Non c’è
mestiere più faticoso dell’insegnamento. Nemmeno la recitazione può reggere il
confronto. L’attore, specie se balzato agli onori dei palchi con estrema
rapidità, è un idolo ma in fondo rappresenta un’icona sterile e passeggera. Il
professore invece è un idolo che racchiude un esempio da seguire. Quando
cominci ad insegnare, ti trovi di fronte un gruppo di sconosciuti ai quali devi
rendere familiare una disciplina, ma anche «la disciplina». Se per indole sei
abituato a nuotare contro corrente, sperimenterai tacitamente un metodo di
insegnamento che ti auguri funzioni perché è tutto quello in cui hai sempre
creduto: far imparare divertendo. Perché se in classe l’atmosfera è colma
dell’entusiasmo che ti ha accompagnato anche nei periodi duri della vita,
allora gli alunni la percepiscono e ne restano stupefatti. È un metodo di cui
non si può parlare in giro perché si rischia l’incomprensione, ma l’eloquenza è
negli effetti che determina.
Poiché troppo giovani per comprendere il senso
della sobrietà e poiché figli di una società in cui il rispetto non è più
prioritario, dovrai mostrare loro il caleidoscopio delle emozioni. Il tuo
sguardo dovrà emanare delusione e penetrare i loro occhi. Le tue parole
dovranno illustrare la vanificazione delle aspettative. E il tutto può avere in
dotazione il colpo secco di un pugno sulla cattedra. Poi leggerai nei loro
sguardi il rimorso per aver dato per scontato il prezioso metodo di
insegnamento che li stava formando al meglio. L’ammissione di colpevolezza
completerà il quadro con un barlume di quella maturità che si sta temprando
pian piano. Chi insegna deve essere tenace e non mollare mai. La tua missione è
quella di edificare l’avvenire dei tuoi alunni affinché sia migliore di quello
che auspicavano per te. In loro si lascia un segno perenne che mai finirà
nell’oblio. Non si può non insegnare con il cuore e con coscienza.
Poi si
conclude il ciclo di lezioni e gli studenti varcano la soglia dell’aula con una
bellissima orchidea bianca con sfumature fucsia. Ti hanno regalato il fiore che
simboleggia raffinatezza, eleganza, armonia e passione. Ed hanno accompagnato
il pregiatissimo dono alla gratitudine per la pazienza dimostrata e per aver
concesso loro una magica avventura. Ti accingi a salutare quella generazione di
allievi e presto ne conoscerai altri destinati a veder la propria vita cambiare
perché saprai conservare la stessa dedizione nel tuo mestiere. Nemmeno mille
decreti sull’istruzione saprebbero descrivere con la stessa profondità d’animo
quella che potrei definire… l’arte di insegnare, seconda solo al mestiere di
vivere.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 20 marzo 2015, p. 20.
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