Facile
diventare genitori, ma esserlo è difficile
Questo articolo
non ha controindicazioni e può essere letto senza censure da grandi e piccini.
È fin troppo semplice diventare genitori, ma esserlo è ben più complicato e se
ne prende coscienza di fronte alla domanda ingenua o sorniona del bimbo: da
dove vengono i bambini? La mamma arrossisce e il babbo impallidisce, specie se
a chiederlo è la figlia femmina. Voi genitori siete pronti a confondere le idee
ai figlioletti istigandoli ad approfondire l’argomento e i piccoli devono
destreggiarsi fra bizzarri racconti come quello della cicogna che solca i cieli
e da alta quota lascia cadere i teneri fagotti. Poi c’è la versione dei bambini
che si trovano sotto i cavoli, ecco perché in alcuni asili vi sono invasioni di
pidocchi! Una storia spezzata che si interrompe nei campi è quella delle api e
dei fiori, è difficile intravedere un legame col concepimento. Di matrice
giovanile è la narrazione delle vicende di Barbie e Ken; non c’è da sorprendersi
se poi i bambini spogliano tutte le loro bambole! Un racconto d’élite è quello
del babbo che inserisce i semini nella pancia della mamma, ma crolla la
coerenza se il papà non ha il pollice verde. Basterebbe poco per dire la verità:
i bambini sono il frutto di atti di dubbia moralità. Non capirebbero, ma
smetterebbero col terzo grado. Il problema vero è che la risposta completa sono
in pochi a conoscerla. Mi cimento io.
Nel lontano
1600 uno scienziato scoprì che i papà hanno dei girini (non ci è dato sapere
come se li procurò) e diede alla loro coda un nome che sembrò un pronostico:
flagello, infatti esso è sinonimo di disgrazia… che ci ha portati a essere 7
miliardi. Dunque, la mamma ha un ovetto (in realtà ne ha molti ma la parsimonia
la induce a usarne uno al mese) e il babbo dispone di un piccolo esercito di
girini in cerca di quell’ovetto. Non occorre studiare economia per osservare la
netta sproporzione tra domanda e offerta. Come dice il profeta Gianni Morandi
nella canzone, «uno su mille ce la fa». Un solo girino si associa all’ovetto e…
indietro non si torna. Da questa specie di fusione aziendale anche detta
«miracolo della vita» nasce una cellula che cresce e si sviluppa, lo zigote. La
pronuncia di questo termine, articolata al punto da corrugare il viso, è un
presagio. Suggerisce che entro 9 mesi giungerà a casa un tenero salasso
finanziario chiamato bebè. Una ricerca di alcuni anni fa segnalava che accudire
un bambino da 0 a
18 anni vuol dire affrontare una spesa pari a 300.000 euro. Una cifra da incubo
e anche da aggiornare perché fino ad ora non ho mai visto un giovane che appena
terminati gli studi riesca ad emanciparsi dalla propria famiglia, la metaforica
cellula alla quale restano legati anche oltre i 40 anni. Tutto chiaro?
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno” 5 febbraio 2015, p. 24.
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