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mercoledì 31 dicembre 2014

Quelle prediche inutili nel giorno di San Silvestro

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica
     Due passi sul viale dei ricordi? È la sera di San Silvestro e mentre siamo in procinto di addentare un fumante panzerotto, lui è di fronte a noi su quasi ogni canale e ci parla, anzi parla perché non lo ascoltiamo. È il Presidente della Repubblica, è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale (art. 87 Costituzione). Dura in carica sette anni e la sua sede ufficiale è a Roma nel palazzo del Quirinale. La sera del 31 dicembre rivolge agli italiani il messaggio di fine anno. Nel 2000 Ciampi ringraziava il Parlamento per aver voluto ripristinare il 2 giugno come festa nazionale. «Quel giorno del 1946 eravamo giovani. Molti nostri compagni erano stati vittime di una guerra crudele. Ma quel 2 giugno del ’46, anche se attorno a noi c’erano ancora tante rovine, eravamo pieni di speranze. Molti di quei sogni si sono avverati. Quel giorno nacque la Repubblica. Ma dobbiamo fare attenzione. Questo patrimonio di civiltà non è acquisito una volta per sempre. È insidiato da comportamenti che possono disgregare il tessuto morale della Nazione». Infatti ci siamo trovati a discutere nuovamente e animatamente sulla questione delle ricorrenze nazionali.
     Nel 2009 Napolitano: «C’è una cosa che non ci possiamo permettere: correre il rischio che i giovani non vedano la possibilità di realizzarsi. Ci sono nelle nuove generazioni riserve di energia, talento, volontà: ho visto di persona come si manifestino in concreto quando se ne creino le condizioni. Ai giovani i poteri pubblici debbono dare delle occasioni e garantire l’opportunità decisiva di formarsi grazie a un sistema di istruzione capace di far emergere i talenti e di premiare il merito». Quest’ultimo termine viene però ridicolizzato e spesso travisato.
     L’anno seguente Napolitano: «Non vi stupirete se dedico questo messaggio soprattutto ai più giovani, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un’occupazione, cercano una strada. I problemi che si pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia. Nelle condizioni del mondo di oggi non si danno certezze e nemmeno prospettive tranquillizzanti. Il futuro da costruire, guardando all’universo giovanile, richiede un impegno generalizzato. Quell’universo è ben più vasto e vario del mondo studentesco. Invito ogni studente delle nostre Università a impegnarsi fino in fondo con spirito critico e seria capacità propositiva, a compiere ogni sforzo per massimizzare il valore della propria esperienza di studio». Dunque il messaggio bandisce le scorciatoie a fronte di esami ardui. Ognuno si impegni in un personale esame di coscienza.

domenica 21 dicembre 2014

Questa storia del «tempo di crisi». Un alibi per vendere fumo via sms

     Se parlo di quel «bip-bip» che ha la capacità di far sobbalzare, non mi riferisco alle missioni spaziali. Il 4 ottobre 1957 l’ex Unione Sovietica effettuò il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik. Nel contesto storico della Guerra Fredda, l’U.R.S.S. aveva preso in contropiede gli U.S.A. Il «bip-bip», evidente segno vitale dello Sputnik in orbita, fece gelare l’America. Era il suono della vittoria sovietica nella sfida spaziale.
La Guerra Fredda si è conclusa con la caduta del Muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell’Unione Sovietica (1991). Il numero di satelliti in orbita supera quasi la popolazione mondiale, dunque nulla di nuovo. Eppure può accadere che verso l’ora di pranzo si oda quel «bip-bip». Avvertirlo alla controra poi, fa senz’altro trasalire. Si tratta sempre del segnale di una grande conquista, l’sms. Catastrofico è che in un giorno solo si arrivi a riceverne anche cinque dal proprio gestore telefonico.
A me non importa abbonarmi a qualche servizio per sapere se mi attende un futuro da favola con un tizio che si chiami Fabio piuttosto che con uno il cui nome sia Rodolfo e magari nato sotto il segno del capricorno.
Non sono una cercatrice d’oro della California, quindi non è il caso che mi si avvisi del negozio dietro l’angolo disposto ad acquistare il mio oro e pagarmelo «a peso d’oro».
Non ho nessunissima intenzione di partecipare a un quiz rispondendo alla domanda circa il numero dei nani di Biancaneve per ricevere, forse, un’appetitosa ricarica o uno strumento altamente tecnologico.
Non mi reco da un parrucchiere aperto per tutto il mese di agosto a fare una messa in piega se poi la sconquasserei inevitabilmente con una lunga serie di bagni al mare.
Inutile pensare di accettare una promozione che mi valga risparmio nel contattare numeri del mio stesso operatore se oggigiorno è possibile cambiarlo mantenendo lo stesso numero. Il prefisso non è più un riferimento.
Questa storia del «tempo di crisi» è diventata un alibi per proposte assurde. Senza considerare che nel tempo i prezzi al minuto e allo scatto sono sempre stati elevati e che se una volta era contemplato il «premio fedeltà» per chi fosse cliente da un lustro o una decade e oltre, oggi esso è desueto. Io sono cliente dello stesso operatore da una decade esatta, non fatemene pentire a suon di «bip-bip».

