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lunedì 19 settembre 2016

Pane e Pomodoro. Un bagno nelle chiare, fresche e dolci acque baresi?

Arpa e Legambiente si contendono la verità
Pane e pomodoro spiaggia Bari La scorribanda legale
Apostrofata come spiaggia degli snob, persone rozze, si staglia sul lungomare del capoluogo l’orgoglio barese. È l’ammirevole sforzo del Comune di conferire accoglienza al litorale. Dotata di ampio parcheggio custodito e divisa in parti con sabbia, ciottoli e pontili, è munita di un bar ubicato nello spiazzo antistante l’ingresso principale con fontane per abbeverarsi e altre per eliminare la sabbia in eccesso. Ospita docce, porzioni di terreno con erba e alberi che generano un’ombra naturale, giostre e un campo di calcetto. Il suo nome di battesimo è più che eloquente. Altre denominazioni avrebbero potuto richiamare i cibi della povertà: legumi = carne dei poveri o carrube = cioccolato dei poveri, ma solo il binomio pane e pomodoro evoca l’idea di un pasto salutare oltre che economico.

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Chi vi trascorre una giornata, testimonierà aspetti positivi come la delicata brezza che carezza il viso bandendo il senso di caldo soffocante. Granchi, pesci e polpi appaiono in salute. Nell’acqua, talmente limpida, si scorgono i rivoli. Tutto questo collide con le componenti negative di tipo socio-ambientale. A insabbiare l’onore della spiaggia sono le celebri maxi risse cagionate da banali dispute tra infanti. La spada di Damocle che pende sulla testa dei baresi riguarda la qualità dell’acqua. Il maltempo costringe a collocare le transenne, segno del divieto di balneazione per problemi alla griglia di scarico del depuratore. 
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Con la loro rimozione i dubbi restano e la verità è come un’equorea creatura che si cela tra i flutti. Tra i bagnanti si formano due schieramenti: gli astenuti e gli impavidi. Agli antipodi si situano anche i risultati dei campioni di acqua analizzati. L’Arpa Puglia (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente) istituita con la Legge Regionale n. 6 del 22-01-’99 garantisce valori microbiologici e chimico-fisici nella norma. Mentre Goletta Verde, campagna dell’associazione ambientalista Legambiente, boccia per l’ennesima volta il tratto di Lungomare giudicandolo inquinato, ma non fortemente. I criteri batteriologici riguardano la presenza di enterococchi intestinali, coliformi fecali e streptococchi. Alla spiaggia si fa indossare la «maglia nera». Un giorno magari vi si potrà issare l’ambita «bandiera blu», riconoscimento conferito dall’87 alle località costiere europee che soddisfano i requisiti di qualità relativi ad acque di balneazione, servizio offerto e pulizia delle spiagge. È tutto attendibile? In nome della tutela della salute della collettività, dichiarate il vero.

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