Recensione: Sergio
Pinna, Geografia dei rischi
naturali, Aracne, Roma 2015, pp. 296.
L’ambiente naturale è denso di fascino, ingegno, ordine, ma
anche rischio poiché manifesta dei fenomeni che mettono a repentaglio l’uomo e
le sue opere. Terremoti, maremoti, alluvioni, trombe d’aria, precipitazioni
persistenti, frane, eruzioni vulcaniche e molto altro creano un contesto di
allerta. I fenomeni naturali assumono connotati di enormi proporzioni
cagionando inevitabili disagi e in breve spazzano via le abitazioni di chi
aveva stabilito la propria dimora in un luogo reputato sicuro. Non
dimentichiamo le catastrofi sismiche ed eruttive che hanno raso al suolo intere
città e che presto potrebbero ripresentarsi con la medesima veemenza.
L’umanità resta sbigottita di fronte alle dirompenti espressioni
della natura come se non ne avesse mai immaginato l’esistenza. Pare si stia
rendendo necessaria una mappatura delle aree soggette alla manifestazione dei
fenomeni calamitosi. In risposta a tale necessità giunge il volume fresco di
stampa “Geografia dei rischi naturali”, opera del prof. Sergio Pinna, ordinario
di Geografia all’Università di Pisa che ha conservato la virtù della semplicità
espositiva. Il testo di configura come un manuale, anzi come un piccolo
universo del sapere geografico che travalica i confini delle aule universitarie
per approdare alla mente del lettore generico. È un libro di ampia ed autonoma
divulgazione, merito delle numerose immagini che corredano i concetti teorici
esposti.
Il lavoro di ricerca dell’autore è rivolto a sensibilizzare
l’opinione pubblica riguardo all’ambiente, ma soprattutto induce a non
sottovalutare i danni che potrebbero derivare dalla violenza degli eventi
naturali. Effettuando previsioni e stime delle più probabili conseguenze di una
calamità naturale si potrebbero in futuro evitare spiacevoli ed irreversibili
disastri naturali.
Per nulla avulsi da questo contesto sono i cambiamenti
climatici, il rapporto tra clima e uomo e le questioni ambientali, le stesse da
cui dovremmo apprendere che esistono corsi d’acqua indispensabili al drenaggio
delle acque ed alberi sui costoni dei monti, le cui radici mantengono saldo il
terreno.
Analizzando la distribuzione geografica globale di aree
vulcaniche, sismicità, tsunami, frane, erosioni, colate detritiche, esondazioni
fluviali e fenomeni meteorici, potremmo calcolare e schivare i diversi livelli
di pericolosità nonché indirizzare le costruzioni di centri abitati, dighe o
ferrovie in località più sicure. Non è giustificabile edificare dense aree
urbanizzate alle pendici di un vulcano nemmeno a fronte di un’esplosione
demografica.
L’opera non si fa vettore unicamente di un monito verso il
mancato rispetto dell’ambiente. “Geografia dei rischi naturali” ha il pregio di
veicolare le meraviglie della natura conducendo i lettori verso la scoperta del
pianeta Terra.
Nessun commento:
Posta un commento