Qualcuno si
ricorda di quel simpatico gioco chiamato «telefono senza fili»? Da bambina,
tutte le volte che mi si presentava l’occasione di recarmi ad una festa di
compleanno non ero nella pelle all’idea che sarebbe stato proposto questo
gioco. Mi divertiva perché, trovandomi sempre in una posizione intermedia tra
il primo e l’ultimo giocatore, cambiavo completamente e volutamente la frase da
trasmettere. Il risultato era uno strano fenomeno che veniva attribuito alle
scarse percezioni uditive e non al sospetto che qualcuno sovvertisse il senso
delle frasi. Questa è una storiella in apparenza priva di nesso logico col
titolo. Spetta a me spiegarlo.
Noi tutti
siamo cittadini italiani e quando paghiamo le tasse o denunciamo i redditi
siamo contribuenti. Noi tutti, davanti alla legge siamo persone fisiche. Ecco
spiegata la sigla IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche). Fatte le
presentazioni, spieghiamo il gioco: quando dichiariamo i redditi ci viene
chiesto di apporre una firma per l’otto per mille. Vuol dire che per legge una
piccola quota viene destinata allo Stato e/o ad un’istituzione religiosa tra
quelle candidate. Così lo Stato può intervenire per sanare la fame nel mondo,
conservare i beni culturali o per la ricostruzione dopo un disastro ambientale.
Ma l’utilizzo di questi fondi non ha sempre seguito la retta via ed ora è
risaputo che lo Stato ha finanziato una missione militare in Iraq.
La Chiesa,
come recitano gli spot pubblicitari, profonde opere di carità assistendo i
bisognosi del terzo mondo. Non si fa accenno al sostentamento del clero, cosa
che non è da biasimare, ma sarebbe degna di nota.
Non c’è
trasparenza sui dettagli delle modalità di impiego del denaro da parte delle
chiese. Altre confessioni religiose omettono perfino di pubblicare le
rendicontazioni annue. Troppo tardi si viene a conoscenza che le somme devolute
secondo la legge vengono sperperate in attività personali e che ben poco arriva
in posti devastati da fame, malattie e calamità naturali. Se ci fermassimo a
osservare lo svolgersi della vita e se fossimo in grado di orientare il nostro
sguardo anche nei luoghi remoti del pianeta, ci renderemmo conto dell’immenso
squilibrio tra sfarzo e indigenza.
Come mai tanto
potere e tanta dissolutezza? Ci sono risposte storiche: con un flashback
risaliamo al 1848, quando lo Statuto Albertino dichiarava nell’art. 1 che la
Religione Cattolica fosse religione di Stato. Con un altro flashback giungiamo
al 1929, quando tra Stato fascista e Stato Vaticano furono stipulati i Patti
Lateranensi con i quali i due poteri si riconoscevano e si legittimavano
reciprocamente. Qualcuno sta deliberatamente sovvertendo il senso e l’obiettivo
dell’otto per mille come fosse il gioco di cui sopra. A volte è un errore
affidare la propria coscienza ad un’istituzione anche se propone opere
caritatevoli. A volte è meglio agire in prima persona.
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