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venerdì 1 maggio 2015

I due volti del Primo Maggio nella storia d’Italia

Festa dei lavoratoriStrage di Portella della Ginestra
V’è una pagina della storia italiana dal duplice volto: uno apollineo, l’altro dionisiaco, aspetti opposti che convivono in una data: 1° Maggio. In Italia la Festa dei Lavoratori si colloca nel 1891 e rappresentò una conquista sindacale in un periodo in cui sorsero le Camere del Lavoro e successivamente la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL). Gli obiettivi riguardavano: miglioramento delle condizioni di lavoro, aumenti salariali, riduzione della giornata lavorativa (allora di 12 ore), assistenza in caso di malattia, diritto di sciopero. Con il processo di “fascistizzazione” dello Stato e della società non rimase posto per i movimenti organizzati dei lavoratori, pertanto la festività fu soppressa nel 1925.
Il 1° maggio 1947 si tornava ad osservare la festa del lavoro, ma una località in provincia di Palermo, Portella della Ginestra, divenne teatro di una strage considerata l’antesignana delle stragi di stato italiane, derivanti da quella logica di contrapposizione volta a ostacolare l’ascesa delle forze di sinistra. Duemila contadini si riunirono per manifestare contro il latifondismo. [Erano favorevoli all’occupazione delle terre incolte. Ma c’era anche una motivazione politica: festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il precedente 20 aprile. Infatti la coalizione socialista-comunista era prevalsa rispetto alla DC]. Improvvisamente i contadini in festa furono stroncati da raffiche di mitra provenienti dalle colline circostanti. Qualche tempo dopo si diffuse la notizia che il mandante dell’eccidio fosse il bandito Salvatore Giuliano (membro dell’E.V.I.S., Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana). A infittire la trama della vicenda è l’aggiunta di altri nomi, come quello di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Giuliano e suo assassino, che sarebbe morto in carcere forse quando era sul punto di svelare i veri nomi dei mandanti. Compare anche il nome dell’allora ministro dell’Interno Mario Scelba, un convinto democristiano e anticomunista, il cui compito era affrontare il problema dell’ordine pubblico. Nel 2003 è stato realizzato un film di Paolo Benvenuti, «Segreti di stato», dedicato alla memoria di Danilo Dolci, colui che ha raccolto testimonianze utili alla ricostruzione dei fatti e che nel 1956 ha scritto «Inchiesta a Palermo». La ricostruzione dei fatti dimostra quanto torbido sia il tessuto sottostante agli eventi: la polizia avrebbe celato il reale calibro dei proiettili; le elezioni di aprile avevano il ruolo di pretesto per una strage la cui entità suggerisce tempi organizzativi più lunghi ed una regia ben più complessa. Si risale al presidente del Consiglio De Gasperi e al suo viaggio, nel ’47, dal presidente americano Truman che gli concesse un enorme prestito garantito dal piano Marshall a patto che si rompessero le alleanze con il comunismo.
Il prossimo 1° Maggio dovremmo ricordare, e i media dovrebbero aiutarci a farlo, anche questo aspetto storico e privo di gaudio.

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