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venerdì 14 aprile 2017

Apribocca odontoiatrico, vera colonna delle torture

Vi siete mai sottoposti ad un trattamento odontoiatrico che prevedesse di divaricarvi la bocca con un apribocca odontoiatrico? Non mi riferisco a quello strumento che vi fa solo emergere il sorriso per un trattamento sbiancante, bensì a quell’attrezzo semirigido che spalanca completamente le fauci. Quello stesso aggeggio che, a causa di pressioni maldestre da parte del dentista, provoca delle piccole lesioni alle gengive. Il dolore dura per giorni. E durante la seduta il cavo orale si prosciuga facilmente.
Apribocca odontoiatrico tortura Silvana Calabrese Blog
Anche se i dentisti sono consapevoli che si tratta di uno strumento delle torture, non lo accantonano con facilità. Applicandolo, la panoramica della bocca è completa al punto da fare invidia al Grand Canyon dell’Arizona.
Ricorda tanto la pratica del bondage, con quella serie di attrezzi di costrizione erotica che traumatizza gli inesperti o porta all’obitorio chi osa spingersi troppo oltre.
L’odontoiatria è un campo vasto che negli ultimi anni ha assistito ad un notevole progresso nei metodi, nelle tecniche e negli strumenti. Inoltre la crescente attenzione alla pediatria ha spinto questa branca ad evolversi per curare i piccoli pazienti con strumenti adatti al loro livello di sopportazione. Oggigiorno è inoltre possibile curare, nell’adulto, problemi odontoiatrici impensabili fino a pochi anni fa. E ciò è reso possibile grazie alla creazione e alla diffusione di «ferri del mestiere» sempre meno invasivi che garantiscono di operare agevolmente nella bocca dei pazienti che, loro malgrado, devono accomodarsi su quella famigerata poltrona.
Ma allora se la tecnica e tecnologia hanno lavorato così assiduamente negli ultimi anni, tanto da giungere a concepire strumenti il cui utilizzo risulti meno traumatico, perché restare occlusi con ostinazione in una tradizionalità non del tutto vincente? In campo medico ogni nuova scoperta adombra la precedente. Ogni innovazione è pensata su misura delle esigenze del paziente ancor prima che del medico. E ci sono attrezzi che possono benissimo essere trasferiti nel macroinsieme del bondage, abbandonando il settore dell’odontoiatria. Si dice che in ogni scherzo ci sia una base di verità. È proprio così. Ho scherzato sulla costrizione erotica di cui spesso i media riferiscono gli esiti macabri, ma sono seria nell’affermare che l’apribocca odontoiatrico rappresenti la vera colonna delle torture estreme. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 gennaio 2016, p. 16. 

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