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sabato 31 marzo 2018

Intagli di frutta e verdura. Dinamite con asparagi

Decorazioni con i prodotti della natura. 
Dinamite con asparagi. Che bomba!
Intagli frutta verdura Bomba dinamite asparagi Silvana Calabrese - Blog
L'articolo fa parte della sezione "Intagli di frutta e verdura"
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mercoledì 28 marzo 2018

Ambizione, competizione e successo travisati in pieno

     È ufficiale: i lemmi ambizione, competizione e successo sono stati travisati in pieno. Il significato che si attribuisce a questi termini è tale da indurre a reputare malvagio chiunque dimostri di essere ambizioso, competitivo o desideroso di raggiungere il successo. Non è che l’ennesimo modo di assegnare un’etichetta ai comportamenti, uniformandoli, piuttosto che analizzare gli elementi circostanziali. Vediamoli insieme.
Silvana Calabrese Blog La Scorribanda Legale
     Il dizionario svela la definizione di ambizione come volontà di ottenere qualcosa che si desidera ardentemente. Nel senso immacolato, rappresenta la viva aspirazione a migliorare la propria condizione attraverso la dedizione e a costo di sacrifici. L’obiettivo è quello di ottenere dei meriti e realizzarsi al livello personale. Nel senso corrotto, è brama di potere e di successo. Vincenzo Cuoco (1770–1823) sostenne che «l’ambizione è un vizio o una virtù, secondo le vie che sceglie, secondo il bene o il male che produce». Dunque, sia un ragazzo studioso che un accanito giocatore d’azzardo sono ambiziosi, ma è chiaro che vi sono delle enormi differenze.
     Anche la competizione alla quale siamo costantemente esortati ha doppia valenza: leale o sleale. Si può essere competitivi adottando comportamenti sordidi e scorretti verso il prossimo per trarne profitto, oppure si può risalire alla radice del vocabolo, ossia competenza. Competere vuol dire gareggiare non con altri, bensì con l’accrescimento delle personali competenze e conoscenze.
     «Si sente spesso parlare di successo e nella quasi totalità dei casi si fa riferimento alla sfera economica, dimenticando che il termine indica anche uno stato di equilibrio interiore, il cui raggiungimento dovrebbe essere un’ambizione seguita da un esercizio costante. Il successo non è riferito alla notorietà, ma alla stima di sé, senza di essa il progresso non può sussistere. A questo progetto ci si lavora per tutta la vita. È fondamentale proporsi una méta consonante con le proprie aspettative: non si tratta di un semplice desiderio, pertanto non deve essere velleitario, bensì deve produrre motivazione che racchiuda grande determinazione. È importante prepararsi e istruirsi per il conseguimento dell’obiettivo stabilito» (cito Lungo i sentieri dell’identità, pp. 139–140).
     Da qualche parte, in questo nostro mondo, c’è ancora qualche ragazzo/a dell’idea che il giorno in cui crederà che l’importante sia solo avere soldi, sarà giorno del tradimento degli ideali in cui ha sempre creduto. 
     Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 gennaio 2013, p. 32.

