L’esame di
licenza elementare… sono trascorsi molti anni, ma lo ricordo ancora e se
potessi tornare indietro lo sosterrei nuovamente. Ricordo che si parlava di
camomilla come efficace rimedio per l’ansia, un termine che però a dieci anni
si ignora completamente.
L’Esame di
licenza elementare era un esame interdisciplinare esistente fino all’anno
scolastico 2004-2005 e permetteva il passaggio dalla scuola primaria alla
scuola secondaria di primo grado. È stato eliminato con la Riforma Moratti, dal
nome di Letizia Moratti che dal 2001 al 2006 ha ricoperto la carica di Ministro
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Nel 1973
Eduardo De Filippo ha scritto una commedia il cui titolo, «Gli esami non
finiscono mai», è diventato un modo di dire molto popolare che alla luce della
riforma potrebbe finire irrimediabilmente nell’oblio.
L’importanza
dell’esame ora abolito non riguardava l’esposizione dei contenuti in sé, ma si
trattava di un simbolo fondamentale per gli infanti: impegnarsi in vista del
superamento di una difficoltà. Tale ostacolo è del tutto irrilevante in quella
fascia d’età, ma costituiva un elemento preparatorio per i futuri “esami” della
vita: interrogazioni, verifiche scritte, compiti in classe, esami di stato,
test di ammissione, dissertazione di tesi di laurea, colloquio di lavoro,
esposizione di un progetto, audizioni.
I più piccoli
sono inebriati dall’esenzione concessa loro, ma quando dovranno affrontare le
prime interrogazioni della scuola media e l’esame di fine triennio, li
interpreteranno come ostacoli insormontabili e saranno privi di quella
preparazione psicologica inconsciamente acquisibile dall’esame di licenza
elementare.
Per quanti si
accingono a sostenere prove, sono desiderosa di dispensare qualche consiglio
per affrontarle, essendomi accomodata per molti anni sugli spalti studenteschi
e successivamente anche in commissione.
Oltre a
mangiare sano e a riposare bene (per i latini valeva il detto «mens sana in
corpore sano») affrontate lo studio di una disciplina cercando di comprendere i
nessi esistenti tra gli avvenimenti. Ricordate che la comprensione batte la
memoria. Ogni singola parola va scandita, evitando di parlare velocemente.
Siate padroni del vostro discorso, dunque non avversate verbalmente il docente.
Il consiglio da 24 carati è quello di immaginare di rivolgervi a persone che
siano inferiori rispetto a voi per età e cultura, perché questo vi renderà
molto più chiari, esaustivi e convincenti. Buon lavoro.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
18 aprile 2016, p. 12.
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