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lunedì 31 luglio 2017

Intagli di frutta e verdura. Decorazioni o incisioni tribali zucchina

Decorazioni con i prodotti della natura: 
Decorazioni o incisioni tribali zucchina
Intagli decorazioni o incisioni tribali zucchina Silvana Calabrese - Blog
L'articolo fa parte della sezione "Intagli di frutta e verdura"
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venerdì 28 luglio 2017

A Bari le reliquie di S. Antonio. Un progetto da inserire in agenda?

A Padova, dal 15 al 21 febbraio 2010, in occasione della Festa della Traslazione delle Reliquie di S.Antonio, detta anche Festa della Lingua, le spoglie del Santo tornano nella Basilica di Padova per essere esposte alla devozione dei fedeli. Giungono anche da lontano, spinti dalla fede e soprattutto dalla certezza che le loro preghiere saranno ascoltate. Una volta si cantava un inno, noto ai devoti: “Si quaeris miracula” “se chiedi miracoli”. Ognuno nel suo cuore chiede un intervento divino, una intercessione per sé, per chi gli è caro. Sfilano in silenzio, in adorazione e in preghiera. Qualcuno piange. Sono lacrime di speranza, di chi rifiuta di rassegnarsi al dolore e si rivolge con fiducia al Santo che è stato definito dalla pietà popolare il Santo dei miracoli. [Prima di proseguire è bene precisare la corretta denominazione del santo: da Padova o di Padova? Secondo un uso ormai consolidato, i frati prendono il nome della sede del convento da cui provengono e a cui appartengono. È corretto quindi dire di Padova, anche se coesiste largamente ed è accettata l’espressione da Padova].
L’ostensione è stata già preceduta da un altro notevole evento: la sosta delle Insigni Reliquie di S. Antonio nella comunità parrocchiale di Gradisca d’Isonzo nel mese di settembre 2009. Appare subito chiaro che non vi è l’intenzione esclusiva di una venerazione dei resti del Santo, ma di rendere onore alla persona canonizzata dalla Chiesa, che ha raggiunto la comunione con Cristo.
Il culto delle reliquie è abbastanza remoto: nasce con i primi martiri e consente di venerare quelle parti del corpo in cui il martire ha sofferto, elevando i credenti alle altezze della fede o rafforzandone i fondamenti. Gradisca accoglie il Santo e riceve a sua volta un dono: ridare vita alla testimonianza cristiana in tempi di dure contraddizioni. Contemporaneamente, in omaggio alle Reliquie, si è svolta a Gradisca la mostra regionale di pittura e scultura promossa dall’unità pastorale locale, in collaborazione con le maggiori Accademie ed Istituti d’Arti visive. Presenti anche artisti pugliesi: Paola Bernasconi e Mario Pierro che con le loro opere hanno apportato un notevole contributo artistico all’evento.
Sant'Antonio Padova Santini Silvana Calabrese
Paola Bernasconi, nata a Bari, vive nel Triveneto dove esercita la professione di medico legale, senza allontanarsi dalla tradizione iconografico-pittorica, cui è legata, anello di congiunzione con il padre, il pittore Franco Bernasconi.
Le icone a tema sacro, opportunamente rivisitate, nascono da una profonda spiritualità colta non soltanto dai devoti, ma anche dai laici, capaci di leggere in esse messaggi d’amore, di pace e di integrità morale. Fedeli allo stile bizantino italico moderno, le immagini sacre traggono linfa dalla tradizione bizantino-slava, greco-ortodossa e orientale. I soggetti riprodotti: la Vergine, Cristo, gli angeli, i beati e santi come Antonio e Nicola.
Mario Pierro, insignito nel 2006 del titolo di Artista della fotografia italiana dalla F.I.A.F. (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), di origine pugliese, ha vissuto a Brindisi fino a vent’anni, quando ha lasciato la Puglia per Gradisca d’Isonzo in Friuli-Venezia Giulia. Qui il suo curriculum conta numerose mostre, la pubblicazione di un libro, Lo spazio di un’emozione, la pubblicazione della sua produzione fotografica su testate nazionali e riviste specializzate, l’istituzione di ben tre circoli fotografici. È infatti la fotografia l’attività dominante di Mario Pierro, passione che ebbe inizio con un regalo della moglie: una reflex capace di catturare e trasmettere le immagini e le emozioni provate al momento dello scatto. A questa forma espressiva si accompagna una tecnica peculiare che parte dalla stampa in bianco e nero con un contrasto marcato, per poi intervenire con una sfumatura color seppia, tecnica che agli inizi richiedeva pazienza e perizia e che ora si realizza invece con programmi digitali di foto-ritocco. In calce la firma dell’artista.
La presenza dei due artisti pugliesi a Gradisca si accompagna al carattere spirituale dell’evento che assume valenza storico culturale, compresa tra l’agiografia di Antonio e la mostra iconografica.
