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martedì 16 giugno 2015

Storia sociale dell’Italia moderna

Recensione: Giovanna Da Molin, Storia sociale dell’Italia moderna, Editrice La Scuola, Brescia 2014, pp. 313, € 21,50. 
     Negli anni ’30 del Novecento la storiografia tradizionale ha subito una rivoluzione. Dall’influenza esercitata da Marc Bloch la storia è divenuta incontro di stimoli derivanti da altre discipline: geografia, demografia, antropologia, psicologia, sociologia, statistica, economia, medicina. È così sorta una fioritura di studi ed indagini orientate verso percorsi di ricerca fino ad allora inesplorati. È nata la storia sociale, rinnovata nel suo modo di narrare il passato. La storiografia degli eventi politici e militari ha ceduto il passo ad un modello di storia che analizza gli aspetti di vita sociale e focalizza l’attenzione sull’uomo.
     Ora le discipline si fondono e le fonti si intrecciano in un ampliamento storiografico che coinvolge documenti ecclesiastici, notarili, fiscali, giudiziari, letterari, iconografici, privati.  
     Gli scavi archivistici risultano pregni di sfumature che portano all’attenzione degli studiosi nuove tematiche: infanzia, alimentazione, condizioni abitative, emarginazione, indigenza, cultura di genere. Ma il pregio più grande che si deve alla storia sociale è l’aver strappato dall’anonimato storico la vita di intere comunità.
     L’opera intende riproporre l’itinerario di storia sociale della Penisola italiana d’età moderna. Il viaggio inizia prospettando quantitativamente l’evoluzione demografica della popolazione italiana evidenziandone i meccanismi demografici di ancien régime. Segue l’analisi degli stili di vita legati alle condizioni igieniche e alimentari. Lo stato di salute era costantemente minato dalla mancanza di igiene e dagli scompensi nutrizionali che esponevano a gravi malattie come la pellagra.
     In età moderna si conviveva con carestie e terribili flagelli endemici ed epidemici che accentuavano la caducità della vita. Malaria, peste, colera, tifo, tifo petecchiale, vaiolo, sifilide smorzavano senza differenze sociali le esistenze umane e l’epoca dei vaccini era ancora agli albori.
     Maggiori informazioni interessano la famiglia: struttura, ampiezza, personale di servizio, sfera dei sentimenti, devoluzioni patrimoniali, conflitti, violenze, relazioni familiari tra autorità e affetto. Si apre un varco sulle professioni: antichi mestieri, mobilità generazionale, la figura del notaio, le condizioni di vita nei ceti abbienti.
     È possibile esaminare le usanze nuziali, i contratti matrimoniali e la costituzione della dote, garanzia dell’epilogo del nubilato. La storia sociale consente di scoprire il percorso devozionale che portava alcune donne ad intraprendere la vita monastica.
     La storia dell’infanzia è il segno di una storiografia profonda che coglie ed accoglie il valore del bambino nella società. Ma è l’infanzia abbandonata a costituire i capitoli più commoventi della storia sociale dell’Italia moderna. Gli archivi degli istituti assistenziali aprono un varco sul fenomeno dell’abbandono: dalla ruota degli esposti ai messaggi inseriti tra le fasce, dal baliatico alla vita in istituto, dalla formazione al lavoro alla vita oltre le mura dell’istituto.
     Il lettore affronterà un viaggio nei secoli dell’età moderna alla scoperta delle tonalità sociali quotidiane del nostro passato. 

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