domenica 25 marzo 2018

Della fortuna dovremmo essere gli infaticabili artefici

Sacrificio e impegno, gli ingredienti di una vita soddisfacente
Silvana Calabrese Blog La scorribanda legale
Cosa ci rende forti e tenaci? Le circostanze per diventarlo. E queste circostanze coincidono con il sacrificio del cui spirito dovremmo munirci già in tenera età. Fin dall’infanzia intraprendiamo un percorso formativo che non ha fine o meglio termina con il capolinea della vita terrena. La formazione umana comprende l’educazione, un concetto ampio di cui fanno parte il rispetto verso se stessi, nei confronti del prossimo ed in relazione agli oggetti. Educare la prole è il difficile compito (difficile è un eufemismo) che spetta al genitore, ma che si estende anche a nonni, zii e baby-sitter. Un esempio è legato al cibo: per evitare inutili sprechi si sente spesso dire ai bambini che nel Terzo mondo si muore di fame, ma il pargolo non ha idea di cosa significhino queste parole e nemmeno di quanto sia preziosa la pietanza che ha nel piatto. Alla stessa stregua non può capire l’immensa fortuna che gli è toccata poiché vive in un comodo appartamento ed ha una famiglia, dei giochi e delle diavolerie tecnologiche. Mente e corpo umano costituiscono una macchina perfetta con un grave deficit, l’incapacità di ragionare per immedesimazione. Per questo motivo Dio creò la pedagogia! È quella disciplina che si propone di guidare il fanciullo rendendolo l’adulto moralmente integro del domani. Nel lungo e tortuoso iter di educazione non può mancare un elemento (mai facoltativo): la severità. Spesso il genitore deve saper opporre un determinato “no” alla richiesta del figlio. Non si può assecondare ogni istanza. Segue l’importanza dell’esempio: i membri della famiglia devono ostentare cortesia, rispetto, amore per la cultura, parsimonia, sobrietà, impegno e spirito di sacrificio. Vivere in un contesto temporaneo o permanente in cui si richiede il sacrificio e in cui ci si rende conto che nulla è dovuto ci tempra in maniera inossidabile. La maturità intellettuale (diversa da quella anagrafica) si lega a questo processo. Sacrificio ed impegno sono fedeli compagni di viaggio. Si generano da un obiettivo da raggiungere in breve, medio o lungo termine con un lavoro costante. Se la vita di un essere umano è sempre troppo semplice, alla prima difficoltà crollerà o commetterà un imperdonabile errore (o una serie di sbagli) crogiolandosi nella beatitudine che sempre lo ha accompagnato. Capita spesso che persone che non hanno provato una vera gavetta ed hanno ottenuto con facilità occasioni ed opportunità, sciupino irreparabilmente tale fortuna. Mentre invece della fortuna noi dovremmo essere gli infaticabili artefici.  
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 8 agosto 2015, p. 24.

giovedì 22 marzo 2018

La lettura, cibo della mente, ci salverà dal declino

Un pizzico di condimento al cibo della mente, la lettura
C’è sempre qualcuno alla nostra tavola a cui il condimento non basta. Per altri è nocivo e comporterebbe rischi per la pressione sanguigna. Tuttavia il condimento è importante al punto tale che uno chef può perdere l’opportunità dell’assunzione se si dimostra timoroso nell’impiegarlo. Voglio far eco alla metafora utilizzata dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria nella campagna promossa a favore della lettura, «Leggere è il cibo delle mente: passaparola». 
Leggere cibo mente Silvana Calabrese Blog
La Presidenza del Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto usare meglio la cassa di risonanza mediatica, condirla con del peperoncino fresco e magari, come fosse un mastino feroce, aizzarla contro l’italiano medio. Perché quest’ultimo non ha assaporato il messaggio dell’importanza della lettura come strumento capace di sormontare i valichi anagrafici e conferire conoscenza, immaginazione, consolazione, crescita a chiunque. Perché bisbigliare nello spot? È un mistero che gli italiani non vogliono sia svelato e poi la Guerra Fredda, con spionaggi e controspionaggi, è terminata. Come esaltatore di sapidità proverei a spargere un pizzico di «bookcrossing». Si tratta di un’idea concepita nel 2001 e probabilmente l’ispirazione viene da quegli scritti che, imbottigliati, venivano lasciati in mare per approdare in destinazioni non note. L’iniziativa prevede il rilascio di libri nell’ambiente naturale affinché qualcun altro li ritrovi e reiteri la pratica, anzi l’avventura. Il percorso è poi desumibile in rete mediante dei sistemi di tracciamento. Attenti però a non confondere la liberazione di un libro con il porre in isolamento il diritto d’autore. Leggere è un’arte che si impara e si perfeziona. Quello che leggerete non scivolerà via e non andrà perduto, ma vi rimarrà e vi apparterrà (H. Hesse). Un buon lessico è la tavolozza dei vostri pensieri, una conquista. Le pagine di un libro sono la pista di rullaggio che porterà la mente al decollo solcando i cieli delle nostre capacità intellettive. E poi perché non siglare quel «patto narrativo» tra lettore e autore? Non sapete cosa sia? Vorreste stringerlo? Dipende da voi. [Nel mio caso la lettura ha avuto l’effetto di indurmi a scrivere divenendo autrice di libri le cui copie si trovano in luoghi dell’Italia in cui non mi sono mai recata, letti da persone che non ho mai conosciuto, in appartamenti di cui ignoro l’arredamento.]
Il potere di un libro. L’acquisizione del sapere. La condivisione del sapere. Passate parola. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 29 febbraio 2012, p. 24.

