Riflettiamo
sulla bocciatura in prima elementare
La notizia della bocciatura di una bambina in prima
elementare mi induce a ricercare il valore dell’istruzione attraverso i dossi
sociali. Richiamo alla memoria una data remota, il 1962, anno in cui venne
approvata la legge di riforma scolastica che prevedeva l’obbligo di frequentare
la scuola estendendolo fino a 14 anni, mentre precedentemente si fermava a 11
anni. La riforma proponeva l’obiettivo ambizioso di aumentare il livello medio
di istruzione e di scolarizzazione, una finalità che per anni rimase impressa
sulla carta per mancanza di strutture adeguate, programmi e aggiornamento degli
insegnanti. In questo clima istruttivo così ostico riuscì a sbocciare la vera
passione per la didattica e ciò avvenne per merito di don Lorenzo Milani il
quale, fermamente convinto dell’altissimo valore dell’istruzione soprattutto ai
fini dell’emancipazione delle classi popolari, si dedicò con fervore
all’attività di educatore.
Sospettato di Comunismo dalle autorità ecclesiastiche
per le sue risolute prese di posizione, nel 1954 venne allontanato e relegato
nella piccola parrocchia di Sant’Andrea di Barbiana, nel Mugello (Toscana). Fu
proprio in questo posto sperduto ed isolato che fondò la Scuola di Barbiana per
i figli dei contadini e dei boscaioli.
Applicò una
forma di insegnamento decisamente innovativa che prendeva spunto dalla realtà
quotidiana per educare a capire gli avvenimenti politici e il mondo
circostante. Ai suoi studenti chiedeva una grande dedizione (si faceva scuola
ogni giorno, non esistevano domeniche né vacanze) e un forte spirito di
collaborazione: i più grandi insegnavano ai più piccoli, ognuno doveva essere
disponibile a studiare con tutti i compagni. Da questa esperienza nacque il
libro Lettera ad una professoressa
(1967), che divenne un documento di denuncia verso la scuola italiana, accusata
di emarginare ed escludere le classi sociali più umili. Se a questo
protagonista storico il testo costò innumerevoli vicissitudini, a noi costa
appena 10 €. Se gli insegnanti ne avessero una copia potrebbero leggere parole
attuali di don Milani, come queste: «Se ognuno di voi sapesse che ha da portare
innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe
l’ingegno per farli funzionare».
E se la funzione del voto è di misurare l’apprendimento
ma anche l’efficacia dell’insegnamento, vi accorgereste che la bocciatura tange
il maestro.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 settembre 2011,
p. 44.
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