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sabato 27 gennaio 2018

L’ultima riga delle favole

Recensione: Massimo Gramellini, L’ultima riga delle favole, Longanesi, Milano 2010, pp. 258.
L’ultima riga delle favole è un’allusione alla promessa dei racconti fantastici che si concludono con «e vissero per sempre felici e contenti». L’evoluzione narrativa delle favole che hanno popolato la nostra infanzia aveva il potere di mantenere sempre desta la nostra attenzione accrescendo in noi uno stupore inesorabile. Ma Tomàs, protagonista del romanzo di Gramellini, avvertiva un brusco affievolimento di quel senso di meraviglia in corrispondenza di quell’ultima riga che dava spazio ad uno spesso strato di insoddisfazione, innescando una curiosità mai appagata in merito a ciò che sarebbe avvenuto in seguito ai protagonisti dei racconti.
Massimo Gramellini L'ultima riga delle favole Recensione Silvana Calabrese
Ogni favola, ogni fiaba, ogni mito, altro non era che la metafora della vita anche se condotta ai confini del reale. Ogni narrazione simbolica si fa ambasciatrice di una verità interiore veicolando interpretazioni della realtà.
L’autore architetta un ponte tra dimensione quotidiana e fiabesca riprendendone simbolicamente le funzioni: farà compiere al protagonista un viaggio introspettivo che si collocherà in un mondo che per garantire concentrazione e lucidità dovrà essere immaginario, le Terme dell’Anima. Il percorso inizia con la tipica partenza del protagonista, tradotta in un naufragio esistenziale, mosso dalla mancanza di qualcosa, l’anima gemella, stimolo a partire. Un traguardo che verrà eclissato per la durata dell’itinerario allo scopo di risaltare l’essenza di ogni tappa.
In un luogo arcano l’uomo comune ha l’occasione di divenire eroe osservando o ottenendo poteri fuori dall’ordinario, ma si tratta di allegorie e dunque se ne ricerca il corrispettivo nella vita vera: motivazione, affetto, stima ed autostima, amore, odio, desiderio di riscatto, empatia. Sono alcune delle forze che intrinsecamente abbiamo ricevuto in dote e che ci consentono di affrontare le peripezie e le vicissitudini che la vita quotidiana ci riserva.
L’eroe Tomàs viene sottoposto a prove di resistenza e di abilità lottando contro un’ostruzione che egli stesso aveva eretto intorno al suo cuore e alla sua mente separandosi dalla propria anima. Tali prove custodiscono il senso delle esperienze capaci di rendere l’uomo maggiormente sensibile non solo a ciò che lo circonda, ma anche a emozioni e sentimenti.
L’adempimento graduale delle prove è la condizione necessaria affinché si inneschi un cammino di crescita interiore, compiuto il quale si ritorna al punto dove l’iter è cominciato, ma con nuove risorse interiori fondamentali per annullare lo stato di rassegnazione ed infelicità.
Affrontare le paure. Dosare l’entusiasmo in quanto propellente eccezionale che può però detronizzare la costanza. Proporsi una meta e lavorare duramente lottando se necessario, affinché non resti un’idea, ma diventi una conquista. Smettere di subire le forme di ingiustizia che popolano il mondo e nutrire la volontà di combatterle. Imparare a conoscere se stessi, ad amministrarsi, a controllarsi. Esser pronti a mettere in discussione le proprie provvisorie certezze al fine di conferire dei contorni ben definiti ai ricordi più dolorosi per poi spodestare l’ego ed osservare la situazione da un altro punto di vista, quello oggettivo che permette di accogliere oltre alle capacità empatiche, il concetto di perdono, ove possibile. Rispolverare due inestimabili risorse, intuizione e creatività che giacciono nell’oblio dell’infanzia, e coltivarne una la cui definizione è stata deformata: distacco. Concedere maggiore rilevanza ai gesti più che alle parole, spesso sovrapprodotte. Rammentare i pregi della capacità di avvertire la gratitudine. Saper cogliere l’opera d’arte per eccellenza, il raffinato e intricato disegno del destino, copione dell’esistenza, nonché ultimo elemento dotato di un’aura magica che la società ammette. Il suo corso tortuoso ed imprevedibile rende ogni evento giusto e perfetto perché in quel disegno vi trova una collocazione millimetrica.
Il soggiorno alle Terme dell’Anima assicura al lettore ed al protagonista l’acquisizione di tali orizzonti mediante lo sviluppo di una profondità di pensiero, coadiuvato da oggetti, personaggi, tragitti e luoghi simbolici. Spetta a noi tornare alla dimensione quotidiana e scoprire tutto ciò che non eravamo in grado di osservare, udire, ascoltare, percepire. 
La recensione è apparsa su «La Vallisa», Quadrimestrale di letteratura ed altro, anno XXX, N. 90, Besa Editrice, Nardò (LE) 2011, pp. 190–191.

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