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lunedì 26 febbraio 2018

Le bizzarre previsioni del tempo ora digitali

C’è chi le segue sullo smartphone e chi le considera un appuntamento quotidiano in tv. Si tratta delle previsioni meteorologiche. Sono indispensabili per pianificare il lavaggio del bucato o per organizzare una gita fuori porta o semplicemente per sapere se è il caso di inforcare l’ombrello. Il meteo è anche qualcosa di più scientifico, ovvero uno studio delle condizioni atmosferiche mediante l’ausilio di sonde, strumenti e calcoli.
Ma le previsioni, si sa, possono sbagliare e molto presto il sole potrebbe sorgere più splendente che mai. Quanto alle previsioni sociali, dipende da noi fa subire sostanziali variazioni al tempo rendendo sporadici i rovesci. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 9 giugno 2014, p. 14.
Silvana Calabrese Blog La Scorribanda Legale

venerdì 23 febbraio 2018

La misteriosa scomparsa dei beni culturali

     Esiste un’urgenza che è avvertita nel campo dell’istruzione nel terzo millennio. L’allarme sociale è scattato in molti, anzi, troppi ambiti uno dei quali riguarda la conservazione dei beni culturali. Se la storiografia si è potuta espandere nel corso del tempo è merito degli Archivi e delle Biblioteche custodi di un ampio repertorio di materiale storico che può fornire agli studiosi uno spaccato delle epoche che furono, arricchendo sia gli studi di macro che quelli di micro storia.
Beni culturali Silvana Calabrese
     Il fronte della ricerca può vantare la presenza di una nuova generazione di studiosi. Questi si recano nei luoghi della memoria in cerca di antichi manoscritti che li condurranno a nuove scoperte o semplicemente al ritrovamento di tasselli che ben si inseriscono nel panorama storiografico.
     Sono ancora giovane, ma credo di poter affermare che non esiste nulla di più entusiasmante degli scavi archivistici. Così come posso sostenere che non v’è nulla di più esecrabile dei tagli attuati ai danni dell’istruzione, della ricerca e della conservazione dei beni culturali.
     I documenti che si possono reperire in archivio sono riconducibili a numerose tipologie, ma tutti antichi e preziosi poiché rappresentano le ultime tracce lasciateci dal passato. Mappe, cabrei, pergamene, incunaboli, catasti, atti, manoscritti rari e in unica copia costituiscono solo una parte del ricchissimo patrimonio culturale di cui il nostro paese è custode. Si tratta di materiale risalente a secoli lontani, si tratta di fonti scampate ad incendi, saccheggi e guerre. Hanno resistito allo scorrere inesorabile del tempo e all’incuria di chi li ha custoditi in precedenza. Oggi rischiano di scomparire per sempre a causa di decisioni governative che operano dei tagli pesanti, minando così le risorse utili al restauro di molti documenti deteriorati dal tempo, dall’umidità o dai tarli della carta.
     Questa realtà non può e non deve lasciarci imperturbati. È ora che l’Italia si decida a bandire gli sprechi concreti, che acquisisca la virtù della parsimonia e che non permetta alle fonti documentarie di sparire come se si trattasse della visione spettrale di un ectoplasma. Preserviamo la nostra memoria collettiva, ci occorre per mantenere integra la nostra identità sociale. 
     Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 28 aprile 2016, p. 32. 

