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giovedì 7 dicembre 2017

Gli uomini, il tempo e la polvere

     Recensione: Giovanna Da Molin – Angela Carbone, Gli uomini, il tempo e la polvere. Fonti e documenti per una storia demografica italiana (secc. XV – XXI), Cacucci Editore, Bari 2010, pp. 229.
     In apertura si accenna al boom demografico della popolazione mondiale, giunta a toccare i sette miliardi di persone e una disomogenea distribuzione territoriale. L’informazione desunta dal rapporto annuale del Population Reference Bureau di Washington costituisce un monito che induce la demografia ad occuparsi, anzi a preoccuparsi delle future capacità ricettive del globo che possono assommarsi in due macro categorie tra loro correlate: qualità della vita e tutela dell’ambiente. Riducendo la scala, osserviamo la realtà italiana investita, nel corso dei secoli, da profonde trasformazioni strutturali e di mentalità, che conferiscono un rilievo alla demografia contemporanea, le cui informazioni e previsioni risultano preziose al fine di coadiuvare la politica nella promozione di interventi socio–economici.
     Poiché presente e futuro non sono svincolati dal passato, bensì ne rappresentano la conseguenza, è fondamentale reperire e analizzare documenti e fonti d’archivio. La demografia storica ridona l’essenza alla vita e ai comportamenti degli individui del passato che hanno lasciato un segno sulla linea temporale e nella polvere, sia quella degli ambienti che facevano da sfondo alle vicende quotidiane e sia quella delle carte d’archivio.
     La demografia studia la popolazione, tutt’altro che un’entità statica perché soggetta a modificazioni che ne determinano il formarsi, il conservarsi e l’estinguersi. Il volume narra gli studi che hanno portato alla nascita della disciplina demografica che deve molto a un articolo di sole otto pagine di John Meuvret.
Da Molin Carbone Gli uomini, il tempo e la polvere Silvana Calabrese
     I luoghi della memoria, nomignolo pregno di significato attribuito agli archivi, custodiscono fonti di origine religiosa o civile, di stato o di movimento.
     Nel 1563 il Concilio di Trento rese obbligatoria e regolò la tenuta dei registri di battesimo e di matrimonio, mentre l’obbligo della redazione annuale degli Stati delle Anime e dei registri di sepoltura, da non confondere con quelli di morte, fu fissato nel 1614 con la Costituzione “Apostolicae Sedi” di Paolo V. Nonostante i limiti delle fonti, le modalità di compilazione dei documenti e le informazioni in essi contenute permettono lo studio dell’andamento dei fenomeni che coinvolgevano la popolazione nella sua evoluzione diacronica.
     Il lungo elenco di fonti storiche regala all’Italia il primato europeo: anche se redatto una sola volta nel Regno di Napoli, il Catasto Onciario resta una fonte prestigiosa perché indica i mestieri e contiene le dichiarazioni dei beni posseduti; le fonti notarili sono utili a ricostruire la devoluzione del patrimonio e i Capitoli Matrimoniali presentano la realtà della dote; il registro degli impediti a contrarre matrimonio e le deposizioni nei verbali dei processi conservano tracce della voce del popolo. La contestualizzazione delle fonti rimanda alle preoccupazioni destate da eventi catastrofici, ad esempio l’istituzione dei Calendari di Corte intendeva effettuare una verifica dell’ammontare della popolazione a seguito del famigerato “anno della fame”, il 1764. Le autrici esaminano le innovazioni derivanti dall’occupazione francese dei territori italiani e l’estensione del Code Napoléon che ha lasciato un’impronta indelebile per l’impianto dello stato civile e la produzione di fonti. Si elencano: il Tribunale misto, in seguito soppresso e sostituito dal Consiglio Generale degli Ospizi; il Regolamento ministeriale relativo al mantenimento dei projetti delle province; la Statistica Murattiana; lo Stato di Popolazione; il Ruolo Generale di Popolazione o Fogli di famiglia, germe della moderna anagrafe comunale. Degno di nota è il decreto napoleonico del 1811 che vieta l’attribuzione di cognomi infamanti agli esposti.
     A seguire si presenta un capitolo che ricostruisce un excursus della popolazione italiana in età moderna, profondamente segnata da guerre che, sia pur combattute con armi bianche non capaci delle devastazioni di una bomba atomica, costituivano un focolaio che avrebbe dato il via a devastanti ondate epidemiche. Si ricorda a questo proposito il tifo petecchiale, altrimenti detto malattia delle truppe in movimento per il suo elemento di trasmissione costituito dalla scarsa igiene che favoriva il proliferare dei pidocchi.
