C’era una
volta una lettera scritta il 14 luglio 2013 da una… mamma (incavolata) a “La
Gazzetta del Mezzogiorno”.
Rivolgo alla
donna un doveroso e profondo grazie poiché ha saputo sorprendermi per la
tenacia con la quale custodisce dei valori che la nostra società ha
ridicolizzato e minimizzato. Condivido con quella donna la medesima
indignazione verso il servizio sullo sfarzoso club per scambisti. Non mi ero
accorta che avessero asserito che è una fortuna avere tale struttura in Puglia.
Sono questi i
servizi per i quali paghiamo il canone Rai!
Ho scritto più
volte in queste pagine denunciando la mancanza di integrità nella gente. In
troppi rinunciano ad esporre le proprie idee e a spegnere il televisore che non
è più degno di avere spettatori.
Un tempo
eravamo in grado di sfoggiare un intero sistema di valori, punti cardine della
nostra esistenza, poi li abbiamo rinnegati forse reputandoli un ostacolo
rispetto alla possibilità di vivere emozioni intense. Ed ora dove siamo
approdati? Riusciamo ancora ad essere davvero felici? Siamo ancora capaci di
raggiungere uno stato di allegria che non sia accompagnato dai superalcolici o
da strampalate pratiche sessuali?
Il direttore
del club per scambi di coppia ha affermato «chi è senza peccato scagli la prima
pietra». Questo è il classico nonché prevedibile alibi impiegato per non
ammettere la bassezza della realtà che viviamo, quella nella quale siamo
immersi e nella quale annegheremo. È come suffragare la reitera del metaforico reato.
È labile il
confine tra servizio giornalistico e spot pubblicitario. L’alto tenore
veicolato dal servizio è fittizio, costruito ad arte per ingannare lo
spettatore.
Quanto ai
fiammiferi che amoreggiano sul letto, posso dire che non userò mai più un
fiammifero per il resto della mia vita.
Sono fiera
della madre che ha dimostrato di essere. In molti dovrebbero emularla. Affinché
la personalità dei suoi figli non venga dirottata da ambigui messaggi
televisivi, non dovrà mai più sperare che i valori di riferimento vengano
trasmessi in tv. Non a caso solo i genitori vengono definiti «figure di
riferimento». Seguono il percorso di vita dei figli coadiuvandoli
nell’edificare l’identità. E lei questo ruolo lo ricopre come pochi.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 12 febbraio 2014, p. 20.
L'articolo fa parte della sezione "SESSO". Potrebbe interessarti anche:
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