Vi va una
grammatica? È come un drink shakerato con la vita quotidiana e rigorosamente
servito «on the rocks» come il Whisky. Di certo non si può servire liscio,
visti i recenti e crescenti strafalcioni pronunciati dal popolo italiano!
Parliamo di
congiunzioni, parti invariabili e fondamentali di un discorso perché
stabiliscono coesione e coerenza nelle frasi… bèh, non per molto ancora! Che il
cataclisma si compia, dunque!
Ne è un
esempio il «ma», un tempo congiunzione avversativa che collegava le frasi
contrapponendole ad es. «Il politico che preferisco è andato al mare, ma non è
annegato». L’italiano moderno nasce tra i banchi di scuola e viene inciso, anzi
ucciso, sui e nei social network.
Quando saluto
qualcuno con un «ciao» ottengo in risposta un «ma ciao!». E se ritento con un
cordiale «buongiorno» mi rispondono «ma buongiorno!». Ovviamente ogni lingua
che si rispetti presenta delle varianti come «ciao a te» e «buongiorno a te»
che somiglia tanto ad una dichiarazione di guerra fatta con il sorriso.
Esiste poi una
formula che ha la valenza di una sfumatura elegante per aggirare qualunque
richiesta. Nasce dall’unione di tre elementi: una congiunzione avversativa, una
congiunzione semplice ed un avverbio di quelli che nuocciono alla teoria dello Yes man. In genere questa formula funge da
auto salvataggio sul gong e viene utilizzata ampiamente nelle situazioni dove è
richiesto lo svolgimento di un compito o di un dovere ed anche quanto si richiede
collaborazione. Esemplifichiamo: «Andresti a buttare la spazzatura?» oppure «Vai
a fare i compiti?» e la risposta è «Ma anche no!». È un’espressione
sgrammaticata, affilata come un rasoio, ma assolutamente diretta. Coglie nel
segno, e soprattutto si è diffusa come una moda.
La grammatica
appena presentata è degna di un’anti Accademia della Crusca. Con la sua
irriverenza e sfrontatezza si è imposta tra i banchi di scuola e nelle
università. Presto i dizionari saranno costretti a contemplarla e a spiegarne
l’origine. E prima o poi i manuali di grammatica si dovranno arrendere a questa
nuova specie di lingua vernacolare, territorialmente omogenea, o di eccezione
che conferma la regola o… che la soppianta!
Questa è
l’essenza del mutamento sociale, più simile ad una rivoluzione che tutto
investe e stravolge conducendo la signora grammatica nei bassifondi
dell’ebbrezza e della sregolatezza per essere servita puntualmente on the rocks
e mai liscia. È una grammatica proibita, ma proprio per questo più ambita.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
11 dicembre 2015, p. 16.
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