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mercoledì 7 marzo 2018

Prima lezione di metodo storico

     Recensione: Sergio Luzzatto (a cura di), Prima lezione di metodo storico, Editori Laterza, Roma–Bari 2010, pp. 206.
Prima lezione di metodo storico
     La metodologia della ricerca storica si fa carico delle domande sul modo di studiare e di raccontare la storia. Marc Bloch avrebbe asserito la necessità che lo storico sia in grado di rivolgersi con una semplicità da eletti sia ai dotti che ai meno eruditi. È in effetti una sfida appassionante a patto che gli storici si impegnino a invitare il pubblico all’interno della loro officina per illustrare concretamente come se ne utilizzano gli strumenti.
     L’autore premette la definizione di fonte data da Tullio De Mauro: «spec. al plurale, i documenti scritti da cui trarre dati e testimonianze per la ricostruzione di un determinato periodo storico» e la giudica inadeguata perché le fonti dello storico non sono solo scritte. Da tale assunto parte una serie di esemplificazioni volte all’immersione nelle svariate tipologie di fonti. Un viaggio ambizioso dietro le quinte della storia, anche se ancor più grande è l’obiettivo di rendere pragmatico il terzo asse di orientamento dell’attività dello storico secondo Le Goff: la possibilità di attuare una visione prospettica degli eventi storico–sociali.
     Nel saggio Il ronzino del vescovo. Una fonte notarile, Barbero ci conduce nel 1211 rammentandoci di quanto il caso sia stato favorevole a donarci questa fonte. Trattandosi di un alterco tra il Vescovo di Ivrea e un suo dipendente, Bongiovanni, per le prestazioni a cui quest’ultimo è obbligato in cambio delle terre che tiene in feudo dalla Chiesa, il documento venne conservato nell’Archivio della Chiesa d’Ivrea perché fu il vescovo a vincere la causa. Se l’avesse persa, solo Bongiovanni e i suoi eredi avrebbero avuto interesse a conservare la documentazione che probabilmente sarebbe andata persa. Il fulcro della vicenda è lo status sociale di Bongiovanni con la pretesa di essere un nobile e non un villano. L’attenzione è posta su un fatto quotidiano che in realtà può svelarci il funzionamento concreto della società medievale nelle relazioni economiche e nei rapporti di potere in un’Italia e in un’epoca in cui essere nobili non era una condizione giuridica precisa e indiscutibile.
     In Storie di fantasmi, progetti di crociata. Una fonte epistolare, Niccoli analizza una pratica sociale frequente: quello dell’epistola di tipo pubblico nella quale si ripropongono elementi appartenenti alla mitologia germanica come il mito dell’esercito furioso guidato dal dio Wotan. Il luogo delle apparizioni descritte esiste realmente, ma all’intera lettera si attribuì valore profetico tanto da indire una crociata contro i Turchi. Il contributo mostra la fuoriuscita della notizia dagli spazi geografici unita ad un’attualizzazione del mito.
     Levi tenta di ricostruire i consumi del passato in Il consumo a Venezia. Una fonte contabile. L’autore svela una carenza degli inventari post mortem che delineano una continuità possessoria familiare, mentre una lettura attenta dei libri della spesa permette che si evincano le regole condivise di economia domestica. Eppure la relazione consumo–reddito non è sufficiente a spiegarci i comportamenti dei consumatori se non si esaminano i comportamenti disaggregati del consumo in epoche precontemporanee.
     Si è soliti sostenere che anche i falsi costituiscano la storia. La storia può reggersi per secoli su un falso e quest’ultimo viene opportunamente impiegato come fonte. È il caso sollevato da Bizzocchi in Certezze granitiche. Una fonte epigrafica. Una raccolta di iscrizioni latine giudicata irrinunciabile avrebbe invece inglobato un marmo falso, un’iscrizione sepolcrale anacronistica.
     Roscioni si occupa di L’omicidio funesto del principe Savelli. Una fonte cronachistica alla scoperta dell’interesse di alcuni scrittori verso le collezioni di antichi manoscritti relativi a omicidi, avvelenamenti e intrighi riguardanti le più importanti famiglie aristocratiche romane. Avvincente quanto ermetica è la descrizione dell’omicidio di un giovane rampollo dell’antica famiglia romana dei Savelli. Nella vicenda si alternano nomi come Papa Paolo III, Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e luoghi come il manicomio «pazzarelli» di Roma. Documentazioni lacunose, mancanza di riscontri oggettivi, dati biografici e cronologici inducono a dubitare sul corso degli eventi al punto che la cronaca dei fatti sfugge a una ricostruzione certa.