lunedì 19 marzo 2018

Incredibile, tutti scrivono e nessuno legge

E il naufragar m’è dolce nell’autoreferenzialità

«Non è possibile non comunicare». È l’assunto elaborato da Paul Watzlawick, eminente esponente della Scuola di Palo Alto, in California. In effetti la comunicazione è un bisogno improcrastinabile degli individui così come la comunicazione non verbale occupa nelle nostre vite una percentuale maggiore rispetto a quella verbale.
Leggere scrivere libri Silvana Calabrese da piccola e laurea - Blog
Oggi però stiamo assistendo ad un’alterazione di questo bisogno umano. Si parla troppo e si ascolta poco e male. Si scrive troppo e non si legge per niente. Come siamo approdati ad una simile solitudine? Guardandoci intorno possiamo scoprire gli elementi determinanti di questa nuova realtà. La tecnologia, che tanto progredisce e tante opportunità di impiego crea, tende ad isolarci. Completamente soli al cospetto del monitor, chattiamo nella completa illusione che sia una vera conversazione. Il web 2.0 consente di essere protagonisti della rete inserendovi contenuti che desideriamo raccolgano migliaia di visualizzazioni. L’editoria odierna ha cambiato la sua mission orientandola verso la realizzazione di introiti. Le case editrici hanno captato l’esigenza dei singoli di veder pubblicato almeno un libro nella propria vita ed han deciso di rispondere a tale desiderio mediante pubblicazioni a titolo oneroso. Si pubblica qualsiasi libro perché ciascuno desidera affermare «ho scritto un libro!». La speculazione del mondo editoriale ha coniato persino il termine self publishing, sminuendo per sempre l’importanza dei contenuti dei libri ed il valore della lettura. Si viene a creare una chiusura che ben si coniuga con l’autoreferenzialità (si tratta del far riferimento solo a se stessi).
Il danno maggiore lo ha causato la televisione con l’overdose di spot pubblicitari, l’abbondanza di informazioni e l’inondazione di marketing che non fanno altro che relegarci nella condizione di spettatori di massa e non più partecipi delle esperienze dirette. Il presunto dono offerto dall’evoluzione dei media e dal progresso della tecnologia ha avuto un unico effetto, un effetto proibitivo.
E allora viene spontaneo fare eco all’ultimo verso de L’infinito, l’idillio leopardiano che evoca il mare dell’infinità spaziale e temporale in cui è dolce perdersi, venir meno, analogamente al lasciarsi sopraffare dal mare in un naufragio. Ed è con un flebile sospiro che potremmo dire… e il naufragar m’è dolce nell’autoreferenzialità.  
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 15 marzo 2015, p. 16.

