Translate in your language

venerdì 19 febbraio 2016

Storie di tesori nascosti in fondo al mare

     Recensione: Carlo De Risio, L’oro dei sette mari. Con i “Cacciatori di tesori”: ricerca, tecnica, avventura, storia, IBN Editore, Roma 2015, pp. 146, € 14,00.
     Caravelle, galere, galeoni, velieri, navi, transatlantici. Col trascorrere delle epoche e delle tecniche mutano i nomi, ma non il significato. Si tratta di imbarcazioni di grandezza variabile che hanno solcato i mari del globo ed ora giacciono sui fondali del globo.
     Basterebbe dare uno sguardo più attento ai capitoli di una delle materie col minor indice di gradimento tra gli studenti, la storia, per provare una scintilla. Impavidi equipaggi a bordo di antichi scafi hanno affrontato l’ignoto dei mari per scoprire e conquistare nuove terre. Quante flotte si sono avvicendate negli oceani, hanno coronato successi, sconfitto i nemici o sono perite sotto i colpi di cannone. I mercanti di un altro periodo storico trasportavano spezie, stoffe pregiate, monili e varie mercanzie sospinti dalle onde e dal vento. Anche i bucanieri, i pirati, i balordi lupi di mare rappresentavano un motivo di costante insidia per i navigatori.
     Il principio di Archimede garantisce alle imbarcazioni di galleggiare, ma l’imprevedibilità della natura ne annulla gli effetti. È così che alcune navi sono affondate. Tempeste improvvise e violente o lo scontro con gli iceberg… e perfino enormi natanti subiscono un naufragio. Si pensi al transatlantico Titanic che fu dichiarato inaffondabile. Nel suo viaggio inaugurale incrociò la rotta di un gigantesco blocco di ghiaccio che, distaccatosi dal circolo polare artico, avrebbe terminato il suo itinerario nei pressi dell’equatore, dissolvendosi.
     Il fondo del mare è un mondo ancora inesplorato, custode di informazioni geologiche e di tesori. Per secoli sa accogliere i relitti, gli scheletri spettrali di navi che un tempo in assetto di navigazione, un miglio nautico per volta, permettevano alla storia di scriversi. Quelle strutture galleggianti hanno cambiato aspetto negli anni, costantemente sottoposte alle correnti sottomarine, aggredite da ruggine, fango, detriti e alghe, ma ancora conservano le loro ricchezze.
     Negli ultimi decenni, il progresso dei mezzi di ricerca, scandaglio e recupero ha esaudito il sogno di uomini dall’animo senza epoca, i cacciatori di tesori. Oggi si possono esplorare i fondali alla ricerca dei relitti di cui sono cosparsi. Le sonde raggiungono le elevate profondità inaccessibili all’uomo e considerate irraggiungibili fino a qualche anno fa. Sono mezzi all’avanguardia quelli che mandiamo negli abissi a recuperare antichi e preziosissimi carichi. Monete e lingotti d’oro, barre d’argento, perle, smeraldi e altri monili di valore riemergono dal buio dei fondali e la stampa ne annuncia il lieto evento con grande enfasi. Ma è solo una minima parte dei tesori che ancora giacciono nelle tranquille profondità abissali.
     Pur non vivendo esperienze simili in diretta possiamo salire a bordo di quest’opera e solcare insieme le pagine più emozionanti e pregne di avventura dei nostri tempi.  

Nessun commento:

Posta un commento