martedì 20 febbraio 2018

Sul bus senza biglietto, A Firenze si può. Basta un sms

Silvana Calabrese Andy Warhol pop art Blog
     In virtù del principio in base al quale tutti possiedono un telefono cellulare e ne sono sempre muniti, a Firenze chi sale a bordo di un mezzo di trasporto pubblico urbano non avrà più scuse perché il biglietto ce lo si può procurare con un semplicissimo sms. Nella città in cui l’arte aleggia sotto forma di molecole nell’aria, si è pensato a un modo inequivocabile di ottenere il biglietto stringendo un accordo con i gestori di telefonia mobile Tim, Vodafone, Wind e a breve si aggregherà anche Tre Italia. Dal credito del vostro telefonino verrà sottratto il costo di un messaggio, che varia a seconda del gestore, e decurtato il prezzo del ticket pari a 1,20 euro. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il presidente Ataf (Azienda di Trasporto pubblico dell’Area Fiorentina) Filippo Bonaccorsi hanno presentato il servizio di Mobile Ticketing che consiste nell’inviare uno short message al numero 4880105 con il testo Ataf prima di salire sul mezzo pubblico; in pochi istanti arriva un messaggio di conferma che ha valore legale in caso di verifiche effettuate dai controllori.
     Firenze è stata la prima città in Italia ad aver attivato il servizio nei primi mesi del 2012 e già auspica la prossima innovazione: estendere alle compagnie telefoniche l’applicazione Ataf 2.0 scaricabile ed installabile sul cellulare per ottenere informazioni in tempo reale sulle linee di trasporto e sui tempi di arrivo. Tutto questo per rendere la città moderna, ma soprattutto per alleviare i disagi che spesso i servizi di trasporto pubblico arrecano all’utenza.
     Anche altre città hanno aderito all’iniziativa sia pur con modalità differenti. Presto anche i capoluoghi di provincia meridionali potrebbero decidere di sbarcare sul pianeta tecnologia. Soprattutto per abolire l’alibi di molti ragazzi e anche adulti, sorpresi senza biglietto o senza biglietto obliterato e che si appellano al malfunzionamento della macchina obliteratrice oppure alla penuria di biglietti in tabaccheria. Ponendomi dal fronte dei passeggeri invece, direi che l’evoluzione del servizio fiorentino, l’applicazione Ataf 2.0, risolverebbe non pochi problemi legati ai tempi di percorrenza e di arrivo delle vetture ad ogni fermata, specialmente nelle ore di punta e di rientro dopo una giornata lavorativa. 
     Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 20 giugno 2012, p. 20.