venerdì 16 marzo 2018

Amici lettori, scegliete gli autori nell’ombra

Le parole di Napolitano come la brezza ci carezzano ma non ci smussano 
Silvana Calabrese Blog La Scorribanda Legale
In Italia si legge troppo poco. Sono meno della metà gli italiani che leggono almeno un libro l’anno al di fuori dei loro doveri di studio o di lavoro. È così che ci ammonisce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel videomessaggio inviato per l’inaugurazione della XXVI edizione del Salone del Libro di Torino. Queste parole non hanno la valenza di una predica bensì di una denuncia contro una debolezza di fondo radicata nella nostra realtà culturale ed alimentata dai nostri comportamenti. Siamo consumatori frenetici di oggetti tecnologici, accaniti giocatori di biglietti della fortuna e clienti abituali dei centri estetici. Se sentiamo parlare di libri, raramente ci sovviene l’idea che sono reperibili in libreria e consultabili in biblioteca. Li allontaniamo come la peste. A scuola l’adozione di libri di narrativa costituisce la scia di una remota cometa e non ci è dato sapere quando solcherà di nuovo i cieli scolastici. Bambini e ragazzi paiono affetti da balbuzie se si accingono a leggere. Se e quando compongono un testo, impiegano frasi fatte, trite e ritrite, come fossero pezzi di lego: vengono accostati ma non incastrati tra loro, perdendo quella tipica musicalità che caratterizza la lingua scritta e parlata. A svolgere un’azione salvifica nonché di contrasto intervengono fiere, saloni, esposizioni e presidi del libro. Raccolgono una folta schiera di potenziali lettori che rimangono tali. Mancherà sempre quell’innesco capace di far sorgere nelle persone il desiderio di affrontare la lettura come fosse un gesto naturale.
Eppure questi grandi eventi culturali sono intrinsecamente discriminatori. Sono palchi per scrittori già ampiamente pubblicizzati, vetrine filateliche per autori perennemente noti. Sono un ingranaggio che ben si inserisce nel nostro paese. Si ricorda a questo proposito il problema delle classifiche dei best seller editoriali: i giornali le pubblicano ben sapendo che sono manovrate dalle grandi case editrici (cit. Guida alle etiche della comunicazione). Disintegrate quel velo di ipnosi nel quale siete avvolti. Può essere valido anche lo scrittore che occupa l’appartamento di fronte al vostro. Se fin da bambino ha nutrito un grande e costante interesse verso la cultura e l’informazione, le sue opere non conterranno fandonie, ma esaltazioni della verità e del raziocinio. Se sceglierete i libri dello scrittore nell’ombra, allora avrete compiuto il primo passo per mutare il sistema sociale che tanto criticate e che vi ha silenziosamente irretiti. Avrete compiuto una scelta svincolata da ciò che il mezzo mediatico vi impone. Avrete reclamato la vostra indipendenza di pensiero e di azione. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 8 aprile 2014, p. 16.

martedì 13 marzo 2018

L’avvento dell’italiano moderno ha stravolto le regole grammaticali

Vi va una grammatica? È come un drink shakerato con la vita quotidiana e rigorosamente servito «on the rocks» come il Whisky. Di certo non si può servire liscio, visti i recenti e crescenti strafalcioni pronunciati dal popolo italiano!
Silvana Calabrese Blog La scorribanda legale
Parliamo di congiunzioni, parti invariabili e fondamentali di un discorso perché stabiliscono coesione e coerenza nelle frasi… bèh, non per molto ancora! Che il cataclisma si compia, dunque!
Ne è un esempio il «ma», un tempo congiunzione avversativa che collegava le frasi contrapponendole ad es. «Il politico che preferisco è andato al mare, ma non è annegato». L’italiano moderno nasce tra i banchi di scuola e viene inciso, anzi ucciso, sui e nei social network.
Quando saluto qualcuno con un «ciao» ottengo in risposta un «ma ciao!». E se ritento con un cordiale «buongiorno» mi rispondono «ma buongiorno!». Ovviamente ogni lingua che si rispetti presenta delle varianti come «ciao a te» e «buongiorno a te» che somiglia tanto ad una dichiarazione di guerra fatta con il sorriso.
Esiste poi una formula che ha la valenza di una sfumatura elegante per aggirare qualunque richiesta. Nasce dall’unione di tre elementi: una congiunzione avversativa, una congiunzione semplice ed un avverbio di quelli che nuocciono alla teoria dello Yes man. In genere questa formula funge da auto salvataggio sul gong e viene utilizzata ampiamente nelle situazioni dove è richiesto lo svolgimento di un compito o di un dovere ed anche quanto si richiede collaborazione. Esemplifichiamo: «Andresti a buttare la spazzatura?» oppure «Vai a fare i compiti?» e la risposta è «Ma anche no!». È un’espressione sgrammaticata, affilata come un rasoio, ma assolutamente diretta. Coglie nel segno, e soprattutto si è diffusa come una moda.
La grammatica appena presentata è degna di un’anti Accademia della Crusca. Con la sua irriverenza e sfrontatezza si è imposta tra i banchi di scuola e nelle università. Presto i dizionari saranno costretti a contemplarla e a spiegarne l’origine. E prima o poi i manuali di grammatica si dovranno arrendere a questa nuova specie di lingua vernacolare, territorialmente omogenea, o di eccezione che conferma la regola o… che la soppianta!
Questa è l’essenza del mutamento sociale, più simile ad una rivoluzione che tutto investe e stravolge conducendo la signora grammatica nei bassifondi dell’ebbrezza e della sregolatezza per essere servita puntualmente on the rocks e mai liscia. È una grammatica proibita, ma proprio per questo più ambita. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 11 dicembre 2015, p. 16.

