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mercoledì 30 maggio 2018

Il mondo digitale e il divario digitale

Il divario digitale produce nuovi emarginati
Silvana Calabrese blog La scorribanda legale
Siamo entrati nell’era dell’evoluzione tecnologica con la rete internet che permette: l’accesso a una vasta gamma di servizi complici dello sviluppo economico e della crescita sociale; di costruire e mantenere i rapporti anche a distanza, si veda ad esempio l’e-learning, la cui migliore traduzione è apprendimento a distanza (le scuole si stanno connettendo ad internet e dotando di pc, anche se la tecnologia non può prescindere dalla buona qualità degli insegnanti). Quando parliamo di globalizzazione intendiamo l’espansione dei mercati unita alla riduzione delle distanze, cosa garantita proprio dalla rete, dalla sua comunicazione in tempo reale tra luoghi lontani e «senza ostacoli». La rete consentirebbe una fatata vicinanza al futuro. Ma accanto alle numerose opportunità ci sono altrettanti limiti. Manuel Castells, maggior sociologo del web, è il teorico della «network society» il nuovo tipo di società su scala globale in cui internet ha prodotto una mutazione antropologica poiché è la trama delle nostre vite. Pare che la centralità di internet nella società sia equivalente alla marginalità per coloro che non vi hanno accesso. Si tratta del digital divide, quel divario digitale che non accenna a diminuire. Spesso la tecnologia produce un isolamento legato all’impossibilità di poter disporre degli stessi mezzi.
Sussiste una divergenza nel cercare una definizione al concetto di divario digitale. Riguarda la carenza di accesso alle tecnologie informatiche e di comunicazione e la mancata fruizione dei servizi che queste consentono. Il termine è solitamente usato per i Paesi in via di sviluppo dove effettivamente il divario è marcato. Ma tale disuguaglianza tecnologica si avverte anche nelle nazioni più evolute. Non solo un problema di copertura e connettività dunque, ma uno sbarramento nella possibilità di fruire di testi, strumenti e saperi. È una linea di demarcazione tra info-ricchi e info-poveri. Una connessione a internet, per quanto ci ostiniamo a sostenerne la gratuità, è un servizio oneroso; inoltre occorre una conoscenza dell’inglese e del computer, dotato di programmi in evoluzione.
Fattori reddituali, capacità di tenersi aggiornati ed elementi anagrafici non ci permettono di seguire una tecnologia che procede inesorabile. Fanno eccezione i «Silver surfer», un gruppo di assidui navigatori anziani che padroneggiano ed utilizzano regolarmente internet. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 16 novembre 2015, p. 12.

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