     Lupo compone Fare un monumento di se stesso. Una fonte oratoria analizzando fonti dirette in merito a ciò che la politica dice di se stessa e del modo in cui si presenta al pubblico. L’oggetto dello studio è costituito dai discorsi di Francesco Crispi pronunciati in pubbliche riunioni tra il 1881 e il 1884. Il protagonista, considerato in possesso di tutte le virtù del leader carismatico, rivolgendosi ai cittadini che l’hanno rieletto alla Camera, raffigura sempre se stesso a cavallo tra passato e presente. Come uomo di partito e uomo di nazione. Celebra i propri successi e persino le sconfitte del passato perché vuole presentarsi all’insegna della coerenza.
Hey you! Roy Lichtenstein
     L’uomo col dito puntato. Una fonte iconografica elaborato da Gibelli affronta la tematica delle fonti figurative, le stesse che ci mettono in contatto con le opere prodotte dall’uomo con intento artistico: figurativo, ma anche letterario e teatrale. Sono linguaggi diversi tra loro, con un elemento comune: essere il frutto dell’invenzione creativa. Quando si affronta uno studio servendosi di materiale iconografico, è fondamentale individuarne la collocazione nel tempo, nel contesto e le finalità originarie. Qui si colloca il fulcro della questione poiché Gibelli passa in rassegna ben tredici manifesti con caratteristiche simili, ma ubicati in periodi storici e paesi differenti. L’obiettivo è di individuare le architetture di sfondo che inglobano i singoli avvenimenti. Quello del “dito puntato” è un simbolo utilizzato anche diversi anni dopo l’impiego originario, pertanto subentra l’elemento del pregiudizio ottico, ossia quel motore insito nell’artista, il quale non agisce senza una tradizione e dei modelli già osservati a livello conscio o inconscio.
ZIO SAM Uncle San Usa La scorribanda legale
     Nel saggio «Cara Kitty». Una fonte diaristica il curatore del testo focalizza l’attenzione su uno dei documenti più importanti della seconda guerra mondiale la cui attendibilità è stata messa in dubbio dal diffondersi della tesi complottista. Dubitare della veridicità dei contenuti del diario di Anne Frank vorrebbe dire negare l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz e dichiarare falsa la Shoah. La discussione metodologica è animata dato che, pur derivando da un documento autentico, il diario di Anne, a partire dai manoscritti originali presenta numerose differenze di traduzione, di edizione e anche il ruolo di Otto Frank pare sia stato cruciale. Il testo originale è stato manipolato, ma si tratterebbe di un falso per interpolazione che per sua natura prevede un rimaneggiamento di carte autentiche mantenendo uno sfondo veritiero.
     Il figlio dell’eroe. Una fonte orale di Cesellato prende in esame la testimonianza dell’esponente di ultima generazione Cervi, simboli della Resistenza italiana. È impossibile schivare il monito di Luzzatto nella premessa, quando sostiene la gravità metodica del confondere la memoria con la storia; il testimone di determinati eventi per un interprete attendibile dei medesimi eventi. La verità non viene stabilita dai ricordi di un individuo piuttosto che dal giornalista che ha scritto una biografia.      Le fonti andrebbero intrecciate per garantire coerenza agli avvenimenti.
     Gotor mostra una sorprendente evoluzione storica in L’isola di Wikipedia. Una fonte elettronica
     Partendo dall’enciclopedia di Diderot e d’Alembert si giunge al libro postumo Lezioni americane, nel cui quinto capitolo Calvino si dedicò alla categoria della molteplicità. Emerse l’idea di una enciclopedia aperta, aggettivo in contraddizione con il sostantivo enciclopedia, nato etimologicamente dalla pretesa di esaurire la conoscenza del mondo circoscrivendola. In realtà si stava già prefigurando l’idea di enciclopedia aperta, cumulativa e collaborativa che sarebbe stata Wikipedia a partire dal 2001. Nel ’38 lo scrittore di fantascienza Herbert George Wells anticipò un simile progetto quando scrisse nel saggio World Brain: «è probabile che l’idea di enciclopedia subisca un’evoluzione considerevole della sua estensione ed elaborazione. Probabile è lo sviluppo di un nuovo organo mondiale capace di riunire, indicizzare, riassumere e rendere disponibili le conoscenze. Un tale organo sarà più efficace delle note a piè di pagina».

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