sabato 10 marzo 2018

La Legge Bacchelli svela gli incauti stili di vita dei vip

Nel Bel Paese v’è una legge che più delle altre semina discordia tra i cittadini. È la legge Bacchelli. È simile a un virus, innocua se posta in quarantena, ma letale non appena la si invoca per ottenerne i benefici. Deve il nome allo scrittore Riccardo che venne a mancare prima di poterne usufruire. La legge n. 440, approvata l’8.8.1985, prevede l’istituzione di un fondo a favore di cittadini illustri in stato di necessità economica. È un vitalizio non modesto utile al sostentamento di gente un tempo assai famosa e danarosa. I requisiti per usufruire dell’assegno sono: cittadinanza italiana, fedina penale pulita e notorietà (in campo artistico, letterario, scientifico e sportivo). Ogni volta che un aspirante beneficiario ne fa richiesta, essa viene accolta tra le polemiche collettive. La certa concessione scopre il velo degli sperperi dei divi ed anche delle loro pensioni misere pari alle pensioni minime dei comuni mortali. Il testo della legge afferma l’«istituzione di un assegno vitalizio a favore di cittadini che abbiano illustrato la Patria e che versino in stato di particolare necessità» (Art. 1, comma 1). «L’importo è commisurato alle esigenze dell’interessato e  non  può,  in  ogni  caso,  essere superiore a lire 100 milioni annui» (Art. 1, comma 3). Oggi L’importo massimo annuo ammonta a 24.000 €.
Silvana Calabrese Blog La Scorribanda Legale
La normativa, insieme al lungo elenco di famosi beneficiari, ci rende moralisti. Nella vita vale il carpe diem tanto quanto l’impegno nell’accantonare denaro per la vecchiaia o per i periodi di carestia lavorativa. Se personaggi famosi sono ridotti alla pensione minima significa che i contributi non sono stati versati negli anni in cui gli ingaggi abbondavano e i compensi straripavano. Siamo stati spettatori delle loro performance artistiche e anche dei loro lussi. Case, ville, auto, vacanze, un folto entourage e… debiti. La strada del successo ha tanti sbocchi sul burrone della rovina. Hanno avuto il dono dell’avvenenza, particolari doti canore o nel campo della recitazione e la fortuna di ricoprire un ruolo di rilievo nella società italiana per molto tempo e fin dalla giovanissima età. La legge li dichiara cittadini che hanno illustrato la Patria, un’espressione cerimoniale! In realtà è stata promulgata una normativa che trascura un elemento fondamentale: chi si candida a divenire un esempio internazionale deve essere portatore di sobrietà e parsimonia. Ma soprattutto declinando essi stessi la legge Bacchelli dimostrerebbero rispetto verso quegli umili cittadini-spettatori-ammiratori che con le loro estenuanti tasse contribuiscono alla costituzione del fondo. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 1 luglio 2015, p. 16.