L’iniziativa è da ricondurre alla figura di Don Maurizio Qualizza, il promotore che ha coinvolto tutti, anche i bambini, autori di disegni raffiguranti i miracoli ed i momenti della vita del Santo. Alla preparazione spirituale del parroco risponde una sensibilità artistica diffusa, presente nel territorio, che trova la giusta collocazione in adeguati spazi espositivi. Don Maurizio ha anche curato minuziosamente la realizzazione del sito internet www.parrocchiagradisca.it che offre maggiore risonanza a quello che è già considerato centro di arte sacra, tra Udine, Gorizia e Trieste. Le opere esposte sono frutto di una ricerca che va al di là della santità, perché attraverso l’arte mira a conoscere l’uomo.
Gli artisti obbediscono ad una legge interiore, forte, capace di affermare una fede anche estranea alla matrice prettamente religiosa, per fare spazio a una sensibilità culturale oltre il discorso confessionale. Tutti infatti possono comprendere la forza e l’attualità di una vita eccezionale, espressa dai partecipanti alla mostra e in particolare dai nostri artisti pugliesi, trapiantati in una terra nuova, dove hanno trovato migliori opportunità sociali e professionali.
Il destino riesce sempre a compiersi: questo è il messaggio dell’8 dicembre 1965 di Paolo VI agli artisti, colto dai nostri Paola Bernasconi e Mario Pierro. Il filo conduttore dell’allocuzione riguarda il legame tra gli intellettuali e la Chiesa, grata a pittori, scultori, architetti, per aver edificato i templi, decorato gli edifici, celebrato il culto, arricchito la liturgia, tradotto il messaggio divino attraverso il caleidoscopico linguaggio dell’arte, capace di rendere visibile e comprensibile ciò che è trascendente. Le opere artistiche con la loro bellezza infondono speranza e si trasformano in strumenti salvifici contro il baratro della disperazione. Inoltre resistono al tempo, unendo generazioni lontane anche dal punto di vista comunicativo, ma soprattutto perché l’arte è per sua natura estranea all’aspetto economico. Nasce infatti come custode della bellezza del mondo e per questo Sua Santità Paolo VI incoraggia gli artisti e gli intellettuali ad essere sempre degni del proprio talento.
L’obiettivo che la comunità parrocchiale di Gradisca si è imposta è un incontro bidirezionale col Santo. È un ‘incontrarlo’, come ricongiungimento alla vocazione del credente, e ‘farlo incontrare’, come riscoperta e conferma dell’impegno di educatori, genitori, catechisti e insegnanti verso i giovani. Per tutti l’esempio di una vita all’insegna della divulgazione della proposta evangelica per portare la riconciliazione ovunque fosse necessario.
Come aveva già insegnato Francesco, anche Antonio aveva rinunciato ai beni materiali, scegliendo l’unico Bene possibile, Dio. Attento ascoltatore, fratello maggiore e impareggiabile confidente, era anche un esemplare oratore, abile negli approcci umani tanto che il cronista e biografo francese Rigauldt scrive: «gli uomini di lettere ammiravano in lui l’acutezza dell’ingegno e la bella eloquenza. Calibrava il suo dire a seconda delle persone, così che l’errante abbandonava la strada sbagliata, il peccatore si sentiva pentito e mutato, il buono era stimolato a migliorare, nessuno, insomma, si allontanava malcontento».
Quello di Antonio fu un pellegrinaggio spirituale e terreno, per diffondere la parola di Dio, come dimostra scientificamente l’analisi condotta sulle sue ossa, da cui si desume che camminò molto a piedi. La sua vita è messaggio e invito per tutti ad un pellegrinaggio interiore, un’introspezione che conduca all’essenza dell’essere, agli obiettivi prioritari da realizzare, un ritorno ai valori fondamentali.
Si fa appello ad un Santo la cui fama per i miracoli compiuti ha raggiunto ogni parte del mondo. Ci piace sottolineare che la predicazione in favore dei poveri e delle vittime dell’usura è chiaramente attuale: «La natura ci genera poveri, nudi si viene al mondo, nudi si muore. È stata la malizia che ha creato i ricchi, e chi brama diventare ricco inciampa nella trappola tesa dal demonio. Razza maledetta, sono cresciuti forti e innumerevoli sulla terra, e hanno denti di leone. L’usuraio non rispetta né il Signore, né gli uomini; ha i denti sempre in moto, intento a rapinare, maciullare e inghiottire i beni dei poveri, degli orfani e delle vedove … E guarda che mani osano fare elemosina, mani grondanti del sangue dei poveri. Vi sono usurai che esercitano la loro professione di nascosto; altri apertamente, ma non in grande stile, onde sembrare misericordiosi; altri, infine, perfidi, disperati, lo sono ancor più apertamente e fanno il loro mestiere alla luce del sole». Un particolare degno di nota della vita del Santo è la lunga serie di vicissitudini che ne hanno costellato l’esistenza, cui egli ha opposto il valore della speranza, della fiducia nel futuro e soprattutto nei giovani. È la speranza infatti, ultima dea dell’antico mitico mondo dei poeti, che oggi ritorna ad essere l’elemento essenziale e insostituibile dell’esistenza moderna.
L’articolo è apparso nel 2010 sul sito web della Parrocchia di Gradisca. 
http://www.parrocchiagradisca.it/SITE/index.php?area=NEWS&id=349.

