Navi fantasma, misteriosi relitti,
storie spettrali
Le onde marine smussano le coste e ne modellano il profilo. Con
la scala Douglas descriviamo la condizione del mare in base all’altezza delle
onde. Le correnti ci restituiscono la spazzatura che abbiamo donato alle acque.
Con la sua turbolenza il mare è capace di cancellare ogni segno di naufragio o
conservarlo come in un fermo immagine. Questo è ciò che direbbe una voce
narrante mentre sullo schermo compare, remota, la Eden V che si staglia sul
litorale di Lesina (Foggia).
Una nave cargo che a partire dal suo varo ha mutato
più volte il nome. Il 16 dicembre 1988 le condizioni meteorologiche si
dimostrarono avverse con un vento polare, un mare molto grosso e scarsa
visibilità. La chiglia della Eden V tocca i fondali del Gargano e vi si arena.
Proveniva da Beirut. Il mistero aleggia: sulla sua rotta, dall’analisi della
quale emergono interrogativi sulla posizione, incompatibile; sul giornale di
bordo le cui uniche notizie riportate riguardano l’ultimo viaggio; sul suo
equipaggio, rinnovato a Beirut e con fedine penali non immacolate; sul suo
carico, sparito dalle stive, sulla sua liceità (si parla di armi e droga). Non
lanciò un S.O.S. neppure di fronte all’evidenza dell’insabbiamento. Sulle dune
di Lesina comparvero fusti metallici forse contenenti scorie. Nell’estate del
1999 quell’ammasso di ruggine di circa 100 metri ha attratto
anche me. Ho visto bagnanti entrarvi attraverso una falla, a prua, e fare il
bagno ignari o incuranti del rischio cui esponevano la propria salute. Ma anche
le autorità competenti hanno peccato di superficialità: a fronte di urgenti
verifiche volte ad accertare l’eventuale presenza di idrocarburi, spesso
esclusa dalle ispezioni eseguite, ad un certo punto olio e carburante si sono
riversati in mare. Fu il deterioramento del relitto, la cui struttura si stava
sfaldando inesorabilmente, a causare la fuoriuscita di emulsioni oleose, cosa
che spinse la Provincia
di Foggia a disporre i lavori di bonifica (2007).
Natante fantasma, equipaggio spettrale, irreperibile. A
scandagliare il fondo della nave con le sue molteplici identità si prova un
brivido come se la tramontana stessa soffiasse sulla nostra schiena. A ogni
nome della medesima imbarcazione corrisponde un capitolo di una storia che
termina con una dichiarazione di affondamento, fittizia. Questa è solo una
delle ordinarie storie di navi che un tempo solcavano i mari, unici custodi
delle reali dinamiche dei naufragi.
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