È ciò di cui abbiamo sempre parlato, noi umili cittadini. Ed
ora un Referendum ce ne chiede la conferma. Questo particolare strumento
democratico si appella al corpo elettorale affinché si pronunci su alcune
delicate questioni.
- Superare il bicameralismo paritario, in un paese
in cui il Parlamento è composto da due camere eguali con i medesimi poteri e la
stessa composizione, significa ridurre i costi degli apparati politici e
rendere celere l’attività del Parlamento promulgando leggi in tempi più rapidi.
- Ridurre il numero di parlamentari da 315 senatori
elettivi a 100 e non percepiranno
indennità.
- Contenere i costi di funzionamento delle istituzioni.
- Sopprimere il Cnel. Di certo alcuni italiani ne
ignoravano perfino l’esistenza. Il Consiglio
Nazionale dell’Economia e del Lavoro, con sede in Villa Lubin a
Roma, conta 65 membri ed è stato istituito nel 1957. È un organo consultivo del
Governo, delle Camere e delle Regioni; ha diritto di iniziativa legislativa
limitatamente alle materie di propria competenza (economica e sociale).
- Revisionare il Titolo V della parte II della Costituzione:
il cambiamento referendario si rifletterà sulla Costituzione che muterà alcune
sue parti.
Le Province saranno eliminate dalla costituzione. I
consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di Regione e
i gruppi regionali non avranno più il finanziamento
pubblico.
Il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare
proposti da 150 mila elettori (attualmente
ne occorrono 50 mila).
Si abbasserà anche il quorum per la validità dei referendum
abrogativi.
Peccato che non si sia parlato di ridurre gli stipendi dei
parlamentari! E si auspica anche che in un successivo referendum Renzi si
impegni a ridurre il numero di inoccupati!
Un crescente novero di politici non è a favore del Sì, ma
non mi pare che siano riusciti a suffragare le ragioni della loro scelta in alcun
modo valido pur avendo puntati gli obiettivi delle emittenti televisive che
sempre meno aiutano ad edificare l’opinione pubblica.
Che il referendum sia illegittimo e incostituzionale, che
non cancelli del tutto il Senato e che non bandisca la cattiva gestione dei
soldi pubblici non rappresentano delle valide ragioni per votare No.
Se temo che il Referendum
si riveli un cavallo di Troia colmo di insidie? Certo che sì, è un
timore naturale, ma analizzando il testo che siamo chiamati ad approvare non si
scrutano segni di imbroglio. Appare invece evidente che la riduzione del numero di parlamentari – gli stessi che spesso
facevano a botte a Montecitorio – e l’assenza
dell’ambita indennità che si ripercuote sui preziosi vitalizi susciti in loro grande fermento.
Che Renzi ci piaccia o meno, che lo consideriamo un
cantastorie o un vero rottamatore, dobbiamo mettere da parte i risentimenti e
attenerci alla concretezza del Referendum. Ricordate che il Referendum è
popolare, ossia rivolto al popolo che è costituito da quei cittadini residenti in Italia
che sognano un paese migliore
e che detestano la casta impassibile
sui colli romani. Ma anche i politici
di tutta Italia sono cittadini aventi
diritto di voto e potete starne certi, lo eserciteranno! Dunque affinché il Referendum costituzionale, candidato a dare una svolta al Bel
Paese, possa davvero esprimere
l’opinione della gente comune è fondamentale eguagliare se non superare il
numero di parlamentari, senatori a vita, sindaci, consiglieri, presidenti… che
si recheranno alle urne per i propri interessi!
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