martedì 25 luglio 2017

Underground zone. Dandy, Punk, Beautiful People

Recensione: Claudia Attimonelli – Antonella Giannone, Underground zone. Dandy, Punk, Beautiful People, Caratteri Mobili, Bari 2011, pp. 119.
Un fotogramma dagli anni Settanta ci illustra l’esempio di come i giovani si siano imposti come figura sociale. Scena sarà il termine chiave per comprendere quanto ricco sia il repertorio fotografico di Paul Zone; l’originalità della fuga verso la Germania Ovest ai tempi del Muro senza scavalcarlo, ma attuando una fuga nel sottosuolo della creatività e della fantasia, ordita dai giovani berlinesi, la cui dissidenza sotterranea giocata sullo stile, li rendeva allo stesso tempo fuggitivi e «liberi entro i confini»; e perchè un rock club di Manhattan, il CBGB, fosse considerato un rifugio, un laboratorio creativo, una seconda casa.
Debbie Harry e Paul Zone
Al lettore viene offerta l’opportunità di cogliere l’essenza delle sottoculture immergendosi nella scena intesa come comunità di individui intorno ad un corpus di segni, pratiche e linguaggi. È mutevole poiché risente della varietà di gente che la compone costituendo un segmento sociale che si differenzia dalla macrocultura di cui fa parte mediante stili di vita, sistemi di valori e credenze e modi di vestire simbolici di cui però il commercio si è abilmente impossessato.
Glam e Punk hanno la musica come veicolo espressivo capace di influenzare il look, incrementando così il potere comunicativo dell’immagine.
Dalla ribellione contro una società che non tardò a dimostrarsi ostile verso la categoria dei giovani nacque il punk con il suo sound apocalittico e un look disturbante dato da un abbigliamento all’insegna dell’antistile. Negli ‘anni di piombo’ si lascia al corpo e agli abiti il compito di emanare il dolore di un dilagante decadimento morale.
Underground zone
Pur essendo agli antipodi, Dandy e Punk hanno un denominatore comune: se Barthes definisce dandy l’individuo che dopo la Rivoluzione Francese vuole mantenere i segni della distinzione sociale attraverso quella categoria estetica che meglio può manifestare le differenze, ovvero il dettaglio, anche il Punk lo ricerca, ma all’interno di una guerriglia semiotica dell’antistile e del trasandato.
L’idea di eleganza e di ostentazione dell’erotico tipico del Glam è meglio comprensibile se si pensa alla cantante dei Blondie, Debbie Harry scelta per interpretare il ruolo di Nichi nel film Videodrome perché in grado di emanare edonismo e autolesionismo che sarebbero confluite nel cyberpunk contemplato da Cronenberg.
Solo il medium fotografico ha potuto permettere che restasse una traccia della scena musicale. Solo l’obiettivo ha fissato icasticamente l’incontro tra arte e storia. Solo la produzione e la conservazione di materiali iconografici giunti fino ai giorni nostri ha consentito che l’immagine divenisse essa stessa scena.
Il repertorio iconografico custodito da Paul Zone è l’esempio dell’impiego della fotografia come mezzo di narrazione e fedele calco della scena musicale di quegli anni. Nell’intervista rilasciata da Paul Zone, egli dichiara quanto fosse stato fortunato ad avere dei fratelli più grandi che lo introdussero, ad appena quattordici anni, nei club in cui cominciò a stabilire rapporti di amicizia con persone che presto sarebbero balzate agli onori delle cronache. Li fotografò quando ancora non erano famosi, quanto ancora non si era edificata la loro iconografia. La quantità di foto che ritraggono Debbie Harry testimonia inoltre il profondo legame di amicizia che li lega. Quegli scatti spontanei, amatoriali, ingenui, privi di professionalità o pretese artistiche, hanno rivelato le loro potenzialità documentaristiche poiché hanno immortalato l’aura, l’unicità e l’autenticità di quei personaggi nell’irripetibilità della scena che hanno costellato. 
Nessuna foto artistica è mai riuscita a trasmettere il medesimo fascino.