sabato 13 dicembre 2014

Origami a tema: gli origami acquatici

     Per chi non riesce proprio a non pensare all’ambiente marino, fluviale o lacustre, c’è la possibilità di riprodurlo nella propria dimora.
     L’arte degli origami permette di realizzare molteplici creazioni a tema.

mercoledì 10 dicembre 2014

Ambientalisti si nasce o si diventa?

Un articolo nato tra i banchi di scuola
     Oggi rispettare l’ambiente è diventato abbastanza difficile. L’uomo ha contribuito alla rottura degli ecosistemi con effetti irreversibili. Fin dall’antichità l’uomo ha usufruito dell’ambiente secondo i propri interessi.
     L’umanità si dovrebbe rendere conto dei danni causati ed assumersi le proprie responsabilità.
     Il deterioramento dell’ambiente ha generato dei gravi problemi come ad esempio il buco dell’ozono, l’effetto serra e l’aumento delle piogge acide.
Scuola Media "G. Santomauro": giovanissimi redattori al lavoro.
Anche alcune delle nostre piccole azioni quotidiane come accendere il riscaldamento di casa può provocare dei disastri irreparabili.
     Poiché le risorse essenziali non sono inesauribili, si dovrebbe rispettare l’ambiente naturale finché si può.
     In particolare tutti noi dovremmo impegnarci a rispettare l’ambiente facendo la raccolta differenziata, evitando gli sprechi, acquistando frutta e verdura di stagione ed usando oggetti riciclabili. È doveroso il nostro impegno nella raccolta differenziata affinché le discariche non trabocchino di rifiuti ed i materiali dismessi possano essere riutilizzati.   
     Sarebbe necessario limitare i consumi e soprattutto l’utilizzo di oggetti di plastica. Si dovrebbe evitare di consumare in grandi quantità i materiali maggiormente dannosi come la plastica o i materiali tecnologici, il cui smaltimento non è semplice.
     Si usa ancora disfarsi dei rifiuti in alto mare o sulle coste.
     Sarebbe fondamentale educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente che ci ospita.
     Bisognerebbe cercare di diminuire le emissioni di CO2 ed anche l’impronta ambientale che sembra fin troppo marcata. Dovremmo cambiare stile di vita cominciando ad usare meno l’automobile e prediligendo la bici o le passeggiate. Inoltre le auto sono causa delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. Lo smog, che danneggia persone, animali e piante, andrebbe ridotto.  
     Non è semplice eliminare le scorie poiché aria e acqua sono interconnesse; liberare spazio nelle discariche incenerendo i rifiuti è addirittura più dannoso.
Nonostante la gente sia informata sui rischi che l’ambiente e le persone corrono continua a non rispettare l’ambiente. Oramai ci importa di più soddisfare i nostri comodi e interessi invece di badare ad eventuali problemi irreversibili che potremmo causare all’ecosistema.
     La natura ci ha dato e ci dà la vita, ma allora perché non ricambiarla lasciandole in pace la sua?
     La redazione: Alessia Polimeno, Martina Paradiso, Giacomo Bartoli, Alessandra Triggiani, Vito Savino, Luna Guerra, Gaia Carenza, Michele Buonsante, Elisa Perrone, Francesco Lacirignola, Martina Miolla, Marco De Santis, Alessandro Petrarolo, Andrea Faraone, Mattia Olivieri, Massimiliano Benvestito, Marialuisa Laviosa, Alessia Vlora, Martina Polignano, Carola Nardelli, Daniela Minunno, Michele Micunco.

