Mi è rimasto
impresso uno dei discorsi del Presidente del Consiglio Mario Monti quando
ancora si stava riflettendo su come porre rimedio alla difficile situazione del
nostro paese. La curva dell’attenzione del pubblico a casa stava precipitando
inesorabilmente, colpa dei lunghi discorsi, ma subì un’impennata al suono delle
parole «l’ultimo punto, ma enormemente importante». L’ultimo aspetto che
l’onorevole avrebbe affrontato riguardava la funesta questione dell’evasione
fiscale, il nostro ottavo peccato capitale.
Forse si è
trattato di una strategia comunicativa del premier, dato che è stato dimostrato
che la nostra mente elabora un percorso periferico che induce a ricordare
meglio la prima o l’ultima parte di un discorso. Rispettivamente si parla di
effetti primacy e recency.
L’evasione
sottrae alle casse dell’erario forse alcuni miliardi di Euro. I miei dati sono
assolutamente vaghi, ma le certezze subentrano nel caso della lotta
all’evasione fiscale. Con tante manovre riusciremo a sopraffare l’evasione? Siamo
mai riusciti realmente ad attuarla (la lotta intendo)?
Io ricordo un
sistema. Fu adottato nel remotissimo Catasto fiorentino del 1427. Lo si ricorda
come un catasto completo e laborioso. Si tratta di un censimento dell’intera
popolazione sottoposta alla giurisdizione della Repubblica. Oltre Firenze, le
principali città incluse nella rilevazione furono Pistoia, Prato, Arezzo, Pisa,
per un totale di circa 260.000 persone. Registra meticolosamente beni mobili ed
immobili dei quali fornisce una stima. L’obiettivo è avere una base per
stabilire le tasse, l’imponibile. Si verificava la sincerità delle
dichiarazioni per mezzo di opportuni sopralluoghi presso i contribuenti
sospetti. Coloro che non ottemperavano agli obblighi fiscali venivano colpiti
con pesanti pene e perdevano ogni diritto di fronte alla giustizia civile e
penale.
Al fine di
scoprire gli evasori, gli amministratori del catasto invitarono ogni cittadino
a denunciare il prossimo. Fecero collocare delle cassette o tamburi nelle piazze e nelle chiese per raccogliervi le
denunce. Se il notificator (la persona che dichiarava esserci stata una frode
fiscale) rivelava la propria identità, riceveva un quarto del valore del bene
che era stato nascosto al fisco. La pratica fu così incentivata e il sistema risultò efficace. Nel XXI secolo
potremmo riprovarci? Per ora lasciamo che ci pensino Serpico e la Spending
Review.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
21 febbraio 2014, p. 18.
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