Recensione: Barbara
Cappi, La lettera che non ti ho
mai scritto. Il romanzo di «C’è posta per te», Mondadori, Milano 2016, pp.
200, € 17,00.
In un mondo dove la frenesia dilaga, c’è un bisogno latente
che abita i meandri della nostra anima. Si tratta dell’umana necessità di
fermarci a riflettere sulla nostra vita, sui nostri affetti passati e presenti,
sulle sofferenze che scalfendoci ci hanno resi più tenaci o sulle gioie che
hanno spalancato la nostra mente e il nostro cuore su un panorama di sensazioni
per le quali è lecito chiedersi: come ho fatto finora a vivere senza di esse?
Purtroppo però, non tutti i cammini di vita ricevono delle
svolte e ci si ritrova a vivere un’esistenza che pare estendere il tempo
rendendolo stagnante. Così l’attesa di un evento che potrebbe cambiare le cose
contrae le membra di chi ha imparato a conoscere la solitudine e ad essa si è
abituato.
Eppure il piccolo schermo televisivo protende verso di noi
una mano fraterna, a tratti amorevole, che sia pur temporaneamente ci trae in
salvo e ci dona emozioni e commozione. Terminata la trasmissione ci si ritrova
al punto di partenza, ma con una carica motivazionale inaspettata. Questo è uno
dei pregi del programma “C’è posta per te” che, come fosse un iceberg, ci mostra
solo una piccola parte emersa. Ma a rendere possibile la sua realizzazione vi è
una folta schiera di collaboratori che operano senza sosta per offrire agli
spettatori un pizzico di ciò di cui hanno tanto bisogno. Com’è la vita dietro
le quinte di uno dei programmi Tv più amati? È duro lavoro, ma anche un’esperienza
senza fine che si rinnova ogni volta che un ospite giunge in redazione con una
storia da raccontare, storia che garantisce emotività ed enfasi e che sfiora le
delicate corde dell’anima in una melodia in grado di farci fluttuare. Barbara Cappi
è una delle collaboratrici che da anni salpa sul veliero di “C’è posta per te”,
si affida al timoniere Maria De Filippi e, in una magnifica avventura, fa rotta
verso storie pregne di sentimenti profondi.
Una busta da aprire e una lettera sono le basi della
trasmissione che rievoca un periodo in cui gli scambi epistolari imbastivano
relazioni tra la gente. Oggi rappresentano l’ultima speranza per recuperare un
rapporto incrinato, per riconciliare anime un tempo unite, per riesumare amori
anteguerra o anche solo per esprimere gratitudine e riconoscenza.
In quindici anni di attività si sono avvicendate molte
storie. Sono state selezionate le più toccanti per dare alla luce il primo
romanzo del programma che ha per protagonista Anna, la sarta della
trasmissione. Le quinte di “C’è posta per te” sono la sua linfa vitale poiché fuori
dagli studi la attende la solitudine di una vita vuota e provata da vicende
personali dolorose. Dalla sua vita non ha più nulla da aspettarsi, questo
almeno è quello che crede perché le è toccata la fortuna di vivere le vite
degli altri ascoltandole con ardore mentre svolge il suo mestiere. Non ha mai
scritto una lettera come quelle che vengono recapitate in redazione. La sofferenza
l’ha bloccata isolandola ulteriormente, ma forse il rivivere le storie degli
ospiti unito alle sue abilità sartoriali potrebbero ricucire ognuna di quelle
ferite emotive che solo la vita a volte sa infliggere.
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