lunedì 8 dicembre 2014

Cari bambini la crisi economica ha colpito il Polo Nord di Babbo Natale

Babbo Natale sfida la crisi e come noi stringe la cinghia
Sapevamo che sarebbe successo, solo, speravamo che non accadesse così presto. La crisi dell’economia ha raggiunto il Polo Nord di Babbo Natale. Non riceverete doni quest’anno. L’IMU è solo la scintilla del disastro. Tutto è cominciato con il rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari: Babbo Natale ha dovuto, come molti di noi, «stringere la cinghia», cosa che per il suo pancione ha avuto un effetto pari al bendaggio gastrico. Quindi ha perso svariati chili e gli è diminuita la pressione sanguigna. Vivrà più a lungo, ma di stenti. L’aumento delle accise sul carburante magico che mette in moto la slitta, solo esteticamente trainata dalle renne, ne impedisce l’utilizzo. La benzina che costa più del solido latte polare è causa di enormi svantaggi.
Passiamo ora ai suoi dipendenti, gli elfi e i folletti. Alcuni di loro sono finiti in cassa integrazione; altri hanno usufruito del prepensionamento per evitare di vivere lo straziante scenario della fine di una tradizione millenaria; altri ancora hanno avuto degli incidenti sul lavoro: secondo il foglio d’ingresso al «glaciospedale» hanno riportato fratture multiple e scomposte dovute a rovinose cadute. In altre parole sono inciampati nel buco dell’ozono.
Lo scioglimento dei ghiacciai dovuto al surriscaldamento globale per effetto serra ha determinato la perdita di alcune migliaia di miglia quadrate del suo laboratorio con giocattoli, carta da regalo e nastri glitterati ormai irrecuperabili, dispersi nel Mar Glaciale Artico. Strano a dirsi, ma questo evento non costituisce un problema dato che la planimetria catastale dichiarata non era conforme alle reali dimensioni del laboratorio. Sono piccole truffe edili disseminate qui e là nel globo.
Forse da quest’anno sarebbe opportuno inviare, in busta chiusa, un vaglia o qualche banconota che valga a risanare le finanze artiche.
Tuttavia potete ancora scrivergli, anzi continuate a farlo. Continuate a credere nella magia del Natale. Sostenete la tradizione anche da adulti e con lo stesso calore di quando vi spingeva a realizzare quei sia pur piccoli progetti (addobbi, lavoretti, biglietti augurali, pellicole, la tavola elegantemente imbandita), ma densi di fede, gioia, entusiasmo, perspicacia.

domenica 7 dicembre 2014

Calligramma di Natale per gli allievi della Scuola Media “G. Santomauro”

A
voi
 io mi
 rivolgo
 poiché siete i
miei studenti, sia
pur per
un breve periodo.
Ci siam chiesti se siamo
amici o conoscenti ed abbiam
compreso che ci stiam cambiando la
vita a
vicenda. Mi avete
chiesto i compiti a casa ed
anche l’autografo. Chiunque seguisse
una nostra lezione crederebbe di trovarsi ai confini
della realtà
con un metodo di
insegnamento fuori dall’ordinario
ed un gruppo di allievi che non si affretta ad andar
via all’ora di uscita. Sono solita dire che il bravo insegnante
ricorda di
essere stato alunno:
un tempo anch’io ero seduta tra i
vostri banchi, sembra ieri, ma sono trascorsi ben
tre lustri. Ricordo che ammiravo i miei prof. ed oggi mi ritrovo
inaspettatamente ad emularne le «gesta». È una parola grossa? Non credo,
dato che ho
il compito di prepararvi
alla vita, infondere in voi il gusto dello
studio ed inculcarvi una parte di educazione. Se sto
facendo un buon lavoro, sarete voi a confermarmelo. A lezione
avete avanzato il desiderio di addobbare un albero di Natale con me ed io ho
pensato di esaudirvi con un calligramma natalizio a forma di abete. Come vedete, un obiettivo
può realizzarsi
in diverse
forme.
Affinché
il 2015 si
inauguri con l’auspicio di un sempre
maggiore impegno e diligenza
da parte vostra e pazienza
da parte mia, concludo
con un affettuoso
Buon Natale
Silvana Calabrese


