Nel Bel Paese
v’è una legge che più delle altre semina discordia tra i cittadini. È la legge
Bacchelli. È simile a un virus, innocua se posta in quarantena, ma letale non
appena la si invoca per ottenerne i benefici. Deve il nome allo scrittore
Riccardo che venne a mancare prima di poterne usufruire. La legge n. 440,
approvata l’8.8.1985, prevede l’istituzione di un fondo a favore di cittadini
illustri in stato di necessità economica. È un vitalizio non modesto utile al
sostentamento di gente un tempo assai famosa e danarosa. I requisiti per
usufruire dell’assegno sono: cittadinanza italiana, fedina penale pulita e
notorietà (in campo artistico, letterario, scientifico e sportivo). Ogni volta
che un aspirante beneficiario ne fa richiesta, essa viene accolta tra le
polemiche collettive. La certa concessione scopre il velo degli sperperi dei
divi ed anche delle loro pensioni misere pari alle pensioni minime dei comuni
mortali. Il testo della legge afferma l’«istituzione di un assegno vitalizio a
favore di cittadini che abbiano illustrato la Patria e che versino in stato di
particolare necessità» (Art. 1, comma 1). «L’importo è commisurato alle
esigenze dell’interessato e non può,
in ogni caso,
essere superiore a lire 100 milioni annui» (Art. 1, comma 3). Oggi
L’importo massimo annuo ammonta a 24.000 €.
La normativa,
insieme al lungo elenco di famosi beneficiari, ci rende moralisti. Nella vita
vale il carpe diem tanto quanto
l’impegno nell’accantonare denaro per la vecchiaia o per i periodi di carestia
lavorativa. Se personaggi famosi sono ridotti alla pensione minima significa
che i contributi non sono stati versati negli anni in cui gli ingaggi
abbondavano e i compensi straripavano. Siamo stati spettatori delle loro
performance artistiche e anche dei loro lussi. Case, ville, auto, vacanze, un
folto entourage e… debiti. La strada del successo ha tanti sbocchi sul burrone
della rovina. Hanno avuto il dono dell’avvenenza, particolari doti canore o nel
campo della recitazione e la fortuna di ricoprire un ruolo di rilievo nella
società italiana per molto tempo e fin dalla giovanissima età. La legge li
dichiara cittadini che hanno illustrato la Patria, un’espressione cerimoniale!
In realtà è stata promulgata una normativa che trascura un elemento
fondamentale: chi si candida a divenire un esempio internazionale deve essere
portatore di sobrietà e parsimonia. Ma soprattutto declinando essi stessi la
legge Bacchelli dimostrerebbero rispetto verso quegli umili
cittadini-spettatori-ammiratori che con le loro estenuanti tasse contribuiscono
alla costituzione del fondo.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
1 luglio 2015, p. 16.
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