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mercoledì 31 dicembre 2014

Quelle prediche inutili nel giorno di San Silvestro

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica
     Due passi sul viale dei ricordi? È la sera di San Silvestro e mentre siamo in procinto di addentare un fumante panzerotto, lui è di fronte a noi su quasi ogni canale e ci parla, anzi parla perché non lo ascoltiamo. È il Presidente della Repubblica, è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale (art. 87 Costituzione). Dura in carica sette anni e la sua sede ufficiale è a Roma nel palazzo del Quirinale. La sera del 31 dicembre rivolge agli italiani il messaggio di fine anno. Nel 2000 Ciampi ringraziava il Parlamento per aver voluto ripristinare il 2 giugno come festa nazionale. «Quel giorno del 1946 eravamo giovani. Molti nostri compagni erano stati vittime di una guerra crudele. Ma quel 2 giugno del ’46, anche se attorno a noi c’erano ancora tante rovine, eravamo pieni di speranze. Molti di quei sogni si sono avverati. Quel giorno nacque la Repubblica. Ma dobbiamo fare attenzione. Questo patrimonio di civiltà non è acquisito una volta per sempre. È insidiato da comportamenti che possono disgregare il tessuto morale della Nazione». Infatti ci siamo trovati a discutere nuovamente e animatamente sulla questione delle ricorrenze nazionali.
     Nel 2009 Napolitano: «C’è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani non vedano la possibilità di realizzarsi. Ci sono nelle nuove generazioni riserve di energia, talento, volontà: ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni. Ai giovani i poteri pubblici debbono dare delle occasioni e garantire l’opportunità decisiva di formarsi grazie a un sistema di istruzione capace di far emergere i talenti e di premiare il merito». Quest’ultimo termine viene però ridicolizzato e spesso travisato.
     L’anno seguente Napolitano: «Non vi stupirete se dedico questo messaggio soprattutto ai più giovani, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un’occupazione, cercano una strada. I problemi che si pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia. Nelle condizioni del mondo di oggi non si danno certezze e nemmeno prospettive tranquillizzanti. Il futuro da costruire, guardando all’universo giovanile, richiede un impegno generalizzato. Quell’universo è ben più vasto e vario del mondo studentesco. Invito ogni studente delle nostre Università a impegnarsi fino in fondo con spirito critico e seria capacità propositiva, a compiere ogni sforzo per massimizzare il valore della propria esperienza di studio». Dunque il messaggio bandisce le scorciatoie a fronte di esami ardui. Ognuno si impegni in un personale esame di coscienza.

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