martedì 2 dicembre 2014

La lunga attesa per ricevere la pergamena di laurea

     Al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro rivolgo una preghiera affinché possa alleviare la struggente attesa della pergamena di laurea. Screditata da chi asserisce che, una volta incorniciata, andrebbe ubicata nella toilette di casa. Molti altri smarriscono il bollettino utile a reclamare l’agognato diploma e si rassegnano a non ritirarlo mai. 
     Ho conseguito il titolo di laurea triennale nel luglio 2009, versando la somma di 52€ unita alla marca da bollo di 14,62€ che correda la domanda di rilascio della pergamena. La regola aurea è sempre stata quella di fare la propria parte versando il tributo subito, per poi aspettare tre anni, trascorsi i quali la segreteria… Qui viene il colpo di scena. Siamo nel 2012 e la segreteria mi ha informato che sono ancora alle prese con la consegna dei diplomi del 2006 e quindi occorrono altri tre anni per la gratificazione. I progressi del genere umano sono come i passi del mambo, prima in avanti e poi indietro. Se con le fotocamere digitali abbiamo inaugurato l’era della gratificazione immediata, il titolo di dottore ci mantiene nel limbo.
Le lacrime, poi, scendono come da un impianto difettoso quando i film ambientati negli Stati Uniti mostrano le cerimonie di diploma e di laurea: grandi aule, docenti e discenti indossano toga e tocco, si consegnano le pergamene, si pronunciano dei discorsi, si lanciano tutti i cappelli in cielo. Sentono di poter fare grandi cose e raggiungere la stessa quota dei berretti in aria. Mi verrà obiettato che in America le rette sono 20 volte superiori alle nostre. È vero. Ma in Italia mancherebbe comunque uno sforzo organizzativo che mai sarà alimentato dalle banconote. E gli studenti osservano il pagamento noto con la dicitura «costo diploma» con ampio anticipo, ma ormai si sono creati degli arretrati difficili da estinguere.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” 26 aprile 2012, p. 28.  
Pergamena di laurea triennale, conseguita nel 2009: tempo di attesa 4 anni.
Pergamena di laurea specialistica conseguita nel 2011: tempo di attesa 3 anni e 4 mesi.

giovedì 27 novembre 2014

Origami coi fiocchi!

     I fiocchi di carta realizzati con la tecnica degli origami sono un ornamento ideale e versatile. Essi infatti possono essere impiegati per scopi meramente ornamentali, ma anche come addobbi natalizi generici o da adagiare sui rami dell’albero di Natale. Possono inoltre essere applicati su di un pacco regalo per adornarlo e personalizzarlo.
     A differenza degli origami tradizionali, questo modello richiede l’utilizzo di forbici e colla, ma solo per le rifiniture.  
Può interessarti anche:   
- L’arte degli origami ovvero l’esercizio della manualità ;
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- Fuochi d'artificio ecosostenibili ;
- Origami 3D. Un serpente velenoso: il Cobra ;
- Origami 3D. Rana o rospo ;
Origami 3D. Il cigno ;
Origami 3D. Il pappagallo o pappagallino ;
Origami. Lucky stars - Stelline della fortuna ;
Origami. Albero di Natale con tovagliolo di stoffa ;
Ninfea sottobicchiere con tovagliolo ;
Origami presidenziali - Burattini da dita ;
Origami 3D. Tavolino elegante ;
Origami semplici: camicia con cravatta ;
Stella in rilievo ;
Paper fortune teller, cootie catcher, salt cellar, whirlybird, wigwam ;
Origami semplici: camicia con cravatta per auto .

