteso a evitare manifestazioni di devianza e di marginalità (nella società); l’esercizio di una professione fin dalla giovane età rappresentava un’opportunità di socializzazione al di fuori dell’istituto. Ad esempio avveniva un’integrazione del giovane con il nucleo familiare del datore; il lavoro rappresentava altresì un elemento che rendeva possibile un’elevata realizzazione personale come testimoniato dalle lettere di ringraziamento di industriali orfani di ambo i genitori ed ex ricoverati nelle case di beneficenza; vi sono anche casi in cui il lavoro poteva tramutarsi in anticamera della morte come recitano le descrizioni di alcune disgrazie come quella avvenuta all’orfano di padre deceduto a 14 anni per essere caduto, nella bottega del fabbro ferraio, su di un ferro che gli ha trapassato la mascella esponendolo al tetano. Ecco un parziale spaccato dei contesti dominati da una costante presenza di occupazione. Tutto questo fa del lavoro da sempre una dura realtà… dal valore inestimabile. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 26 maggio 2014, p. 14.

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