Recensione: Cristina
Brondoni, Dietro la scena del
crimine. Morti ammazzati per fiction e per davvero, Las Vegas Edizioni, Torino
2015, pp. 164, € 10,00.
Cosa pensate ci sia dopo la morte? Silenzio? Mistero
dell’aldilà? Certezza di una vita stroncata? Indubbiamente, ma spesso è la
quiete a mancare poiché una gran frenesia avvolge le malcapitate spoglie della
vittima di un crimine e ne ritarda il riposo eterno.
Le indagini partono dal rinvenimento di un corpo straziato
da qualche furia omicida, sia essa premeditata, preterintenzionale o mossa da
un irrefrenabile impulso. Integro o da ricomporre, quel corpo rappresenta la
“non vita”, ma soprattutto il fatto compiuto. Solo una ricerca sistematica
potrà consentire di ricostruire gli ultimi momenti di vita del soggetto. Si
dovrà ragionare a ritroso per giungere alle vicende della sua esistenza che
sono state determinanti per la sua morte.
Le serie televisive e i romanzi gialli ci viziano ponendo
sullo schermo detective intuitivi e ingegnosi capaci di tracciare profili e
risolvere casi, crimini di ogni genere ed epoca.
La criminologa Cristina Brondoni mette la sua esperienza al
nostro servizio e, quasi usasse il gesso per tracciare la sagoma di un
cadavere, disegna una linea di confine tra le sceneggiature per la Tv e il
macabro copione dei delitti reali. L’autrice rievoca le tecniche di indagine
delle fiction e le colloca nella vita vera per testarne la sopravvivenza.
L’esito di questo esperimento dona ai lettori il più prezioso degli elementi:
la verità.
Individuare la causa del decesso, l’autore dell’assassinio e
il suo movente: sono queste le tre risposte che gli inquirenti sono intenti a
cercare. La scena del crimine funge da contesto che potrebbe rivelare utili
informazioni affinché il caso proceda. E sul lettino del medico legale si
interroga la vittima. Ma non è morta? Certo, ma pur nel silenzio ha molto da
dire e tanto di quel che traspare dall’autopsia ha un significato ermetico,
tutto da interpretare come il più complicato dei rebus.
Le recenti scoperte scientifiche come il prelievo e il
confronto del DNA hanno aperto nuovi “intriganti” varchi nelle indagini. Può
sembrare sacrilego l’impiego dell’aggettivo “intriganti”, sarebbe più
appropriato associarlo alle serie Tv, ma sappiamo bene che la rappresentazione
televisiva prende spunto dalla realtà e che nel mondo vero talvolta si mutua la
visione televisiva.
La morte è statica, ma Dietro
la scena del crimine scorre impetuosa una linfa vitale. Dopo aver letto
questa guida non sarete più semplici spettatori delle fiction o dei film
thriller. Cristina Brondoni ha ucciso la “sospensione dell’incredulità”. Il
movente? Offrirci la verità per mezzo di un sacrificio.
Il caso è risolto, a voi la lettura.
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