sabato 17 febbraio 2018

Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen

     Recensione: Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, Einaudi, Torino 2007, pp. 419.
Un’opera la cui pubblicazione è risultata travagliata e inizialmente anonima, divenuta poi un grande successo e giunta fino ai giorni nostri.
Nell’isola britannica sembra che la vita degli individui sia strettamente legata ad alcuni elementi: matrimonio, patrimonio, status sociale.
Il primo rappresenta una vera ossessione per chi abbia concepito prole di sesso femminile perché solo i figli maschi divengono eredi dell’intero patrimonio di una famiglia. L’unione coniugale consente di accrescere il patrimonio del nuovo nucleo, ma ben poco si può fare per un miglioramento dello status sociale.
Orgoglio e pregiudizio Jane Austen Silvana Calabrese
La vita sociale nel Settecento era circoscritta ai ricevimenti ed alle feste da ballo organizzati dai parenti o dalle famiglie del vicinato. Lo scopo era uno e uno solo (e le rivalità molteplici): permettere ai celibi, del posto o in visita, e alle nubili di fare nuove conoscenze perché …«è un fatto universalmente noto», come note sono le rendite annuali di ciascuna famiglia del Regno.
L’opera non propone soltanto le sospettabili dinamiche matrimoniali, ma si concentra sulla fitta trama che può derivare dall’unione tra orgoglio e pregiudizio.
All’epoca era piuttosto evidente l’impazienza che le donne avessero nell’accasarsi e i rampolli non ne erano all’oscuro: sapevano bene che sarebbero stati graditi all’altro sesso e che una loro proposta di matrimonio non avrebbe mai ricevuto un rifiuto. Dal loro canto, le fanciulle assumevano perfino comportamenti esasperanti pur di ottenere pubblici consensi e far risultare gradita la loro presenza.
La lettura del romanzo della Austen rende spontanei dei paragoni con il nostro tempo, specialmente in merito ai rapporti uomo-donna. Oggigiorno si fa ricorso all’espressione «dispersione di attenzione» dato che i corteggiamenti sono limitati, a volte inesistenti, e se una fanciulla respinge un giovanotto, quest’ultimo non perde tempo a trovare una valida alternativa. Nel Settecento invece la ritrosia di una donna di fronte ad una seria proposta di matrimonio contribuisce a renderla amabile, inoltre è una consuetudine quella di respingere l’uomo di cui ha sempre avuto in mente di accettare la proposta, che spesso si ripete per più volte. Tuttavia all’uomo che veniva seriamente rifiutato dalla presunta amata non mancavano certo nuove occasioni per ottenere un consenso da un’altra donna il cui patrimonio ed il cui status sociale fossero pari o superiori rispetto alla precedente.
Tutto questo sembra dare per scontato il sentimento dell’amore che non ha nulla di meccanico o premeditato, ma è spontaneo, lento, graduale, a volte latente come il crescere nella stima dell’altro senza accorgersene e senza che l’altro se ne accorga fino a quando l’attrazione raggiunge l’evidenza. È in questa sfumatura che si colloca il reciproco ma dapprima ruvido sentimento che si instaura tra i protagonisti: Elizabeth e Darcy. I loro rispettivi patrimonio e status sociale di certo non si eguagliavano, erano però simili in fatto di orgoglio e pregiudizi.
La critica che dal 1813 (anno di pubblicazione del volume) si è concentrata sull’opera conviene, unanime, su un aspetto, quello di attribuire a Darcy l’orgoglio di classe, mentre a Elizabeth il pregiudizio nei suoi confronti. Io me ne discosto associando l’orgoglio anche a Lizzy. Si tratta di un orgoglio legato alla classe inferiore, consapevole di esserlo e incapace di nasconderlo a causa delle eccessive esuberanze della madre in pubblico. Chi appartiene ad una classe inferiore, ma cura e controlla i propri comportamenti, il proprio portamento, intensifica la propria cultura ed ha modi cortesi ma non ingenui, non ammette atteggiamenti superbi nei propri confronti.
Anche il pregiudizio è comune a entrambi i protagonisti e affonda parte delle sue radici nell’orgoglio personale e di classe.
Elizabeth prova delle antipatie verso Darcy scaturite dall’opinione che la gente ha di lui (infatti la sua reputazione lo aveva preceduto alla festa da ballo in cui incontrò Elizabeth) e acuite dal giudizio espresso da lui troppo in fretta e incautamente, al punto da essere udito dalla protagonista, sul suo essere appena passabile.
Darcy considera negativamente la famiglia di Elizabeth sia per lo status sociale nettamente inferiore che per i modi poco controllati della madre di lei e per la condotta poco ortodossa delle figlie minori della famiglia Bennet. Inoltre elabora delle personali congetture basate solo e unicamente sull’apparente freddezza di sentimenti di Jane, sorella di Lizzy, nei riguardi del suo amico Bingley. Il suo saldo ascendente sull’amico, unito all’apparenza osservata contribuiranno poi ad allontanare la giovane coppia. Ma sarà poi la stima e l’amore per la donna difficile da conquistare che lo indurranno a meditare sui suoi errori e a constatare la correttezza di alcuni dei pregiudizi che però vale la pena di accantonare perché l’affinità caratteriale è troppo forte.
Deporrà il suo innato orgoglio come fosse l’unica arma capace di difenderlo nelle metaforiche lotte quotidiane e aprirà il suo cuore a Elizabeth, inizialmente stupita e ancora di più preda dei suoi incrollabili rancori verso Darcy.
Le presenterà una lunga lettera di scuse in cui svelerà la vera identità di Wickham anche a costo di confidarle un fatto, fino a quel momento tenuto segreto, e che se divulgato avrebbe irrimediabilmente infranto la reputazione di sua sorella Georgiana, la quale a quindici anni acconsentì al progetto di una fuga d’amore con il venale Wickham.
Porrà rimedio alla perdita di onorabilità di Lydia, la minore delle Bennet, fuggita con Wickham, falsamente intenzionato a sposarla. Corrompendolo con la promessa di estinguerne i debiti fino a quel momento accumulati, lo convinse a sposarla.
Contribuirà anche a rinsaldare l’unione tra il suo amico Bingley e Jane, da sempre fatti per stare insieme.
Assumerà modi gentili, quasi inverosimilmente attribuibili alla figura del Darcy che la gente ha imbastito. Cercherà di piacere agli zii di Elizabeth, i signori Gardiner, trattandoli come suoi pari. 
L’effetto prodotto dalle azioni di Darcy sarà quello di abbattere tutti i pregiudizi di Elizabeth nei suoi confronti. E la sua seconda proposta non può che essere accolta con gioia di Elizabeth e stupore del padre ignaro dell’evoluzione dei sentimenti della secondogenita nei confronti di Darcy.

