Nei libri di
storia si può leggere che il mezzo di comunicazione che più mobilita l’opinione
pubblica è il giornale, specialmente agli albori.
Andy Warhol inaugurò
la possibilità di «essere famosi anche solo per quindici minuti». La pagina
dedicata alle lettere che i cittadini indirizzano al giornale sembra attuare la
profezia di Warhol.
Se poi
qualcuno ha l’occasione di veicolare e apprendere temi sociali, è opportuno
citare Walter Benjamin. Il filosofo tedesco si è impegnato nella stesura di
saggi pregni di riflessioni filosofiche, tra cui «L’opera d’arte nell’epoca
della sua riproducibilità tecnica» nel 1955. In un paragrafo della sua opera ha
delineato il ritratto di coloro che contribuiscono a creare i molteplici spunti
di questa pagina. «Per secoli, nell’ambito dello scrivere, un numero limitato
di persone dedite alla scrittura stava di fronte a numerose migliaia di
lettori. Con l’espansione della stampa, gruppi sempre più cospicui di lettori
passarono – dapprima casualmente – dalla parte di coloro che scrivono. Il
fenomeno cominciò quando la stampa quotidiana aprì loro la propria rubrica
delle lettere al direttore.
Così il lettore è sempre pronto a diventare
autore. In quanto competente di qualcosa, poiché lo è diventato nell’ambito di
un processo lavorativo specializzato, e sia pure in quanto competente di una
funzione irrisoria, ha accesso alla schiera degli autori».
Ma potremmo
anche risalire storicamente alla voce del popolo del Settecento e dell’Ottocento.
Mi riferisco alla «London Gazette», il giornale ufficiale del governo inglese.
I popolani erano mediamente alfabetizzati ed esercitavano con frequenza la
pratica della lettera. Dai contenuti si può evincere una certa tensione
riconducibile a tre tipologie di risentimento: le condizioni disumane del lavoro
in fabbrica e concorrenza sleale creata dai macchinari; i problemi cagionati
dalla recinzione con conseguente privatizzazione di terreni destinati a uso
comune per il sostentamento delle fasce più povere della popolazione; la disperazione
per il caro vita. Dal 1790 le tematiche presentavano un aumento del tasso di
politicità e ciò indusse le autorità a ridurre le pubblicazioni.
Spesso questa
particolare pagina presente nelle testate conduce ad un risultato: una
scrittura orientata alla catarsi e alla ricerca della lucidità sia nella
denuncia di un disservizio, sia nell’affrontare un problema personale e sociale
scorgendone la possibile soluzione.
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