domenica 23 luglio 2017

Magistrati italiani rinvii ricorsi e cause record

“La scorribanda legale” ha la sua Web Tv

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venerdì 21 luglio 2017

Giustizieri della notte… Il valore del duro lavoro

Silvana Calabrese Giustizieri della notte
     Mi è giunta di recente l’e-mail di un tale che lavora nell’Università. Il suo messaggio inizia e termina con i gentili costrutti di rito, ma mi chiede il frutto di un grande lavoro di ricerca. Me lo chiede così, senza batter ciglio e senza mutare il colorito del viso.
     Gentile dottoressa,
vorrei chiederle cortesemente potrebbe inviarmi il database che ha costruito dal catasto di Bitonto, limitatamente alla variabile reddito in once e alla professione del capo-famiglia. Ne avrei bisogno per un’analisi statistica.
     La ringrazio in anticipo,
     Cordialmente, *****
     Avevo due alternative:
   1.         ignorare il messaggio di chi non ha il benché minimo rispetto per il prossimo e che avrebbe potuto lavorare duramente sul documento originale (esattamente come ho fatto io);
   2.      poiché nel primo caso avrei rimuginato ed avrei brontolato con amici e parenti, ho optato per una risposta rigida, severa ma non collerica. Così è come quando si insegna l’educazione ad un figlio, lo si fa con calma ma con fermezza per abituare il pargolo alla vita vera orientandolo a diventare un buon individuo.