mercoledì 14 febbraio 2018

Intagli di frutta e verdura. Pinguini con melanzane

Decorazioni con i prodotti della natura. Pinguini con le melanzane 
Indovinello: qual è la differenza tra un pinguino ed una melanzana?
Risposta: nessuna. 
Se c’è un ortaggio che si presta a trasformarsi in pinguino, si tratta della melanzana. 
Intagli Carvings frutta e verdura pinguini melanzane Silvana Calabrese - Blog
L'articolo fa parte della sezione "Intagli di frutta e verdura"
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domenica 11 febbraio 2018

Gli esami non finiscono mai. Brevi consigli per gli studenti

L’esame di licenza elementare… sono trascorsi molti anni, ma lo ricordo ancora e se potessi tornare indietro lo sosterrei nuovamente. Ricordo che si parlava di camomilla come efficace rimedio per l’ansia, un termine che però a dieci anni si ignora completamente.
L’Esame di licenza elementare era un esame interdisciplinare esistente fino all’anno scolastico 2004-2005 e permetteva il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado. È stato eliminato con la Riforma Moratti, dal nome di Letizia Moratti che dal 2001 al 2006 ha ricoperto la carica di Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Nel 1973 Eduardo De Filippo ha scritto una commedia il cui titolo, «Gli esami non finiscono mai», è diventato un modo di dire molto popolare che alla luce della riforma potrebbe finire irrimediabilmente nell’oblio.
Esami scuola vita Silvana Calabrese
L’importanza dell’esame ora abolito non riguardava l’esposizione dei contenuti in sé, ma si trattava di un simbolo fondamentale per gli infanti: impegnarsi in vista del superamento di una difficoltà. Tale ostacolo è del tutto irrilevante in quella fascia d’età, ma costituiva un elemento preparatorio per i futuri “esami” della vita: interrogazioni, verifiche scritte, compiti in classe, esami di stato, test di ammissione, dissertazione di tesi di laurea, colloquio di lavoro, esposizione di un progetto, audizioni.
I più piccoli sono inebriati dall’esenzione concessa loro, ma quando dovranno affrontare le prime interrogazioni della scuola media e l’esame di fine triennio, li interpreteranno come ostacoli insormontabili e saranno privi di quella preparazione psicologica inconsciamente acquisibile dall’esame di licenza elementare.
Per quanti si accingono a sostenere prove, sono desiderosa di dispensare qualche consiglio per affrontarle, essendomi accomodata per molti anni sugli spalti studenteschi e successivamente anche in commissione.
Oltre a mangiare sano e a riposare bene (per i latini valeva il detto «mens sana in corpore sano») affrontate lo studio di una disciplina cercando di comprendere i nessi esistenti tra gli avvenimenti. Ricordate che la comprensione batte la memoria. Ogni singola parola va scandita, evitando di parlare velocemente. Siate padroni del vostro discorso, dunque non avversate verbalmente il docente. Il consiglio da 24 carati è quello di immaginare di rivolgervi a persone che siano inferiori rispetto a voi per età e cultura, perché questo vi renderà molto più chiari, esaustivi e convincenti. Buon lavoro. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 18 aprile 2016, p. 12. 

