Per
un uso intelligente del cellulare “smart”
Sociologi, psicologi, giornalisti, insegnanti e genitori
discutono spesso sull’uso corretto dello smartphone. Ogni buona premessa è
disattesa e questo gioiello della tecnologia finisce in mani anagraficamente
sempre più piccole. Converrebbe ascoltare le opinioni delle giovani vittime del
nuovo sistema sociale avvolto nel progresso tecnologico. Cediamo loro la
parola. (Introduzione di S. Calabrese).
Non credo di essere stata ancora “intossicata” dal mio
cellulare perché riesco ad usarlo senza esagerare (A.
Polimeno).
Noi adolescenti desideriamo gli ultimi modelli di telefonini
solo per seguire la moda. Poi arriva la dipendenza che ci porta ad avere gli
occhi fissi sul display continuamente per futili attività. Tutti i ragazzi sono
“drogati di tecnologia” (M. Paradiso).
Ho un buon rapporto col cellulare, a volte dimentico perfino
di averlo, ma al suono delle notifiche su whatsapp non rinuncio (G. Bartoli).
Ammetto la mia dipendenza e l’uso scorretto che faccio del
cellulare (A. Triggiani).
Ne faccio un uso controllato e credo che chiunque dovrebbe
ridurne la durata di utilizzo (L. Guerra, M. Buonsante, E. Perrone).
Cerco di averne cura, ma mi capitano incidenti maldestri ed
i miei genitori mi donano sempre l’ennesima possibilità acquistandomi un nuovo
telefono, ma questa volta è proprio l'ultima (G. Carenza).
Credo di non sopportarlo. Lo uso per telefonate o messaggi,
talvolta per ascoltare musica. Tuttavia le varie applicazioni sono un buon
rimedio contro la noia (C. My).
Sono ossessivamente dipendente da quel malefico aggeggio e
non riesco a stare senza, rischio una profonda crisi esistenziale. Buona parte
della mia giornata si spreca a chattare, ma vorrei tanto riuscire a staccarmi
dal cellulare. Sarebbe giusto usare questo apparecchio con moderazione e
controllo. Tutto dipende da noi, non si può colpevolizzare la tecnologia (C. Cellamare).
Trovo che sia insostituibile. È uno dei miei passatempi preferiti
ed ha letteralmente spodestato libri e ricerche personali (M. De Santis).
Lo considero un oggetto necessario ma non indispensabile,
eppure appena posso mi ci lascio ipnotizzare. A chi lo definisce un “oggetto
diabolico” rispondo che è uno strumento come tanti, dipende dall’uso che se ne
fa (A. Petrarolo).
È presente in ogni casa ed ha perso il suo scopo primario.
Non è colpa del dispositivo, ma degli utilizzatori che passano più tempo online
che nella vita vera. Se usato con responsabilità può rivelarsi utile in molte
situazioni (A. Faraone).
Non passo troppo tempo con lo smartphone, ma ne apprezzo la
veloce navigazione (M. Olivieri).
La mia dipendenza va dall’alba al tramonto. Questi oggetti
dovrebbero essere visti come strumenti di ricerca (M.
Benvestito).
Preferisco negare di avere uno smartphone piuttosto che ammettere
la mia dipendenza. La mia è un’ossessione che si estende ai telefoni delle mie
amiche e spesso causo qualche guaio come è accaduto oggi (C. Nardelli).
Infatti Carola ha inserito compulsivamente codici errati sul
mio cell. causandone il blocco. La mia reazione spiega il rapporto che ho con
questo oggetto tecnologico: ho avuto un’inesauribile crisi di pianto. Non ero
più in me (M. Laviosa).
Ammetto che dovrei usarlo di meno, ma mi attira il poter
fare tante cose (A. Vlora).
Non mi separo mai dal telefono e troppo spesso mi estraneo
completamente dalla realtà. Non lo uso come strumento di lavoro, bensì come
interminabile gioco (M. Polignano).
Sarebbe meglio non usarli perché causano dipendenza. Sono
grata ai miei genitori per avermi punita privandomi del cellulare per un mese
intero perché ho cominciato a sentirmi meglio (D.
Minunno).
Lo smartphone ha preso possesso delle nostre menti. Ogni
momento è orientato alla condivisione sui social. Si impiega sempre meno tempo
sui libri e si trascura il fatto che potremmo usarli come strumento che ci
agevoli nello studio (M. Micunco).
Non metteremo mai fine alla dipendenza che avvertiamo. Non
siamo così forti, siamo troppo giovani per avere questa determinazione. I
nostri genitori sono in disaccordo sull’impiego ininterrotto dello smartphone,
eppure sono stati loro a fornircelo e a munirsene loro stessi. Sono prede tanto
quanto noi (Tutti).
Gli alunni della scuola media "Gaetano Santomauro" A.S. 2014/2015 |
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