Silvana Calabrese Giustizieri della notte
     Sig. *****,
la sua e-mail mi fa comprendere che le occorre aiuto. Sarò lieta, dunque, di illustrarle delle brevi ma essenziali linee guida per il lavoro che ha l’onore di svolgere.
     Quasi nessuno sa o intuisce il gravoso sacrificio che si cela dietro un’attività di ricerca propriamente detta. Innanzi tutto si effettua sul campo, osservando i tempi della burocrazia, e richiede delle trasferte seguite da mesi dedicati alla raccolta dei dati, gli stessi che poi si inseriscono nei database con perizia e molta pazienza. Da quel momento in poi i dati si elaborano, si sviluppano e si commentano fino a formare una tesi o una pubblicazione. E della fatica nessuno sa nulla.
     Nel momento in cui mi esterna una richiesta tanto oscena che lei cerca di attenuare con un “limitatamente a professioni e once” è lei stesso che mi dona l’ardire di scriverle queste righe severe.
Silvana Calabrese Giustizieri della notte     Lei ha l’occasione di prestare servizio presso l’Ateneo, forse perfino a tempo indeterminato. Forse qualcuno ha creduto in lei e le ha reso meno ostico l’ingresso oppure è dipeso da una casualità… ma ora deve fare in modo che quell’opportunità professionale coincida con merito, dedizione, duro e costante lavoro.
     Dovrà bramare gli straordinari se desidera condurre attività di analisi statistiche.
     Dovrà orientare le sue capacità ad un lavoro condotto in prima persona, lecitamente e con le proprie forze e non chiesto ad altri preconfezionato.
     Consacri se stesso all’Università che le ha dato molto.
Silvana Calabrese Giustizieri della notte
     In questo momento sono certa che non comprenderà la mia risposta. Essa suonerà come un pesante rimprovero, ma il giorno in cui avrà seguito le mie linee guida sarà il giorno in cui potrà immedesimarsi in me.
     In fondo le scrivo come farebbe una madre, colei che ha l’obbligo morale di educare il proprio figlio, specie se questo ruolo è stato evaso.
     Mediti bene sulle mie parole.
     Eleganza vuole che lei non risponda alla presente né mi contatti in futuro, piuttosto canalizzi le sue energie verso un lavoro onesto e instancabile. 
     Dott.ssa Silvana Calabrese

mercoledì 19 luglio 2017

Sconfiggere la mafia nel suo stadio embrionale

Paolo BorsellinoBorsellino: Quando la gioventù negherà il consenso… 
Mafia è il termine con il quale ci si riferisce ad un’organizzazione criminale. L’editoria è ormai logora dalle opere che trattano questo delicato argomento, alcune raggiungono grandi volumi di vendita rispetto ad altre destinate a volare a bassa quota commerciale. Tutte omettono un elemento fondamentale. 
Carlo Alberto Dalla ChiesaA seconda delle ramificazioni geografiche la mafia assume diverse denominazioni: Camorra, Cosa Nostra, ’Ndrangheta, Sacra corona unita, la Yakuza, i cartelli. In realtà l’unica ramificazione che conta è quella legata alle nostre azioni. Si dice che la mafia aleggi sulla politica, che permei gli ospedali, gli organi statali e che si sia insinuata nell’istruzione. Un male invincibile, dunque, se visto a valle dove la sua prorompenza è massima. Dobbiamo risalire verso la sorgente per osservarne la fase embrionale e scoprirne il meccanismo di disinnesco. Quando un individuo ricopre un ruolo che gli conferisce potere, ne viene corrotto: comincia il primo stadio del male, l’atteggiamento mafioso. Si tratta di un’espressione di prepotenza mista ad onnipotenza che si manifesta attraverso le minacce. 
Giovanni FalconeCiascuno di noi, quotidianamente, incontra tale atteggiamento e può scegliere se scalfirlo o alimentarlo. 
Gli interessi, le paure (caratteriali o sociali perché consci che la giustizia si perde in lungaggini e invoca prove), le debolezze inducono ad accrescerlo e ben presto si giunge al punto di non ritorno. La vita è troppo breve ed ingiusta per procedere a capo chino. E la dignità è un elemento talmente importante la cui svendita è un reato. Tuttavia soli non si vince. L’atteggiamento mafioso si debella con la determinazione individuale e di gruppo (non necessariamente simultanea) poiché le intimidazioni con cui si palesa possono essere attuate solo ai danni dei singoli, mentre una folta schiera di persone non potrà mai esserne intaccata.
Vi sono uomini valorosi che hanno combattuto la mafia al suo stadio avanzato. Non possono essere morti invano. Carlo Alberto dalla Chiesa era desideroso che tutti custodissero gelosamente la propria onestà. Giovanni Falcone esortava all’impegno collettivo contro la mafia da lui considerata un fatto umano. Paolo Borsellino sosteneva che quando la gioventù negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.
Tutti noi possiamo e dobbiamo intervenire drasticamente sulla forma primordiale di mafia, l’atteggiamento mafioso. È quello che ancora non sapevamo sulla mafia. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 luglio 2013, p. 16.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

lunedì 17 luglio 2017

Confessare un delitto su Youtube e farla franca

“La scorribanda legale” ha la sua Web Tv

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domenica 16 luglio 2017

Intagli di frutta e verdura. Pappagallo con ananas

Decorazioni con i prodotti della natura:
pappagallo con ananas 

Procuratevi un ananas con un bel ciuffo verde, una carota arancione robusta e un coltello affilato. Inaugurate una battaglia di intagli nella quale avrete la meglio e… un bel pappagallo si poserà sulla vostra brocca di acqua o succo di frutta.
Pappagallo Ananas e carote Intagli frutta e verdura Silvana Calabrese - Blog
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venerdì 14 luglio 2017

