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giovedì 28 giugno 2018

Italia. Dalle origini ai giorni «mostri»

Italia Bel Paese in declino Silvana Calabrese Blog
     Non v’è ombra di errore in quanto scritto poiché sono giorni mostruosi, quelli odierni, in cui il paradosso è di casa. Esistono radici storiche in grado di spiegare il declino del nostro paese, ma noi le ignoriamo perché auto lobotomizzati dalla sempre più diffusa «sindrome del libro vergine o intonso». Questo spiega come mai siamo all’oscuro del fatto che all’alba dell’Unità il paese si presentava altamente frammentato sotto molteplici aspetti; così come non sappiamo che nei due conflitti mondiali l’Italia non era interventista per vocazione, ma dimostrò opportunismo sia quando abbandonò l’Alleanza, optò per la neutralità e poi si unì all’Intesa, che quando voltò le spalle all’Asse firmando l’armistizio con gli Alleati. Sia pur in maniera reticente, i manuali di storia concedono qualche indiscrezione sulla debolezza caratteriale dell’Italia.
     Viviamo una crisi economica fittizia, trattasi di crisi della mentalità: piagnucoliamo per il tetto di spesa dei libri di testo e ci mettiamo in coda nei negozi di capi griffati.
     Ci affligge un indice di vecchiaia in impennata sotto il quale soccombono i giovani, le pedine del ricambio generazionale, che mai giocheranno le loro mosse in condizioni di perenne immortalità degli anziani lavoratori. Negli States i giovani Scout vendono biscotti a chiunque con successo e i bambini allestiscono il caratteristico banchetto delle limonate cominciando a comprendere il valore del danaro e del lavoro. In Italia micro imprese simili non possono attecchire, è troppo ostico incontrare il favore o la comprensione di uno stormo di consumatori il cui amore sconfinato è rivolto verso gli abiti firmati o l’ennesimo cellulare intelligente.
     Con l’atteggiamento di un pargoletto dispettoso non ci proviamo nemmeno a fare la raccolta differenziata o a spegnere la luce superflua a casa e sul posto di lavoro, che il pianeta crepi! Siamo inguaribilmente incapaci di assumerci le nostre responsabilità e sicuramente affetti da una forma di atrofia mentale che paralizza ogni possibile tentativo di cambiare lo status quo a partire dalle singole azioni quotidiane. Abbiamo imparato ad assecondare il tormentone «I giovani devono lasciare l’Italia e cercare la realizzazione altrove» senza maturare la cognizione che queste parole rappresentano il sanguinoso fallimento dell’intero paese e dei suoi abitanti, tutti. Giunti ai giorni «mostri», la locuzione «Bel Paese» assume automaticamente un significato sarcastico. 
     Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 1 dicembre 2013, p. 20.

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