La scomparsa di Steve Jobs ci riporta al 12 giugno 2005
quando l’Università di Stanford, in occasione della consegna delle pergamene di
laurea, potè udire il discorso pronunciato dal capo della Apple, colui che
l’Università l’aveva abbandonata. Non è un controsenso. Il costoso college non
sembrava potergli fornire un’opportunità, né la lucidità per comprendere la sua
vocazione. Seguendo curiosità ed interessi gli si aprì un varco verso risultati
inattesi. Le competenze acquisite gratis ebbero, tempo dopo, un’applicazione
pratica nella sua vita. Tutto accade per un motivo. Abbandonare il college per
cercare nuova linfa altrove ha generato una ramificazione di eventi su scala
planetaria. Anche dietro il paradosso d’esser licenziato dall’azienda creata,
benché smarrito, scoprì la presenza di un disegno superiore: «la pesantezza del
successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un
debuttante». Avvolto nella creatività fondò la NeXT, la Pixar (che creò il
primo film in animazione digitale, Toy Story) e con la moglie un’altra grande
«azienda»: la famiglia. Da lettore appassionato del giornale «The whole earth
catalog», rammenta la massima dell’ultimo num.: Stay Hungry. Stay
Foolish, siate affamati, siate folli. Fermamente convinto che le sconfitte
siano le svolte migliori poiché costringono a pensare in modo diverso e
creativo, Jobs sosteneva che non vi fosse ragione per non seguire il proprio
cuore: «Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra
voce interiore. Dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la
nostra intuizione. Essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare».
Impegniamoci affinché il suo messaggio continui a prosperare tra i giovani.
I Rettori affabulano dichiarando le capacità dell’Università
di formare giovani competitivi. Eppure, a volte si prova compassione verso lo
studente che ha sorvolato la materia di studio invece di studiarla. Da quando
uno studente ha la capacità di stabilire quale insegnamento sia «utile» per la
sua formazione? E da quando sa cosa gli occorrerà per affrontare le difficoltà
imposte dal mondo del lavoro? È risaputo che in molti sono abituati a studiare
poco e meno ci provano più fanno fatica a concentrarsi. Ma assecondarli è un
male: spegne la creatività, affievolisce la fiammella della perspicacia e
preclude la possibilità di scoprire la loro vera vocazione. Storia, arte,
romanzi, film e Steve Jobs ci insegnano che la presenza di un ostacolo è la
condizione necessaria per irrobustirsi. Sono gli ostacoli a impreziosire
percorso e traguardo. Un’istituzione formativa dovrebbe indurre gli studenti a
confrontarsi con le difficoltà e non affievolirle. Né abbandonarli. Appoggio e
consigli sono indispensabili, ma bisogna concedere loro il desiderio di
affermare se stessi e non farne dei menomati.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 11 ottobre 2011, pag. 24.
io considero STEVE JOBS un rivoluzionario al positivo della tecnologia, quella tecnologia di cui molti si spaventano solo a sentirla e nominarla, ma dobbiamo renderci che senza la tecnologia non possiamo sopravvivere..anche quelle persone che hanno una certa età si stanno convincendo che senza la tecnologia non possiamo andare avanti..io STEVE JOBS e BILL GATES li considero i geni del 2000 e non posso dire altro che grazie che con il loro modo di fare e di inventare, ci fanno andare avanti in un mondo di cui senza la "odiata" tecnologia, rimarremmo nella preistoria
RispondiElimina