Provate a immaginare un’Università priva
di studenti... Ora leggete la lettera e comprenderete perchè gli studenti
sono stati colpiti da un’acuta forma di demotivazione.
«Cantami, o Diva, del Pelíde Achille l’ira…». Così si apre
l’Iliade, uno dei più grandi poemi dell’umanità, scritta da Omero. Si tratta
della tradizionale invocazione rivolta alla Musa Calliope, che presiedeva alla
poesia eroica ed è considerata fonte di ispirazione. Ho apportato una modifica,
«Cantami, o Diva, l’ira dell’Infausto Allievo», per narrarvi la storia di un
naufragio che non riesce ad avvenire. Ma se trasponessimo l’intera storia in un
mondo immaginario, essa potrebbe assumere il tono di una barzelletta. C’erano
una volta tre isole didattiche all’Università di Bari, probabilmente le più
grandi dell’arcipelago accademico. Con le postazioni multimediali, ognuna
dotata di pc, rappresentavano un approdo sicuro per i «lupi del web», intenti a
svolgere ricerche, scrivere tesine o tesi di laurea, compilare il questionario
Almalaurea o le domande di immatricolazione ed iscrizione. Gli allievi si
sentivano sereni, ne osservavano le regole, e in caso di problemi erano
coadiuvati da un tecnico o un tutor. Poi qualcosa è cambiato, forse a causa di
uno sconvolgimento tellurico (perdonate l’ironia, mia fedele compagna) e le
isole sono scomparse, o meglio, una è stata chiusa (plesso di Via Beata Elia),
un’altra è priva di connessione a Internet ed è venuta a mancare anche la
stampante (plesso di Via Q. Sella), l’ultima invece appare e scompare, un po’
come quelle isolette di origine vulcanica che vengono sommerse per poi
riemergere dalle acque (Palazzo Ateneo, terzo piano, lato Crisanzio).
Sono sempre stata dell’idea che il corpo studentesco
rappresenti il fondo della catena alimentare, ma lo status quo non è
certo dei migliori. Nel momento in cui si riusciva a intravedere la silhouette
dell’ultima isola, dell’ultimo possibile approdo, ci si è ritrovati soli in
balia della corrente, ora trascinati da essa, ora respinti dalla risacca, ma
sempre circondati da ettari ed ettari di oceano aperto.
Per fare naufragio servirebbe almeno un’isola, anche la più
deserta o infestata da varani giganti, oppure, per non avere troppe pretese,
semplicemente uno scoglio in mezzo al mare.
Come si può notare, abbiamo delle risorse in patria, ma le
lasciamo in stato di abbandono, infatti ora le isole didattiche somigliano
molto a dei locali posti sotto sequestro. E la cosa va avanti già da due anni.
La sottoscritta, nel pieno delle sue facoltà mentali nonché
sarcastiche, ha esaudito il desiderio di quanti volevano che estraessi la penna
dal fodero per far conoscere la triste realtà degli studenti. Anche a me spetta
un desiderio: non voglio che questo diventi un poema da tramandare nei secoli,
preferisco le soluzioni piuttosto che una fama diacronica.
È trascorso del tempo, ma oggi manca all’appello solo l’isola
di Via Beata Elia.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 3 agosto 2010, pag.
20.
Della sezione "Università" fanno parte anche:
- La rivolta delle Università e il diritto allo studio ;
- Università di Bari in pericolo. Chiudere o estirpare le erbacce? ;
- Quelle prediche inutili nel giorno di San Silvestro ;
- La lunga attesa per ricevere la pergamena di laurea ;
- Università. I concorsi, scusanti per assumere raccomandati ;
- Il mio omaggio alla vittima delle baronie universitarie Norman Zarcone ;
- L'Università di Bari fa acqua da tutte la parti (video) ;
- Università, sul numero chiuso pesano ancora visioni miopi ;
- Puro illusionismo all'Università degli Studi di Bari ;
- Al clochard nel Palazzo Ateneo la presenza si può negar? .
- La rivolta delle Università e il diritto allo studio ;
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