Videogiochi e
scuola? L’unica possibilità di sottrarre la scuola al suo torpore. Era
l’opinione di un docente universitario riportata da «Avvenire» già nel 2009. Il
torpore della scuola si deve alla sempre più scarsa professionalità dei suoi
dipendenti. Il valore dell’istruzione è andato smarrito da tempo e si ritiene
che una manciata di bit possa agire come una polvere magica.
L’articolo
proseguiva con il solito alibi del salto generazionale che separa gli adulti
dai giovani “nativi digitali”. In realtà questo slogan si è impresso nel nostro
linguaggio troppo in fretta, come un’etichetta che ci risparmia la fatica di
capire meglio il contesto nel quale ci ritroviamo ad operare. Ogni epoca ha
avuto i suoi strumenti, con il cui ausilio, il genere umano è riuscito in
imprese che i suoi avi non potevano immaginare. Pertanto in ogni generazione si
può far leva su una scoperta maggiore rispetto alle precedenti ma inferiore se
rapportata a quelle che verranno. Non intendo negare le enormi potenzialità del
web, ma esso costituisce sia una ragnatela di infinite opportunità di
conoscenza e sia un dedalo nel quale smarrirsi per sempre. La dimostrazione di
quanto affermo deriva da alcune vicende da me direttamente osservate nei
bambini di scuola elementare. Sono dei “nativi digitali”. La loro scrivania è
scarna di oggetti, ma sono muniti del personal computer cui è collegata una
stampante laser a colori. La tecnologia è nelle loro mani. Sono candidati a
diventare i futuri premi Nobel grazie alle possibilità a loro concesse.
Divaghiamo un
momento con un esempio che disegnerà un sorriso sui volti dei lettori. Chiunque
sia in possesso di una semplicissima penna a sfera, una biro, una vecchia
scoperta–invenzione alla quale non diamo più peso, potrebbe scrivere
affrontando qualunque argomento. I suoi scritti rimarrebbero impressi su carta
perché la memoria, si sa, è più debole. Dunque la penna è uno strumento con un
suo potenziale. Ma se chi la possiede non è in grado di toglierle il tappo,
quello strumento sarà totalmente inefficace. Allo stesso modo un infante
necessita innanzitutto di affinare le proprie capacità manuali e intellettive
prima di essere dotato di strumenti tecnologici. Chi studia con il pc acceso,
ne viene distratto. È inevitabile. [Se non ci avete fatto caso, è grave quanto
un reato che come pena prevede l’ergastolo e non perché siete paleodigitali.]
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 27 aprile 2012, p. 28.
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