mercoledì 26 novembre 2014

Fenomeni di erosione e costruzioni della fantasia

     Il caso del continente Mu.
     (Tratto dal libro Tutti i misteri sono risolti, pp. 90–92).
     Un’immersione casuale a sud del Giappone ha reso possibile la scoperta di un’enorme struttura di roccia a gradoni. L’archeologia subacquea ha il pregio di regalare immense emozioni. Si è ipotizzato che si trattasse dei resti del continente Mu, contrazione di Lemuria, presunto gemello di Atlantide ubicato nel Pacifico. Era il gemello di Atlantide in salute e in malattia, poiché si narra di un continente florido che raggiunse il massimo splendore. Scomparve senza lasciare traccia a causa di un cataclisma inaudito.
 
     Non si è fatto accenno ad un elemento naturale. L’acqua è abile a scolpire la roccia almeno quanto il vento.
In alto: roccia soggetta ad erosione eolica. Sardegna, Capo d'Orso.
In basso: piramidi di erosione tramite scorrimento delle acque.
Trentino-Alto Adige, Segonzano, altopiano del Renon.
     Vi sono delle analogie con il suddetto ritrovamento. Molti anni fa seguii un documentario che trattava temi di astronomia. I riflettori erano puntati su Marte, in particolare sul “volto di Marte”. Notai che il programma si abbandonò alle divagazioni più fantasiose tali da poter scrivere un intero manuale di storia su una remota civiltà marziana. Si citò la religione, gli inevitabili conflitti e per dare maggior risalto al fenomeno (ed incrementare l’audience) fu perfino individuata una somiglianza con la Sfinge. Ciò lasciava supporre l’esistenza di un’antica civiltà marziana più avanzata della nostra al punto da aver compiuto dei viaggi cosmici dalla Terra a Marte e viceversa per mezzo di strumentazioni straordinarie.
Volto di Marte immortalato dalla sonda Viking.
 

domenica 23 novembre 2014

“Resto umano”. Tratto da una storia vera

     Anna Paola Lacatena, Resto umano. Storia vera di un uomo che non si è mai sentito donna, Chinaski Edizioni, Genova 2014, pp. 174, euro 14,00.
     L’opera propone la ricostruzione di una storia vera. In realtà raggiunge obiettivi decisamente elevati. Partendo dalla dimensione del ricordo dell’autrice si giunge a rivisitare l’intera dimensione dell’infanzia della/del protagonista. Con la generosità propria dei racconti di vita la storia a noi donata, con spirito di profonda immedesimazione, rappresenta un prorompente stimolo alla sensibilità e alla tolleranza. Esattamente quello che occorre ad una società, come quella odierna, tanto avanzata quanto arretrata poiché preda dell’omofobia e della transfobia.
     Il testo è ripartito in due sezioni: una biografica, ma pregna di immedesimazione, ed una dedicata agli approfondimenti tematici frutto di una ricca bibliografia.
     Anna Paola si ritrova a scrivere di ciò che non ha vissuto personalmente. Un’occasione dalla duplice valenza di onore ed onere allo stesso tempo. Ma la rara virtù dell’immedesimazione che evidentemente caratterizza l’autrice, l’ha condotta a stilare un percorso identitario che un giorno potrà rivelarsi salvifico per qualcuno.
     La tematica affrontata è quella dell’identità, la cui costruzione trova la sua culla nel delicato periodo dell’infanzia, quel periodo di vita che col trascorrere degli anni si fa sempre più sfocato e a tratti quasi nitido. È in quel passato che ci ritroviamo a cercare risposte. Tutto ha origine nell’infanzia. Le esperienze dei primi anni di vita possono avere conseguenze sull’intera esistenza. Quell’infanzia che transita rapidamente è incastonata, suo malgrado, in un preciso ambiente educativo che ci lascia in dote la zavorra di ricordi ed impressioni indelebili, per sempre interiorizzate.
     L’infanzia può essere negata. Allo stesso modo l’identità può essere indefinita.
     La sessualità costituisce una componente identitaria, socialmente riconosciuta, che spesso entra in contrasto con la dimensione interiore. Michela esteriormente e Miki interiormente. È il destino a compiere di questi errori che sembrano tanto simili a dispetti? E a quale regista spetta l’attribuzione dei ruoli? Ci si può liberare da un ruolo assegnato se esso si rivela conflittuale rispetto alla parte più profonda di sé? Apparenza ed essenza sono colleghe che operano su livelli gerarchici differenti. E il genere si pone tra di esse esprimendo identificazione ed appartenenza. L’armonia è d’obbligo. Se manca va ricercata.
     Tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento si sono susseguiti i gender studies (studi di genere) che hanno preso in esame il tema del transgender. Si sono attuate anche numerose transizioni sessuali configuratesi come ripicca verso la vita ricevuta in dono. La verità è che nessuno studio o resoconto medico ha mai saputo dar voce al dolore interiore, a quell’agonizzante identità racchiusa in un corpo che non le appartiene. L’evasione da sé è un bisogno spontaneo ed immediato. Una reazione che ha bisogno di incontrare un soccorso affinché non vada smarrita la propria identità.
     L’omofobia, la transfobia, l’aberrazione sessuale sono divenute parole di uso comune che lasciano trasparire la massima intolleranza nei confronti di una realtà che siamo invece chiamati a conoscere e comprendere.
 