giovedì 8 febbraio 2018

Battere l’evasione fiscale: un suggerimento dal XV secolo

Mi è rimasto impresso uno dei discorsi del Presidente del Consiglio Mario Monti quando ancora si stava riflettendo su come porre rimedio alla difficile situazione del nostro paese. La curva dell’attenzione del pubblico a casa stava precipitando inesorabilmente, colpa dei lunghi discorsi, ma subì un’impennata al suono delle parole «l’ultimo punto, ma enormemente importante». L’ultimo aspetto che l’onorevole avrebbe affrontato riguardava la funesta questione dell’evasione fiscale, il nostro ottavo peccato capitale.
Evasione fiscale rimedio Silvana Calabrese - Blog
Forse si è trattato di una strategia comunicativa del premier, dato che è stato dimostrato che la nostra mente elabora un percorso periferico che induce a ricordare meglio la prima o l’ultima parte di un discorso. Rispettivamente si parla di effetti primacy e recency.
L’evasione sottrae alle casse dell’erario forse alcuni miliardi di Euro. I miei dati sono assolutamente vaghi, ma le certezze subentrano nel caso della lotta all’evasione fiscale. Con tante manovre riusciremo a sopraffare l’evasione? Siamo mai riusciti realmente ad attuarla (la lotta intendo)?
Io ricordo un sistema. Fu adottato nel remotissimo Catasto fiorentino del 1427. Lo si ricorda come un catasto completo e laborioso. Si tratta di un censimento dell’intera popolazione sottoposta alla giurisdizione della Repubblica. Oltre Firenze, le principali città incluse nella rilevazione furono Pistoia, Prato, Arezzo, Pisa, per un totale di circa 260.000 persone. Registra meticolosamente beni mobili ed immobili dei quali fornisce una stima. L’obiettivo è avere una base per stabilire le tasse, l’imponibile. Si verificava la sincerità delle dichiarazioni per mezzo di opportuni sopralluoghi presso i contribuenti sospetti. Coloro che non ottemperavano agli obblighi fiscali venivano colpiti con pesanti pene e perdevano ogni diritto di fronte alla giustizia civile e penale.
Al fine di scoprire gli evasori, gli amministratori del catasto invitarono ogni cittadino a denunciare il prossimo. Fecero collocare delle cassette o tamburi nelle piazze e nelle chiese per raccogliervi le denunce. Se il notificator (la persona che dichiarava esserci stata una frode fiscale) rivelava la propria identità, riceveva un quarto del valore del bene che era stato nascosto al fisco. La pratica fu così incentivata e il sistema risultò efficace. Nel XXI secolo potremmo riprovarci? Per ora lasciamo che ci pensino Serpico e la Spending Review. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 21 febbraio 2014, p. 18.

lunedì 5 febbraio 2018

La barzelletta fiscale: l’evasore, l’esente e il francese

È ora di smetterla con le barzellette sui carabinieri: non sarebbe rispettoso dato che alcuni di loro perdono la vita eroicamente. E ormai sono passate di moda anche le barzellette che iniziano con «ci sono un italiano, un inglese e un francese»: siamo sufficientemente globalizzati da aver raggiunto un buon livello di maturità cosmopolita. Una nuova tipologia di «racconti da ombrellone» (modo in cui mi piace definire le storie ridicole e contraddittorie da narrare in spiaggia) può essere costituita da due coprotagonisti: l’esente e l’evasore.
Evasione fiscale Silvana Calabrese Blog
L’esente è colui il quale si è dimostrato totalmente incapace di sedurre l’ipovedente Fortuna. L’esente in genere coincide col disoccupato o con chi ha un reddito basso. Viene apostrofato come «parassita dello Stato» poiché è a questa entità giuridica che egli si rivolge per ottenere esenzioni in merito a tasse, visite mediche, prescrizioni farmaceutiche. Ma tali agevolazioni richiedono la pazienza dell’attesa, perché lunghe sono le code per ritirare attestazioni e certificazioni del proprio precario stato economico.
Un personaggio di grande interesse è l’evasore che spesso indossa la maschera dell’esente. L’evasore non è povero (lo è nell’animo), ma ove possibile si crea sempre delle circostanze per fare sue delle agevolazioni alleggerendo i già anoressici fondi statali. L’evasore ha un credo secondo cui le tasse sono una punizione e le bollette una tegola sulla testa. Girano per la città a bordo di auto di grossa cilindrata e dichiarano meno del reddito effettivo. Forse sono deboli in matematica. Ma paradossale sarebbe il caso di docenti che insegnano la storia dei mass media o dell’evoluzione del giornalismo per poi violare deliberatamente l’art. 27 della Legge n. 223 del 6 agosto 1990, anche nota come Legge Mammì (Norme sul canone di abbonamento). Ne viene fuori una débâcle delle materie umanistiche.
Passiamo al francese: – Vous parlez français? – Non.
E allora? In questa barzelletta moderna l’evasore e l’esente non si accompagnano al francese perché quest’ultimo serviva solo a echeggiare le barzellette vecchio stampo.
Questa tuttavia è una storia senza dimora cronologica come dimostrerebbe la riesumazione del Catasto Onciario o Carolino, quel documento di natura fiscale redatto tra il 1753 e il 1754 al fine di garantire un’equa ripartizione del carico fiscale affinché «i pesi (tasse) siano con uguaglianza ripartiti, e che il povero non sia caricato più delle sue deboli forze ed il ricco paghi secondo i suoi averi». Le tasse gravarono ugualmente sugli umili ed i beni feudali furono esentati. 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 5 febbraio 2012, p. 12.

