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martedì 6 settembre 2016

Tutta la verità su quelle indebite esenzioni ticket

Non furbetti ma vittime della mancata trasparenza Asl
Rifocillano casse Asl in perfetto stile Les Misérables
Asl esenzioni ticket lettere risarcimento La scorribanda legale
Give voice to the voiceless, dare voce a chi non ne ha, è uno dei punti cardine del codice etico del giornalismo americano.
Quando seguo un Tg della Rai avverto le contrazioni che danno inizio al travaglio. Recente è la notizia delle 200.000 missive recapitate a persone che avevano ottenuto l’esenzione ticket dalle ASL di appartenenza e… sorpresa! 
Dai controlli effettuati dalla Sogei (che lavora a stretto contatto con l’Agenzia delle Entrate) sulle autocertificazioni per reddito è emersa l’insussistenza del diritto all’esenzione per le prestazioni ospedaliere. L’anno di riferimento è il 2011, ma è chiaro che giungeranno altre letterine in stile sanguisuga. Il tornaconto dell’erario è stimato intorno ai 20 milioni di euro. In superficie sembra una frode perpetrata dai cittadini ai danni dello Stato, infatti il giornalista del Tg3 li ha apostrofati come furbetti. Io ho investigato più in profondità. 
Nelle lettere che invitano al pagamento del ticket per il quale si credeva di essere esenti, non si specifica la motivazione della perdita del diritto all’esenzione. Il motivo? Sono prestampate, non offrono delucidazioni, ma invitano al pagamento o a chiedere chiarimenti presso l’Ufficio Recupero Ticket del Presidio Ospedaliero San Paolo, la zona più elegante ed esclusiva di Bari. Ci sono andata e vi ho trovato gente che non aveva affatto l’aria di voler gabbare lo Stato. La povertà era tangibile. Ho affiancato delle persone che proferivano con i funzionari e i verdetti mi hanno gelato il sangue. Ciascuno dei presunti esenti non aveva un particolare requisito di cui era ovviamente ignaro.
Nel San Paolo i dipendenti avevano il regolamento delle esenzioni, senza esibirlo al pubblico. Come fosse un Sacro Graal, non è mai stato presentato nemmeno dalle Asl che rilasciavano le esenzioni.
Cito l’esempio di una donna che aveva fatto richiesta di esenzione recando con sé attestazioni Isee e stato occupazionale. Le dissero che non serviva dimostrare nulla, ma solo autocertificare. E questa assenza di controlli immediati è riprovevole. La donna è separata dal marito ma la sua causa è ancora in corso da 13 anni e questo ai fini fiscali la rende ancora una consorte. Disoccupata e con reddito scarso aveva ottenuto l’ingannevole esenzione per poi vedersela ritrattare solo oggi. Dov’era la trasparenza quando serviva? 
I siti di Inps e Ministero della Salute contengono quel regolamento (di cui nelle Asl che rilasciano le esenzioni sono ignari) e la signora non crede alle sue orecchie: il suo nucleo fiscale (non quello anagrafico) è risultato superiore alla soglia di esenzione poiché è effettivamente e non legalmente separata poiché la sua causa non si è conclusa, dunque i suoi redditi includono quelli del marito che ancora la dichiara a carico nel 730. Le donne separate sono frange deboli della società? Tutto è relativo e manipolabile specialmente quando di mezzo ci sono le ridicole lungaggini giudiziarie che rendono una separazione più longeva del matrimonio stesso. Questi enti statali giocano a fare gli anti Robin Hood, rifocillano le casse dello Stato con geniali strategie, ma non si prodigano affatto per creare occasioni di lavoro. Ho fatto i miei compiti e sento di aver donato voce a chi non ne ha. Esorto le Asl alla trasparenza assoluta e con un vascello di arroganza dico al Tg3 di migliorare la qualità, l’esaustività e la completezza dei propri servizi. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 luglio 2016, p. 22.

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