La
prevenzione. Consiglio inapplicabile a tavola
Mangiar sano è
ancora possibile? Come si spiega l’impennata dei casi di intolleranze
alimentari? Il luogo in cui ci rifocilliamo, la tavola, è ora costellata di
mine antiuomo. L’incremento dei disturbi gastrointestinali è imputabile a una
nuova forma di genocidio latente e vincente: quella attuata ai danni della
salute, aprendo il fuoco sul nostro centro di equilibrio, l’apparato digerente.
Nelle corsie dei reparti di gastroenterologia non ci si sente mai soli: tanta
gente si fa punzecchiare o soffia all’interno di palloncini, lungi dall’ornare
una festa. Si sottopone a test per appurare l’insorgenza di un’intolleranza,
scoperta la quale, prende il via una transumanza di consumatori dai
supermercati ai negozi bio. «Prevenire è meglio che curare». Un consiglio che
non va più applicato a tavola. La prevenzione si attua proteggendo l’ambiente.
A nulla vale una sana ed equilibrata alimentazione se ingeriamo cibi noti per
il loro apporto di fibre, vitamine e sali minerali, ma contaminati.
L’ecosistema del globo è alterato. L’inquinamento è l’agente responsabile della
rottura degli equilibri naturali mediante l’immissione in aria, acqua e suolo
di sostanze nocive. È risaputo quanto pressante sia il problema dello
smaltimento dei rifiuti solidi domestici, urbani e chimici. L’incremento
demografico arreca danni al suolo: crescono le discariche abusive e non per
tutti è chiaro il sistema della raccolta differenziata. Il nostro pianeta non è
fatto di compartimenti stagni, quindi il sottosuolo e le falde acquifere
risultano intaccate dall’abuso di concimi chimici ed anche nei corsi d’acqua si
riversano le acque di scarico degli stabilimenti industriali. Il tutto
confluisce nel mare. Non illudiamoci che l’immensità dei bacini marini li renda
immuni dal degrado. Fertilizzanti e detersivi presentano un’elevata
concentrazione di fosforo e azoto, responsabili del fenomeno
dell’eutrofizzazione che provoca una rapida crescita di alghe, le quali
sottraggono ossigeno all’acqua e causano la morte delle forme di vita
acquatiche. Non è il caso di soffermarci sulle bombe ecologiche date dalla
dispersione di petrolio e carburante a seguito di incidenti navali.
L’inquinamento idrico ha ripercussioni sull’acqua potabile, quella che dovrebbe
riequilibrare le perdite e non acuirle. «Campare d’aria» è impensabile: è
inquinata da un miscuglio di monossido di carbonio, anidride solforosa e
particelle di piombo.
È ora di
pranzo, bon appétit!
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
22 febbraio 2016, p. 12.
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