Lei mi ha rubato l'ombra dell'ombrellone mare

“La scorribanda legale” ha la sua Web Tv

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martedì 11 luglio 2017

Oltre le colonne d’Ercole? Costituzione europea, analisi e prospettive

Recensione: Giulia Maria Gallotta, Oltre le colonne d’Ercole? La costituzione europea fra analisi storica e prospettive future, Cacucci Editore, Bari 2010, pp. 275.
unione europea
     L’espressione mutuata dal campo mitologico ed impressa nel titolo trova una duplice foce. Da un lato la prefazione svela la fisionomia dei lettori cui l’opera è destinata: studenti e ricercatori bramosi di approfondire il tema del dibattito costituzionale europeo, ma a fronte della portata dei suoi argomenti, il testo resta un prodotto di nicchia e la stessa Unione europea viene intesa dai cittadini comunitari come una realtà lontana percepita al pari di una farragine o trascurata del tutto. Lo ha dimostrato il turbinio di articoli in merito al caso dell’Irlanda alle prese con il referendum per la ratifica del Trattato di Lisbona, il cui contenuto pare sia stato compreso dagli esponenti del ceto medio da cui provenivano voti positivi. L’Irlanda è l’unico paese a esprimersi con un referendum popolare e non per via parlamentare come negli altri paesi membri. Tale impasse ci conduce alla seconda foce, quella intesa e dichiarata dall’autrice stessa: se la Cee/Ue è sorta attorno al modello federal funzionale di Jean Monnet, al quale si unisce l’idea di dotare l’istituzione di un trattato costituzionale, oggi quegli stessi obiettivi forse non sono più condivisi, tramutandosi in metaforiche colonne d’Ercole che, se inserite nella storia del processo di integrazione, divengono invalicabili.
Oltre le colonne d'Ercole
     L’istituzione intergovernativa composta dai capi di stato e di governo che esamina le principali problematiche del processo di integrazione europea, il Consiglio europeo, avanzò ufficialmente l’idea di creare una costituzione nel 2001 con la Dichiarazione di Laeken. Giunti a dover ratificare nel 2004 il Trattato Costituzionale, questo fu bocciato dai referendum francese e olandese. L’aver riciclato un’alta percentuale del contenuto del Trattato Costituzionale riproponendolo nel Trattato di Lisbona ha portato con sé l’elemento cancerogeno del tormentato iter di ratifica. La «cellula» propensa a infettarsi è proprio l’idea di una costituzione europea. Ad essere smussata è stata la parte dal contenuto simbolico esplicitamente costituzionale. Sulla linea di partenza del lavoro di ricerca si collocano alcuni quesiti tra i quali spicca: «Perché tanto accanimento contro la valenza costituzionale del trattato?». A partire dal presente interrogativo prende il via la monografia. Si procede a ritroso nel tempo alla ricerca del significato del concetto di costituzione del quale se ne delinea un excursus. Fatte presenti le diverse accezioni del termine costituzione, come ad esempio delineare la struttura delle istituzioni di uno Stato ed il loro funzionamento, introdurre delle limitazioni al potere sovrano o perseguire l’obiettivo della promozione dei diritti dei cittadini, abbiamo di fronte una nozione ricorrente nella storia del pensiero politico.
     Ripercorrere le principali tappe dell’evoluzione del concetto di costituzione, individuandone i criteri peculiari, è il modo mediante il quale l’autrice ritiene di poter comprendere le stesse tematiche su larga scala.
     Dalla Grecia antica alla Roma repubblicana, passando per il De Legibus et consuetudinibus Angliae di Henry de Bracton, il quale attuava una distinzione tra gubernaculum e iurisdictio quando ancora i concetti di assolutismo e costituzionalismo non erano nemmeno intuiti, si giunge all’Esprit des Lois, l’opera di Montesquieu, con la quale si sviluppa un’idea moderna di costituzione concependo la teoria della separazione dei poteri, a garanzia di un equilibrio perfetto in grado di arrestare l’assolutismo, la stessa che viene operata nella costituzione federale degli Stati Uniti (1787). La federazione avrebbe consentito di conciliare due esigenze altrimenti in contrasto: gli States in quanto piccoli stati garantiscono una migliore rappresentanza dei cittadini ed in quanto grande stato assicurano forza internazionale.
     Una questione ancor più delicata è quella relativa alla nozione di potere costituente ripensando al «We the people of the United States» oppure al «Qu’est–ce que le Tiers Etat». Nell’ambito della Comunità europea è noto il ruolo forte degli Stati più che dei loro cittadini. A suffragio di tale assunto vi è l’esempio dell’entrata in vigore dei trattati vincolata dalla ratifica da parte di tutti gli Stati membri.
