Ritenete che
il turismo sia l’unico settore che non conosce recessione? Siete in errore. Esiste
un altro ambito che con la crisi non ha nulla a che vedere: si tratta della
paura. Stilare un elenco delle fobie classificate non è un’operazione rapida e
quasi ogni giorno nasce una nuova fobia. La definizione di fobia è «paura
eccessiva, che appare irrazionale e immotivata, per qualche particolare tipo di
oggetto o situazione» ed è con lo stesso stile immotivato, che una nuova
specifica paura dilaga nella società come la moda.
All’incirca 15 anni fa le
compagnie telefoniche decisero di rispondere alla fantasia umana della chiaroveggenza
lanciando in commercio un simpatico apparecchietto, il «chi è» altrimenti detto
«indovino», il cui funzionamento era legato all’attivazione di un servizio
oneroso, l’«identificativo del chiamante». Analogamente al display del
cellulare e del cordless, questo magico apparecchio permetteva di visualizzare
il numero di telefono di chi ci stava chiamando, così da consentire al
ricevente di declinare la telefonata in entrata nel caso di antipatia verso il
mittente. Poiché ogni nuovo sistema attira su di sé delle astuzie, si ideò
l’opportuno raggiro: anteponendo al numero da comporre la sequenza #31# ci si
poteva rendere invisibili agli occhi di qualsiasi «indovino» trasformando il
proprio numero in «privato», «riservato» o «anonimo». La reazione immediata era
di stupore e di enorme curiosità da appagare sollevando la cornetta e correndo
il rischio di dover colloquiare anche con un seccatore. Oggi chiunque non
risulti inserito in rubrica telefonica per scelta o per aver contratto un
abbonamento con altri gestori telefonici diviene un numero privato. I
«riservatofobici» compiono i primi passi proprio qui. C’è chi evita di
rispondere o chi apre la chiamata ma tace oppure scandisce qualche sibilo con
voce tremolante e quando identifica l’altro lo rimprovera per aver utilizzato
il numero «che non appare». Non è chiaro il motivo di tali atteggiamenti, non a
caso le fobie sono irrazionali, ma se interrogati sulla stravaganza i paurosi
affermano che potrebbe trattarsi di un molestatore seriale come quegli
impiegati dei call center che a ogni ora del giorno devono propinare un
servizio. Qualcuno non ha saputo dire di no ed è stato irretito in uno di quei
contratti facenti capo ad un’azienda elettrica surrogato che sottrae clienti
alla principale. Io sorrido di tutto questo perché mi sembra che: le donne
temano che un pronto possa metterle incinte; i lavoratori autonomi sospettino
della finanza; i coniugati paventino la rappresaglia della propria amante; i
pensionati provino timore per la scoperta di un figlio illegittimo che mira
alla sua parte di eredità! Non siate ridicoli, ma temerari… alzate la cornetta!
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 11 settembre 2014, p. 24.
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