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mercoledì 19 luglio 2017

Sconfiggere la mafia nel suo stadio embrionale

Paolo BorsellinoBorsellino: Quando la gioventù negherà il consenso… 
Mafia è il termine con il quale ci si riferisce ad un’organizzazione criminale. L’editoria è ormai logora dalle opere che trattano questo delicato argomento, alcune raggiungono grandi volumi di vendita rispetto ad altre destinate a volare a bassa quota commerciale. Tutte omettono un elemento fondamentale. 
Carlo Alberto Dalla ChiesaA seconda delle ramificazioni geografiche la mafia assume diverse denominazioni: Camorra, Cosa Nostra, ’Ndrangheta, Sacra corona unita, la Yakuza, i cartelli. In realtà l’unica ramificazione che conta è quella legata alle nostre azioni. Si dice che la mafia aleggi sulla politica, che permei gli ospedali, gli organi statali e che si sia insinuata nell’istruzione. Un male invincibile, dunque, se visto a valle dove la sua prorompenza è massima. Dobbiamo risalire verso la sorgente per osservarne la fase embrionale e scoprirne il meccanismo di disinnesco. Quando un individuo ricopre un ruolo che gli conferisce potere, ne viene corrotto: comincia il primo stadio del male, l’atteggiamento mafioso. Si tratta di un’espressione di prepotenza mista ad onnipotenza che si manifesta attraverso le minacce. 
Giovanni FalconeCiascuno di noi, quotidianamente, incontra tale atteggiamento e può scegliere se scalfirlo o alimentarlo. 
Gli interessi, le paure (caratteriali o sociali perché consci che la giustizia si perde in lungaggini e invoca prove), le debolezze inducono ad accrescerlo e ben presto si giunge al punto di non ritorno. La vita è troppo breve ed ingiusta per procedere a capo chino. E la dignità è un elemento talmente importante la cui svendita è un reato. Tuttavia soli non si vince. L’atteggiamento mafioso si debella con la determinazione individuale e di gruppo (non necessariamente simultanea) poiché le intimidazioni con cui si palesa possono essere attuate solo ai danni dei singoli, mentre una folta schiera di persone non potrà mai esserne intaccata.
Vi sono uomini valorosi che hanno combattuto la mafia al suo stadio avanzato. Non possono essere morti invano. Carlo Alberto dalla Chiesa era desideroso che tutti custodissero gelosamente la propria onestà. Giovanni Falcone esortava all’impegno collettivo contro la mafia da lui considerata un fatto umano. Paolo Borsellino sosteneva che quando la gioventù negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.
Tutti noi possiamo e dobbiamo intervenire drasticamente sulla forma primordiale di mafia, l’atteggiamento mafioso. È quello che ancora non sapevamo sulla mafia. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 luglio 2013, p. 16.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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