L’ultima
barzelletta: i libri nocivi alla salute
Un nuovo allarme globale è
stato diramato. Riguarda i libri. Pare che nuocciano gravemente alla salute. La
colpa ricade su: la carta su cui sono stampati, l’inchiostro dei loro
caratteri, il filo di refe col quale sono brossurati e la colla a caldo che ne
salda insieme i fogli sul dorso della copertina.
Il veicolo attraverso il
quale il messaggio di un libro giunge al pubblico è la carta, nei cui invisibili
pori si annida una specie di batteri molto rara, la «abbassus letturam». Si
insinua nell’organismo umano mediante le respirazione e trova una sede
permanente, nonché rampa d’attacco, negli alveoli polmonari.
La rilegatura cucita a filo
di refe/brossura, prestigiosa e resistente, è l’habitat del parassita «vade
retro liber», noto per le irritazioni cutanee che provoca.
Se i fogli di carta usomano
vengono fresati e incollati a caldo, il collante impiegato determina delle
malsane esalazioni, inodore e incolore, di tossine che causano congiuntiviti
ricorrenti e recidivanti indomabili anche a seguito dell’applicazione di
potenti antibiotici.
Su quei gruppi di sedici
pagine, detti in gergo tipografico–editoriale sedicesimi, cucite fra di loro
viene impresso l’inchiostro (sostanza di varia natura e composizione chimica),
vera e propria arma letale che attraverso il derma raggiunge la circolazione
sanguigna.
Ecco spiegati
scientificamente gli effetti descritti all’unisono dai lettori: calo della
vista, rossore oculare, attacchi d’ansia e di panico e orticaria.
I lettori si
interrogheranno sulla fondatezza delle mie affermazioni. Verità o menzogna?
Trattasi di una burla, di uno scherzo, di un falso volto a mettere in moto il
contorto meccanismo della proibizione che scatena la tentazione. È infatti noto
che le persone desiderano ardentemente ciò che viene loro proibito,
specialmente se ne ignoravano l’importanza prima dell’imposizione del divieto.
I libri non possono che
avere proprietà benefiche per la mente che da quei rettangoli di carta trae
nutrimento e linfa vitale per le facoltà intellettive.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 1 settembre 2012, p. 20.
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