Vi siete mai
sottoposti ad un trattamento odontoiatrico che prevedesse di divaricarvi la
bocca con un apribocca odontoiatrico? Non mi riferisco a quello strumento che
vi fa solo emergere il sorriso per un trattamento sbiancante, bensì a
quell’attrezzo semirigido che spalanca completamente le fauci. Quello stesso
aggeggio che, a causa di pressioni maldestre da parte del dentista, provoca
delle piccole lesioni alle gengive. Il dolore dura per giorni. E durante la
seduta il cavo orale si prosciuga facilmente.
Anche se i
dentisti sono consapevoli che si tratta di uno strumento delle torture, non lo
accantonano con facilità. Applicandolo, la panoramica della bocca è completa al
punto da fare invidia al Grand Canyon dell’Arizona.
Ricorda tanto
la pratica del bondage, con quella serie di attrezzi di costrizione erotica che
traumatizza gli inesperti o porta all’obitorio chi osa spingersi troppo oltre.
L’odontoiatria
è un campo vasto che negli ultimi anni ha assistito ad un notevole progresso
nei metodi, nelle tecniche e negli strumenti. Inoltre la crescente attenzione
alla pediatria ha spinto questa branca ad evolversi per curare i piccoli
pazienti con strumenti adatti al loro livello di sopportazione. Oggigiorno è
inoltre possibile curare, nell’adulto, problemi odontoiatrici impensabili fino
a pochi anni fa. E ciò è reso possibile grazie alla creazione e alla diffusione
di «ferri del mestiere» sempre meno invasivi che garantiscono di operare
agevolmente nella bocca dei pazienti che, loro malgrado, devono accomodarsi su
quella famigerata poltrona.
Ma allora se
la tecnica e tecnologia hanno lavorato così assiduamente negli ultimi anni,
tanto da giungere a concepire strumenti il cui utilizzo risulti meno
traumatico, perché restare occlusi con ostinazione in una tradizionalità non
del tutto vincente? In campo medico ogni nuova scoperta adombra la precedente.
Ogni innovazione è pensata su misura delle esigenze del paziente ancor prima che
del medico. E ci sono attrezzi che possono benissimo essere trasferiti nel
macroinsieme del bondage, abbandonando il settore dell’odontoiatria. Si dice
che in ogni scherzo ci sia una base di verità. È proprio così. Ho scherzato
sulla costrizione erotica di cui spesso i media riferiscono gli esiti macabri,
ma sono seria nell’affermare che l’apribocca odontoiatrico rappresenti la vera
colonna delle torture estreme.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 gennaio 2016, p. 16.
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