mercoledì 7 marzo 2018

Prima lezione di metodo storico

     Recensione: Sergio Luzzatto (a cura di), Prima lezione di metodo storico, Editori Laterza, Roma–Bari 2010, pp. 206.
Prima lezione di metodo storico
     La metodologia della ricerca storica si fa carico delle domande sul modo di studiare e di raccontare la storia. Marc Bloch avrebbe asserito la necessità che lo storico sia in grado di rivolgersi con una semplicità da eletti sia ai dotti che ai meno eruditi. È in effetti una sfida appassionante a patto che gli storici si impegnino a invitare il pubblico all’interno della loro officina per illustrare concretamente come se ne utilizzano gli strumenti.
     L’autore premette la definizione di fonte data da Tullio De Mauro: «spec. al plurale, i documenti scritti da cui trarre dati e testimonianze per la ricostruzione di un determinato periodo storico» e la giudica inadeguata perché le fonti dello storico non sono solo scritte. Da tale assunto parte una serie di esemplificazioni volte all’immersione nelle svariate tipologie di fonti. Un viaggio ambizioso dietro le quinte della storia, anche se ancor più grande è l’obiettivo di rendere pragmatico il terzo asse di orientamento dell’attività dello storico secondo Le Goff: la possibilità di attuare una visione prospettica degli eventi storico–sociali.
     Nel saggio Il ronzino del vescovo. Una fonte notarile, Barbero ci conduce nel 1211 rammentandoci di quanto il caso sia stato favorevole a donarci questa fonte. Trattandosi di un alterco tra il Vescovo di Ivrea e un suo dipendente, Bongiovanni, per le prestazioni a cui quest’ultimo è obbligato in cambio delle terre che tiene in feudo dalla Chiesa, il documento venne conservato nell’Archivio della Chiesa d’Ivrea perché fu il vescovo a vincere la causa. Se l’avesse persa, solo Bongiovanni e i suoi eredi avrebbero avuto interesse a conservare la documentazione che probabilmente sarebbe andata persa. Il fulcro della vicenda è lo status sociale di Bongiovanni con la pretesa di essere un nobile e non un villano. L’attenzione è posta su un fatto quotidiano che in realtà può svelarci il funzionamento concreto della società medievale nelle relazioni economiche e nei rapporti di potere in un’Italia e in un’epoca in cui essere nobili non era una condizione giuridica precisa e indiscutibile.
     In Storie di fantasmi, progetti di crociata. Una fonte epistolare, Niccoli analizza una pratica sociale frequente: quello dell’epistola di tipo pubblico nella quale si ripropongono elementi appartenenti alla mitologia germanica come il mito dell’esercito furioso guidato dal dio Wotan. Il luogo delle apparizioni descritte esiste realmente, ma all’intera lettera si attribuì valore profetico tanto da indire una crociata contro i Turchi. Il contributo mostra la fuoriuscita della notizia dagli spazi geografici unita ad un’attualizzazione del mito.
     Levi tenta di ricostruire i consumi del passato in Il consumo a Venezia. Una fonte contabile. L’autore svela una carenza degli inventari post mortem che delineano una continuità possessoria familiare, mentre una lettura attenta dei libri della spesa permette che si evincano le regole condivise di economia domestica. Eppure la relazione consumo–reddito non è sufficiente a spiegarci i comportamenti dei consumatori se non si esaminano i comportamenti disaggregati del consumo in epoche precontemporanee.
     Si è soliti sostenere che anche i falsi costituiscano la storia. La storia può reggersi per secoli su un falso e quest’ultimo viene opportunamente impiegato come fonte. È il caso sollevato da Bizzocchi in Certezze granitiche. Una fonte epigrafica. Una raccolta di iscrizioni latine giudicata irrinunciabile avrebbe invece inglobato un marmo falso, un’iscrizione sepolcrale anacronistica.
     Roscioni si occupa di L’omicidio funesto del principe Savelli. Una fonte cronachistica alla scoperta dell’interesse di alcuni scrittori verso le collezioni di antichi manoscritti relativi a omicidi, avvelenamenti e intrighi riguardanti le più importanti famiglie aristocratiche romane. Avvincente quanto ermetica è la descrizione dell’omicidio di un giovane rampollo dell’antica famiglia romana dei Savelli. Nella vicenda si alternano nomi come Papa Paolo III, Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e luoghi come il manicomio «pazzarelli» di Roma. Documentazioni lacunose, mancanza di riscontri oggettivi, dati biografici e cronologici inducono a dubitare sul corso degli eventi al punto che la cronaca dei fatti sfugge a una ricostruzione certa.