     La difficoltà della ricerca condotta risiede nell’argomento. L’idea di costituzione secondo l’analisi cronologica condotta mostra il suo legame con lo Stato. Questo è un tassello che non combacia con la realtà dell’Ue perché l’Unione non è uno Stato, bensì un’organizzazione fra Stati dotata di competenze e non poteri. Senza poteri vengono meno i deterrenti e questo fa dell’Ue una creta nelle mani dei suoi Stati membri.
     I primi progetti di Costituzione per l’Europa sono da attribuirsi a Carlo Rosselli e Luigi Einaudi nel primo ventennio del Novecento. Fu solo il primo ad impiegare il termine costituzione a differenza di Einaudi che utilizzava il lemma organizzazione.
     Nel 1951 nasce la Ceca con soli sei stati fondatori seguendo il metodo federal funzionale di Monnet e prevedendo il principio di sovranazionalità. I padri fondatori forse prematuramente vollero avanzare il passo successivo istituendo la Comunità europea per la difesa destinata a fallire irreparabilmente per via del riarmo tedesco e dell’imprecisione sulla natura della comunità, federale o confederale. Il trattato fondatore dell’Ue è il Trattato di Roma (1957) che introduce organi come Commissione, Consiglio dei Ministri, Corte di Giustizia e Assemblea parlamentare che dal ’79 diviene Parlamento europeo eletto a suffragio universale diretto. Nel tempo si sono susseguiti progetti e documenti di ispirazione costituzionale (Progetto Spinelli, Progetto Herman, Progetto Penelope, ecc.), spesso presentati come fossero dei trattati, ma che puntualmente si sono incagliati tra gli scogli dei dissensi sulla questione costituzionalità. Ma per l’Ue gli anni ’90 avrebbero rappresentato l’ennesima sfida: la riunificazione della Germania unita alla caduta dei regimi comunisti esortano la Comunità ad adeguarsi ai nuovi scenari geo–strategici. In vista dell’allargamento i trattati vengono rivisti. Con maggiore chiarezza e determinazione si giunge nel 1999 ad elaborare una Carta europea dei diritti fondamentali che pone al centro la persona e non il cittadino e si impone sulla scena con il suo carattere costituzionale, nonostante ciò la sua sorte sarà la proclamazione cui non farà seguito l’approvazione.
     Il concetto di costituzionalizzazione dell’Ue riemerge nella giurisprudenza della Corte di Giustizia, la cui sovranazionalità si esplica nell’applicabilità diretta, nel primato del diritto comunitario e nel principio delle competenze esclusive dell’Unione, come dimostrato da alcune sentenze, ma i giudici che la compongono vengono nominati dai governi degli Stati membri e pertanto viene meno la volontà dei popoli della Comunità.
     Non manca la trattazione sulla modalità di voto nei processi decisionali dell’Unione: unanimità e maggioranza qualificata. Nel primo caso gli stati conservano la sovranità nazionale, mentre nel secondo riconoscono la sovranazionalità dell’Ue. Inoltre ci si interroga sulla possibilità di ravvisare in ambito europeo la separazione dei poteri tra: l’organo di guida politica dell’Ue, il Consiglio europeo; il Consiglio dei Ministri avente potere legislativo esercitato congiuntamente con il Parlamento europeo; quest’ultimo svolge una funzione consultiva nei confronti della Commissione europea dotata di monopolio di iniziativa e detentrice del potere esecutivo condiviso col Consiglio. Alla Corte di Giustizia è affidato il potere giudiziario e la capacità di creare diritti e doveri i cui effetti immediati si estendono dagli Stati ai loro rispettivi cittadini. 
     L’ultimo di una futura serie di travagli è spettato alla ratifica del Trattato di Lisbona. L’eco del «no» degli irlandesi è stato assordante nonché lesivo verso un’Unione delicata e perennemente percepita come distante. Se nel giugno 2008 fosse stato stilato un elenco di conseguenze e possibili soluzioni per tale diniego e se fosse stata ritenuta improbabile la concessione di una seconda opportunità di voto per l’Irlanda, reputandola come dimostrazione di scarso rispetto della volontà popolare, è invece stata proprio una nuova consultazione referendaria, tenutasi il 2 ottobre 2009, a restituire emoglobina alle sorti europee. Ogni epoca mostra le sue colonne d’Ercole: oggi al posto di una sterminata massa d’acqua vi è l’idea della concretizzazione di una costituzione europea temuta politicamente e socialmente misconosciuta dai cittadini.

