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domenica 27 maggio 2018

La formula del successo emulando i ragni sociali

I ragni sociali fanno lavoro di squadra 
Ragni sociali Silvana Calabrese Blog
Possono provocare ribrezzo (aracnofobia) o grande amore (aracnofilia), in ogni caso nessuno negherà mai il fascino del mirabil tessitore, il ragno. Basti pensare alle ragnatele paragonabili a grandi opere di architettura costruite con pazienza e multifunzionali. Se ne possono osservare diverse tipologie con analoghe funzioni: quella tela di seta serve ad imprigionare le prede e sorregge un grande peso. Esistono più di 40 mila specie di ragni e quasi tutti sono lavoratori autonomi e conducono una vita solitaria, lungi dall’operare all’interno di una comunità. Tuttavia se vi dovesse capitare di avventuravi nel cuore di una foresta pluviale o tropicale, provate a sollevare il capo e con stupore vi ritroverete sotto un’enorme ragnatela che somiglia a una cupola. Tranquilli, non è stato un ragno gigante a costruirla! Quando metterete a fuoco quella rete, potrete notare i numerosissimi ragnetti che vi giacciono. È una vera e propria congrega di diverse migliaia di tessitori definiti social spider, ovvero ragni sociali. Le foreste pluviali sono caratterizzate da frequenti precipitazioni che renderebbero impossibile la vita di un ragno solitario. La costruzione di ragnatele comuni, e perciò molto resistenti alle intemperie, è garanzia di sussistenza per ogni membro della comunità. Infatti la realizzazione ben coordinata di reti che superano i 50 metri quadrati consentono la cattura di una vasta gamma di insetti che divengono viveri per l’intera colonia.
È il caso di affermare che i ragni ci insegnano qualcosa e che forse, dopo averli osservati con ammirazione, dovremmo emularli. Non ci citeranno in giudizio se copiamo il loro metodo!
In un periodo di crisi e depressione che non giova ad una ripresa, sarebbe opportuno sperimentare progetti collettivi. Perfino tra i banchi di scuola non sarebbe errato creare gruppi in cui ciascun membro contribuisca a far decollare un’idea comune, sia essa circoscritta o estesa alle amministrazioni comunali. Anche all’università, bandendo l’inutile invidia, sarebbe ben più proficuo associarsi in team e creare un’identità di squadra che con serio impegno possa ritagliarsi un ruolo nella società, emergere e non passare inosservata proprio come quelle ragnatele megalitiche. Di fronte alle difficoltà che il presente ci ha serbato dobbiamo abbandonare la via già intrapresa dell’individualismo e lavorare insieme con coscienza. Applicando la ricetta dei ragni sociali, tutti riscuoterebbero la propria parte di merito così come le grandi tele delle foreste pluviali irretiscono le vettovaglie degli ingegnosi aracnidi. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 25 giugno 2014, p. 24.

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