lunedì 17 novembre 2014

Dagli origami semplici agli… origami modulari

     Il livello avanzato degli origami è quello degli origami modulari. Come suggerisce la parola stessa, la tecnica si avvale di più moduli, ossia di un numero variabile di fogli di carta che dovranno essere piegati in serie ed in seguito assemblati. L’unione dei moduli è favorita dalla costituzione di apposite alette o tasche durante il processo di piegatura. Ne deriverà un’aderenza perfetta che fornirà un sostegno all’intero origami senza necessità di impiegare collanti.
     La struttura finale risulterà più grande, tridimensionale, solida e complessa e la complessità dell’origami è proporzionale alla durata della realizzazione.
     Nell’immagine: tetraedro, intersezione di due tetraedri, intersezione di tre tetraedri, intersezione di cinque tetraedri, icosaedro piramidato o stellato, stelle di diversi colori con sei moduli, stelle delle vostre squadre di calcio preferite. 
    
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- Origami. Albero di Natale con tovagliolo di stoffa ;
- Ninfea sottobicchiere con tovagliolo ;
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Origami 3D. Tavolino elegante ;
- Origami semplici: camicia con cravatta ;
- Stella in rilievo;
- Paper fortune teller, cootie catcher, salt cellar, whirlybird, wigwam;
- Origami semplici: camicia con cravatta per auto .