     Anche la lista delle malattie, per le quali non si conosceva eziologia, modalità di trasmissione e cura, è molto lunga: cito vaiolo, pellagra, malaria e colera. Eppure queste crisi di mortalità acute erano seguite da un naturale riequilibrio della popolazione che vedeva sbocciare il recupero dei livelli demografici per merito della ripresa della nuzialità, spesso tra vedovi, e della natalità.
     Qualcosa cambia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. I progressi in campo medico e sanitario, lo sviluppo economico e la costruzione di reti fognarie e idriche avviarono la transizione demografica in cui si verificò il passaggio da un regime demografico naturale a uno controllato. Nel corso del citato periodo si potè assistere a un incremento della vita media che mise in moto il fenomeno delle grandi emigrazioni dal paese. Inoltre si ridusse progressivamente il tasso di fecondità e al polo opposto si elevò l’indice di vecchiaia fino a giungere ai record che connotano l’Italia contemporanea.
     A portare alla luce la Toscana del Quattrocento mediante la ricostruzione della popolazione, costituita da circa 260.000 persone, è il Catasto Fiorentino datato 1427. Si tratta di un censimento avente per obiettivo la registrazione e la stima di beni al fine di stabilirne una tassazione. Tutte le possibili forme di ricchezza venivano inventariate e laddove la rendita fosse stata in natura, si provvide a realizzare un prontuario del valore monetario dei principali prodotti raccolti. È un catasto completo e laborioso, ma soprattutto attuale per il bisogno di scoprire gli evasori approntando una strategia di denunzia del prossimo incentivata da una ricompensa.
     Lo studio della popolazione del Regno di Napoli è resa possibile dalle numerazioni dei fuochi, una fonte civile e fiscale, la cui redazione risale al 1443 ad opera di Alfonso I d’Aragona. Il censimento ostiario era volto ad accertare il numero delle famiglie soggette al pagamento delle tasse.
     Le rilevazioni censuarie in Italia si effettuarono nel periodo post dominazione francese con riferimento a una rilevazione diretta, nominativa, universale e simultanea che oggi caratterizza il Censimento della popolazione. Il 1861 rappresenta uno spartiacque storico a partire dal quale lo Stato unitario avvertì la necessità di desumere informazioni statistiche che supportassero le scelte organizzative e di governo.
     L’opera ripercorre le generalità e gli scopi dell’organismo pubblico Istat che, oltre a immortalare la vita economica e demografica della penisola mediante il censimento, fornisce un’immagine dei temi sociali rilevanti attraverso le episodiche indagini multiscopo.
     Nel testo si prospetta la sfida della rilevazione della presenza straniera sul territorio italiano e gli escamotage adoperati dall’Istituto Centrale di Statistica per fronteggiare e limitare tale difficoltà.
Nella parte terminale del volume, le autrici si impegnano a rendere accessibili ai lettori Le misure della demografia, dedicando ampio spazio a due tipologie di appendici.
     Un’appendice metodologica spiega il gergo demografico seguito dagli indici di struttura della popolazione, che forniscono misure sintetiche dei fenomeni demografici, uniti a tassi generici e specifici volti a misurare gli eventi demografici.
     Infine un’appendice documentaria svela il fascino dell’esumazione dei documenti d’archivio. Vi sono le immagini di: registri di battesimo, atti di battesimo di figli legittimi ed esposti, registri di matrimonio, atti di matrimonio, registri di sepoltura, atti di sepoltura, stati delle anime, catasti onciari, registri di nascita, atti di nascita, registri di morte, atti di morte, Libro di Rota, ricevute di baliatico, atti di immissione negli Ospizi degli esposti, Regolamenti interni dei Conservatori, carte processuali della Corte d’Appello, Libri di introiti ed esiti, richieste di elemosina, documenti relativi alle malattie infettive e infine il frontespizio del foglio di famiglia del IX Censimento Generale della Popolazione del 4 novembre 1951. Una vetrina filatelica con l’insito potere di suggestionare il lettore stimolandolo nel desiderio di approfondire gli studi storici alla scoperta di dinamiche e vicende sociali, delle quali gli individui del terzo millennio sono figli. 
     La recensione è apparsa su «La Vallisa», Quadrimestrale di letteratura ed altro, anno XXXI, N. 92–93, Besa Editrice, Nardò (LE) 2012, pp. 127–129.

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