Le
parole di Napolitano come la brezza ci carezzano ma non ci smussano
In Italia si
legge troppo poco. Sono meno della metà gli italiani che leggono almeno un
libro l’anno al di fuori dei loro doveri di studio o di lavoro. È così che ci
ammonisce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
nel videomessaggio
inviato per l’inaugurazione della XXVI edizione del Salone del Libro di Torino.
Queste parole non hanno la valenza di una predica bensì di una denuncia contro
una debolezza di fondo radicata nella nostra realtà culturale ed alimentata dai
nostri comportamenti. Siamo consumatori frenetici di oggetti tecnologici,
accaniti giocatori di biglietti della fortuna e clienti abituali dei centri
estetici. Se sentiamo parlare di libri, raramente ci sovviene l’idea che sono
reperibili in libreria e consultabili in biblioteca. Li allontaniamo come la
peste. A scuola l’adozione di libri di narrativa costituisce la scia di una
remota cometa e non ci è dato sapere quando solcherà di nuovo i cieli
scolastici. Bambini e ragazzi paiono affetti da balbuzie se si accingono a
leggere. Se e quando compongono un testo, impiegano frasi fatte, trite e
ritrite, come fossero pezzi di lego: vengono accostati ma non incastrati tra loro,
perdendo quella tipica musicalità che caratterizza la lingua scritta e parlata.
A svolgere un’azione salvifica nonché di contrasto intervengono fiere, saloni,
esposizioni e presidi del libro. Raccolgono una folta schiera di potenziali
lettori che rimangono tali. Mancherà sempre quell’innesco capace di far sorgere
nelle persone il desiderio di affrontare la lettura come fosse un gesto
naturale.
Eppure questi
grandi eventi culturali sono intrinsecamente discriminatori. Sono palchi per
scrittori già ampiamente pubblicizzati, vetrine filateliche per autori
perennemente noti. Sono un ingranaggio che ben si inserisce nel nostro paese. Si
ricorda a questo proposito il problema delle classifiche dei best seller
editoriali: i giornali le pubblicano ben sapendo che sono manovrate dalle
grandi case editrici (cit. Guida alle etiche della comunicazione). Disintegrate
quel velo di ipnosi nel quale siete avvolti. Può essere valido anche lo
scrittore che occupa l’appartamento di fronte al vostro. Se fin da bambino ha nutrito
un grande e costante interesse verso la cultura e l’informazione, le sue opere
non conterranno fandonie, ma esaltazioni della verità e del raziocinio. Se
sceglierete i libri dello scrittore nell’ombra, allora avrete compiuto il primo
passo per mutare il sistema sociale che tanto criticate e che vi ha
silenziosamente irretiti. Avrete compiuto una scelta svincolata da ciò che il
mezzo mediatico vi impone. Avrete reclamato la vostra indipendenza di pensiero
e di azione.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
8 aprile 2014, p. 16.
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