Un
pizzico di condimento al cibo della mente, la lettura
C’è sempre
qualcuno alla nostra tavola a cui il condimento non basta. Per altri è nocivo e
comporterebbe rischi per la pressione sanguigna. Tuttavia il condimento è
importante al punto tale che uno chef può perdere l’opportunità dell’assunzione
se si dimostra timoroso nell’impiegarlo. Voglio far eco alla metafora
utilizzata dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria nella campagna
promossa a favore della lettura, «Leggere è il cibo delle mente: passaparola».
La Presidenza del
Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto usare meglio la cassa di risonanza
mediatica, condirla con del peperoncino fresco e magari, come fosse un mastino
feroce, aizzarla contro l’italiano medio. Perché quest’ultimo non ha assaporato
il messaggio dell’importanza della lettura come strumento capace di sormontare
i valichi anagrafici e conferire conoscenza, immaginazione, consolazione,
crescita a chiunque. Perché bisbigliare nello spot? È un mistero che gli
italiani non vogliono sia svelato e poi la Guerra Fredda, con spionaggi e
controspionaggi, è terminata. Come esaltatore di sapidità proverei a spargere
un pizzico di «bookcrossing». Si tratta di un’idea concepita nel 2001 e probabilmente
l’ispirazione viene da quegli scritti che, imbottigliati, venivano lasciati in
mare per approdare in destinazioni non note. L’iniziativa prevede il rilascio
di libri nell’ambiente naturale affinché qualcun altro li ritrovi e reiteri la
pratica, anzi l’avventura. Il percorso è poi desumibile in rete mediante dei
sistemi di tracciamento. Attenti però a non confondere la liberazione di un
libro con il porre in isolamento il diritto d’autore. Leggere è un’arte che si
impara e si perfeziona. Quello che leggerete non scivolerà via e non andrà
perduto, ma vi rimarrà e vi apparterrà (H. Hesse). Un buon lessico è la
tavolozza dei vostri pensieri, una conquista. Le pagine di un libro sono la
pista di rullaggio che porterà la mente al decollo solcando i cieli delle
nostre capacità intellettive. E poi perché non siglare quel «patto narrativo»
tra lettore e autore? Non sapete cosa sia? Vorreste stringerlo? Dipende da voi.
[Nel mio caso la lettura ha avuto l’effetto di indurmi a scrivere divenendo
autrice di libri le cui copie si trovano in luoghi dell’Italia in cui non mi
sono mai recata, letti da persone che non ho mai conosciuto, in appartamenti di
cui ignoro l’arredamento.]
Il potere di
un libro. L’acquisizione del sapere. La condivisione del sapere. Passate
parola.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 29 febbraio 2012, p. 24.
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