venerdì 2 febbraio 2018

Mamma, papà… da dove vengono i bambini?

Facile diventare genitori, ma esserlo è difficile
Questo articolo non ha controindicazioni e può essere letto senza censure da grandi e piccini. È fin troppo semplice diventare genitori, ma esserlo è ben più complicato e se ne prende coscienza di fronte alla domanda ingenua o sorniona del bimbo: da dove vengono i bambini? La mamma arrossisce e il babbo impallidisce, specie se a chiederlo è la figlia femmina. Voi genitori siete pronti a confondere le idee ai figlioletti istigandoli ad approfondire l’argomento e i piccoli devono destreggiarsi fra bizzarri racconti come quello della cicogna che solca i cieli e da alta quota lascia cadere i teneri fagotti. Poi c’è la versione dei bambini che si trovano sotto i cavoli, ecco perché in alcuni asili vi sono invasioni di pidocchi! Una storia spezzata che si interrompe nei campi è quella delle api e dei fiori, è difficile intravedere un legame col concepimento. Di matrice giovanile è la narrazione delle vicende di Barbie e Ken; non c’è da sorprendersi se poi i bambini spogliano tutte le loro bambole! Un racconto d’élite è quello del babbo che inserisce i semini nella pancia della mamma, ma crolla la coerenza se il papà non ha il pollice verde. Basterebbe poco per dire la verità: i bambini sono il frutto di atti di dubbia moralità. Non capirebbero, ma smetterebbero col terzo grado. Il problema vero è che la risposta completa sono in pochi a conoscerla. Mi cimento io.
Concepimento fecondazione Silvana Calabrese blog
Nel lontano 1600 uno scienziato scoprì che i papà hanno dei girini (non ci è dato sapere come se li procurò) e diede alla loro coda un nome che sembrò un pronostico: flagello, infatti esso è sinonimo di disgrazia… che ci ha portati a essere 7 miliardi. Dunque, la mamma ha un ovetto (in realtà ne ha molti ma la parsimonia la induce a usarne uno al mese) e il babbo dispone di un piccolo esercito di girini in cerca di quell’ovetto. Non occorre studiare economia per osservare la netta sproporzione tra domanda e offerta. Come dice il profeta Gianni Morandi nella canzone, «uno su mille ce la fa». Un solo girino si associa all’ovetto e… indietro non si torna. Da questa specie di fusione aziendale anche detta «miracolo della vita» nasce una cellula che cresce e si sviluppa, lo zigote. La pronuncia di questo termine, articolata al punto da corrugare il viso, è un presagio. Suggerisce che entro 9 mesi giungerà a casa un tenero salasso finanziario chiamato bebè. Una ricerca di alcuni anni fa segnalava che accudire un bambino da 0 a 18 anni vuol dire affrontare una spesa pari a 300.000 euro. Una cifra da incubo e anche da aggiornare perché fino ad ora non ho mai visto un giovane che appena terminati gli studi riesca ad emanciparsi dalla propria famiglia, la metaforica cellula alla quale restano legati anche oltre i 40 anni. Tutto chiaro? 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” 5 febbraio 2015, p. 24.