     Lupo compone Fare un monumento di se stesso. Una fonte oratoria analizzando fonti dirette in merito a ciò che la politica dice di se stessa e del modo in cui si presenta al pubblico. L’oggetto dello studio è costituito dai discorsi di Francesco Crispi pronunciati in pubbliche riunioni tra il 1881 e il 1884. Il protagonista, considerato in possesso di tutte le virtù del leader carismatico, rivolgendosi ai cittadini che l’hanno rieletto alla Camera, raffigura sempre se stesso a cavallo tra passato e presente. Come uomo di partito e uomo di nazione. Celebra i propri successi e persino le sconfitte del passato perché vuole presentarsi all’insegna della coerenza.
Hey you! Roy Lichtenstein
     L’uomo col dito puntato. Una fonte iconografica elaborato da Gibelli affronta la tematica delle fonti figurative, le stesse che ci mettono in contatto con le opere prodotte dall’uomo con intento artistico: figurativo, ma anche letterario e teatrale. Sono linguaggi diversi tra loro, con un elemento comune: essere il frutto dell’invenzione creativa. Quando si affronta uno studio servendosi di materiale iconografico, è fondamentale individuarne la collocazione nel tempo, nel contesto e le finalità originarie. Qui si colloca il fulcro della questione poiché Gibelli passa in rassegna ben tredici manifesti con caratteristiche simili, ma ubicati in periodi storici e paesi differenti. L’obiettivo è di individuare le architetture di sfondo che inglobano i singoli avvenimenti. Quello del “dito puntato” è un simbolo utilizzato anche diversi anni dopo l’impiego originario, pertanto subentra l’elemento del pregiudizio ottico, ossia quel motore insito nell’artista, il quale non agisce senza una tradizione e dei modelli già osservati a livello conscio o inconscio.
ZIO SAM Uncle San Usa La scorribanda legale
     Nel saggio «Cara Kitty». Una fonte diaristica il curatore del testo focalizza l’attenzione su uno dei documenti più importanti della seconda guerra mondiale la cui attendibilità è stata messa in dubbio dal diffondersi della tesi complottista. Dubitare della veridicità dei contenuti del diario di Anne Frank vorrebbe dire negare l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz e dichiarare falsa la Shoah. La discussione metodologica è animata dato che, pur derivando da un documento autentico, il diario di Anne, a partire dai manoscritti originali presenta numerose differenze di traduzione, di edizione e anche il ruolo di Otto Frank pare sia stato cruciale. Il testo originale è stato manipolato, ma si tratterebbe di un falso per interpolazione che per sua natura prevede un rimaneggiamento di carte autentiche mantenendo uno sfondo veritiero.
     Il figlio dell’eroe. Una fonte orale di Cesellato prende in esame la testimonianza dell’esponente di ultima generazione Cervi, simboli della Resistenza italiana. È impossibile schivare il monito di Luzzatto nella premessa, quando sostiene la gravità metodica del confondere la memoria con la storia; il testimone di determinati eventi per un interprete attendibile dei medesimi eventi. La verità non viene stabilita dai ricordi di un individuo piuttosto che dal giornalista che ha scritto una biografia.      Le fonti andrebbero intrecciate per garantire coerenza agli avvenimenti.
     Gotor mostra una sorprendente evoluzione storica in L’isola di Wikipedia. Una fonte elettronica
     Partendo dall’enciclopedia di Diderot e d’Alembert si giunge al libro postumo Lezioni americane, nel cui quinto capitolo Calvino si dedicò alla categoria della molteplicità. Emerse l’idea di una enciclopedia aperta, aggettivo in contraddizione con il sostantivo enciclopedia, nato etimologicamente dalla pretesa di esaurire la conoscenza del mondo circoscrivendola. In realtà si stava già prefigurando l’idea di enciclopedia aperta, cumulativa e collaborativa che sarebbe stata Wikipedia a partire dal 2001. Nel ’38 lo scrittore di fantascienza Herbert George Wells anticipò un simile progetto quando scrisse nel saggio World Brain: «è probabile che l’idea di enciclopedia subisca un’evoluzione considerevole della sua estensione ed elaborazione. Probabile è lo sviluppo di un nuovo organo mondiale capace di riunire, indicizzare, riassumere e rendere disponibili le conoscenze. Un tale organo sarà più efficace delle note a piè di pagina».