mercoledì 5 luglio 2017

Eden V. Storie di relitti tra le increspature del mare

Navi fantasma, misteriosi relitti, storie spettrali
     Le onde marine smussano le coste e ne modellano il profilo. Con la scala Douglas descriviamo la condizione del mare in base all’altezza delle onde. Le correnti ci restituiscono la spazzatura che abbiamo donato alle acque. Con la sua turbolenza il mare è capace di cancellare ogni segno di naufragio o conservarlo come in un fermo immagine. Questo è ciò che direbbe una voce narrante mentre sullo schermo compare, remota, la Eden V che si staglia sul litorale di Lesina (Foggia). 
Relitti Eden V Lesina arenata Silvana Calabrese - Blog
     Una nave cargo che a partire dal suo varo ha mutato più volte il nome. Il 16 dicembre 1988 le condizioni meteorologiche si dimostrarono avverse con un vento polare, un mare molto grosso e scarsa visibilità. La chiglia della Eden V tocca i fondali del Gargano e vi si arena. Proveniva da Beirut. Il mistero aleggia: sulla sua rotta, dall’analisi della quale emergono interrogativi sulla posizione, incompatibile; sul giornale di bordo le cui uniche notizie riportate riguardano l’ultimo viaggio; sul suo equipaggio, rinnovato a Beirut e con fedine penali non immacolate; sul suo carico, sparito dalle stive, sulla sua liceità (si parla di armi e droga). Non lanciò un S.O.S. neppure di fronte all’evidenza dell’insabbiamento. Sulle dune di Lesina comparvero fusti metallici forse contenenti scorie. Nell’estate del 1999 quell’ammasso di ruggine di circa 100 metri ha attratto anche me. Ho visto bagnanti entrarvi attraverso una falla, a prua, e fare il bagno ignari o incuranti del rischio cui esponevano la propria salute. Ma anche le autorità competenti hanno peccato di superficialità: a fronte di urgenti verifiche volte ad accertare l’eventuale presenza di idrocarburi, spesso esclusa dalle ispezioni eseguite, ad un certo punto olio e carburante si sono riversati in mare. Fu il deterioramento del relitto, la cui struttura si stava sfaldando inesorabilmente, a causare la fuoriuscita di emulsioni oleose, cosa che spinse la Provincia di Foggia a disporre i lavori di bonifica (2007). 
     Natante fantasma, equipaggio spettrale, irreperibile. A scandagliare il fondo della nave con le sue molteplici identità si prova un brivido come se la tramontana stessa soffiasse sulla nostra schiena. A ogni nome della medesima imbarcazione corrisponde un capitolo di una storia che termina con una dichiarazione di affondamento, fittizia. Questa è solo una delle ordinarie storie di navi che un tempo solcavano i mari, unici custodi delle reali dinamiche dei naufragi.