mercoledì 12 novembre 2014

Il ritrovamento di re Riccardo III in stile cold case

Riccardo III in un… parcheggio, la storia incrocia la modernità

È in perfetto stile cold case il ritrovamento delle spoglie di re Riccardo iii a Leicester, Inghilterra. Aveva la fama di sovrano spietato, oggi gli viene attribuito l’appellativo di «uomo del parcheggio». È doveroso un balzo temporale per spiegare la non casuale esumazione. Riccardo iii, nato nel 1452 ed appartenente alla dinastia Plantageneta (che include i casati di York e Lancaster), fu re d’Inghilterra dal 1483. Viste le vicende storiche, è dubbia la liceità dell’incoronazione dato che dopo la morte del fratello maggiore Edoardo iv, gli eredi ufficiali erano i nipoti dichiarati illegittimi da Riccardo e spediti nella Torre di Londra. Svanirono nel nulla e la cosa destò sospetti orientati verso la teoria dell’assassinio. Il trono fu dunque usurpato. Il regno conquistato con l’inganno ebbe vita breve: contro il re si sollevò una ribellione che culminò con la battaglia di Bosworth (1485) nella quale perì per mano di Enrico Tudor, il futuro Enrico vii d’Inghilterra, membro da parte di madre del casato di Lancaster. Con questa battaglia si concluse la guerra delle Due Rose (1455–1485 combattuta tra le due famiglie dei Lancaster e degli York). Di lui scrisse Shakespeare nel dramma storico Riccardo iii (1592). Il componimento ne dipinge vita e personalità con fosche pennellate: un personaggio negativo, malvagio, dal braccio avvizzito, andatura zoppicante e schiena ricurva, dopo la morte del quale avvenne la presa di potere definitiva dei Tudor. Descrizioni per secoli considerate inventate per rimarcare l’assenza di scrupoli del sovrano. Le circostanze della sua dipartita furono cruente come il suo temperamento: si narra che ricevette un colpo, alla base del cranio, che gli fu fatale. I suoi resti vennero sepolti nella chiesa dei Frati Grigi (Greyfriers Church). Nel 2012 l’Università di Leicester ha condotto indagini archeologiche individuando il sito della chiesa che oggi ospita un parcheggio sotterraneo. Una ricerca genealogica ha permesso di rintracciare l’ultimo discendente vivente in linea di sangue materna e di esaminarne un campione di dna mitocondriale (si tramanda dal lato materno e resta inalterato nelle generazioni), prelevato con un tampone orale. Sotto il coro della chiesa vi sono i resti del famigerato monarca che confermano le informazioni note: una lesione sulla parte posteriore del cranio e un rachide (colonna vertebrale) affetto da scoliosi evolutiva con curve accentuate che spiegano le gobbe unite a un’andatura claudicante. La datazione al carbonio 14 rivela che i resti risalgono al Quattrocento. Il suo volto è stato ricostruito in 3D.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 13 febbraio 2013, pag. 24.

giovedì 6 novembre 2014

Un abito di alta sartoria per la tua Barbie

     Commercializzata a partire dal 9 marzo 1959, Barbie è la bambola più venduta al mondo.
     Ha influenzato la cultura di massa, alimentato il collezionismo, fatto crescere il fatturato della casa di produzione e svolto numerose professioni.
     Le sono stati conferiti vari abiti ed accessori, ma per personalizzare e rendere unica la vostra Barbie dovreste puntare sull’alta sartoria.
     Bandendo il prêt-à-porter tipico della produzione in serie, privilegiate l’alta moda (haute couture) per la vostra bambola.
     Recuperate quel vecchio ferro del mestiere quotidianamente usato dalle nostre ave ed oggi riposto, anzi abbandonato in qualche angolo della casa. Mi riferisco all’uncinetto, uno strumento che consente creazioni stupefacenti. Munendovi di cotone e seguendo le istruzioni presenti nelle riviste a tema potrete creare con le vostre mani un guardaroba per Barbie. Familiarizzerete con nuovi termini come: catenella, maglia alta, maglia bassa e altri ancora. 
     Che aspettate, mettetevi al lavoro!
     Siate stilisti del vostro piccolo pezzo da collezione che da anni custodite gelosamente.

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venerdì 31 ottobre 2014

Zucca di Halloween intagliata

     Anche se non ci appartiene, la festività di Halloween ha permeato le nostre vite e l’intero sistema commerciale.
     L’industria dolciaria ha creato una vasta gamma di delizie a tema, ma c’è chi con fare artigianale si dedica all’intaglio delle caratteristiche zucche (Jack-o'-lantern).

     Procurate una zucca, tondeggiante o dalla forma allungata. Disegnate su di essa il volto spaventoso che in seguito verrà intagliato. Private la zucca del cappello ed iniziate a svuotarla con l’ausilio di coltello e cucchiaio. Il passaggio seguente prevede che si incidano occhi, naso e bocca servendovi di uno scavino. Il vostro personalissimo emblema di Halloween è quasi pronto, non resta che riporvi il cappello ed inserirvi una candela. L’effetto è più che eloquente.
     Arricchite ora la vostra tavola cucinando dei biscotti a forma di zucche, cappelli da strega e fantasmini.
     Poiché il fanatismo incombe, indossate anche voi una maschera! Quando i bambini del quartiere busseranno alla vostra porta per fare “dolcetto o scherzetto” resteranno stupiti e forse anche un po’ impauriti.

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