domenica 4 marzo 2018

Intagli di frutta e verdura. Gatto con arancia

Decorazioni con i prodotti della natura: 
gattino con arancia
Intagli frutta verdura gatto gattino arancia Silvana Calabrese - Blog
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giovedì 1 marzo 2018

Meteo ironico. Quando la meteorologia si fonde con la sociologia

Se avete frequentato il liceo classico o lo scientifico, avrete sentito dire che il latino va a braccetto con la matematica. Quanto di vero ci sia in questo assunto è da scoprire. Tuttavia questa associazione di materie ha dato il via ad un filone di assemblaggi disciplinari quali ingegneria genetica e biotecnologia, ma ve ne sono molte altre sviluppate ed in fase embrionale. E se per burla prendessimo in prestito il gergo meteorologico per stilare le previsioni del tempo nella nostra penisola sul versante sociale? Perché no! Saremmo pionieri indiscussi della meteorologia sociale!
Silvana Calabrese Blog La scorribanda legale
Sulla nostra penisola si annuncia ancora un clima decisamente variabile da quando è scoppiata la crisi finanziaria e le raffiche di vento da essa generate non accennano una diminuzione. Temperature e temperamenti massimi in generale sono al di sopra della norma a causa della penuria di educazione e savoir–faire.
Negli stadi d’Italia si avverte un fronte freddo che determina rovesci e temporali in campo, nelle curve e nelle zone limitrofe. Solo la rinascita del Bari Calcio, quasi fosse un’araba fenice, ha reso splendente la tifoseria e mite il clima calcistico.
Un vortice di alta pressione viaggia da nord verso sud veicolando atteggiamenti mafiosi, illeciti, prepotenze e disonestà provocando un calo delle temperature umane quasi del tutto prive di sani ideali e principi, pertanto ci attendiamo un ritorno di ghiaccio e neve sulle Alpi e sugli Appennini della mentalità.
Un clima spiccatamente instabile, dunque, in cui le ampie schiarite sono ancora lontane, fortemente desiderate, ma scarsamente perseguite.
Un poderoso ciclone atlantico minaccia i residuali valori e le istanze morali degli uomini ed è ancora troppo lontano e debole l’anticlone delle Azzorre che vi si opporrà. Perturbazioni e acquazzoni di forte intensità rendono melmosi i terreni della fiducia nel prossimo, nel governo e nel futuro.
[I violenti fenomeni atmosferici sembrano opera di Zeus in persona: non semplici piovaschi, ma fulmini e saette, e soffiano venti di maestrale molto forti che si abbattono sulle nostre coste.]
Questo accade quando la meteorologia si fonde con la sociologia. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 12 agosto 2014, p. 16.