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giovedì 3 agosto 2017

Sia fatta la volontà, di chi?

Silvana Calabrese Roma Bocca della Verità
Non temete ecclesiastici, non temete laici. Nulla di blasfemo comparirà in questa lettera, ma solo la verità, seguita dal bisogno unanime di pregare.
Prima spieghiamo il significato: la preghiera è, a tenore di vocabolario, la manifestazione fondamentale della vita religiosa consistente nel rivolgersi a Dio o al mondo divino con la parola o con la mente, per chiedere, ringraziare o glorificare. Dal punto di vista giuridico posso fare appello all’Art. 21, comma 1 della Costituzione della Repubblica Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Costituitami parte civile, proseguo.
Probabilmente a tutti è capitato di impantanarsi in una causa di tribunale, tanto che sono ormai note le sfilze di rinvii delle udienze, sempre longeve.
Levo il calice alle lungaggini giudiziarie, civili e/o penali che svuotano la giustizia della sua vera essenza. Gloria alla parcella dell’avvocato, al figlio che ne prenderà il posto, e allo Spirito Santo che non li ha investiti. E sia fatta la volontà del magistrato.
gelmini mariastella silvana calabrese
Passiamo all’Università, la stessa che in una lettera precedente è stata ritenuta «fatta su misura dei bisogni dei docenti». La bellezza di una catena alimentare, nonché unica consolazione per il plancton, è che esiste sempre un pesce più grande del precedente. Ecco spiegati i non pochi problemi cagionati dalla riforma universitaria, un vero e proprio maremoto che sconvolgerà i connotati di tale istituto di Studi. Gloria al barone, chissà se la spunterà, al figlio, chissà se smetteremo di usare il termine parentopoli, ma soprattutto sia fatta la volontà del Decreto Gelmini. Di sicuro i miei figli lo studieranno nei manuali di storia, pena: un mese senza pay tv.
ippocrate giuramento medicina silvana calabrese
Le istituzioni sono tante quante le bizzarrie di cui veniamo a conoscenza. Inquadriamo il nosocomio: in ospedale può capitare che una partoriente o una paziente che stia per sottoporsi con urgenza ad un intervento debba attendere le vere priorità mediche (il giuramento di Ippocrate deve aver subito delle trasformazioni): il medico deve prima fare a botte col collega (deve cioè tenersi in allenamento per la prova costume) e poi può adempiere al suo compito, salvare delle vite. Gloria alla virilità dei medici, al loro destro impeccabile, e che Ippocrate, padre della medicina, riposi in pace.
Tutto questo rappresenta l’un per cento di ciò che si potrebbe inserire nei prossimi test di ammissione all’Università, nella sezione «attualità e cultura generale». 
Se avete letto la presente, propongo un minuto di silenzio seguito da un’ultima preghiera rivolta al futuro dei più giovani, ricchi ereditieri di questa società.

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