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giovedì 24 maggio 2018

Crisi? Debito pubblico? Riproponiamo la tassa sul celibato?

Tassa sul celibato. Matrimonio Sposi Silvana Calabrese Blog
Nel regno animale una specie viene dichiarata in via di estinzione quando decresce il numero di femmine atte, per antonomasia e per biologia, alla riproduzione. Tra gli umani la cosa viene data per scontata. La popolazione mondiale è aumentata, ma non grazie al numero di bambini poiché ne nascono sempre meno. Vi è una forte incidenza di anziani. E i giovani? Sono allergici ai «fiori d’arancio» ed esperti nell’uso dei contraccettivi. Gli uomini hanno problemi alle giunture e non riescono ad inginocchiarsi per chiedere la mano della loro fidanzata. A dire il vero il celibato si configura come una scelta consapevole e non dettata da un contesto sociale instabile che rende faticoso creare nuovi nuclei. Siamo entrati nell’epoca dell’amore libero e del sesso facile in cui urge la necessità di bruciare le tappe e vivere la vita nella dissolutezza più totale. Ricordate il regime fascista? È oggetto di critiche, ma vanta anche dei pregi quali il desiderio di ordine sociale ed un particolare riguardo verso il concetto di famiglia. Essa rappresentava l’elemento fondamentale, subordinato ai valori politici, per rafforzare il disegno totalitario, per creare una società ordinata, per accrescere il numero di soldati, per raggiungere l’obiettivo di grandezza nazionale. Ma qualcosa non andò come previsto: si registrò una diminuzione della fecondità femminile proprio quando il regime fascista conduceva una impetuosa propaganda demografica. Il consenso vacillava così come l’accettazione di un modello intimo imposto dal regime. I motivi? Le dinamiche spontanee non possono essere influenzate e la modernità incombeva. Fu così che accanto alle blande misure per incentivare la natalità si accostò prepotentemente la tassa sul celibato, un’imposta istituita nel 1927 e diretta ai celibi tra i 25 e i 65 anni. Il tributo variava in base all’età e al reddito.
[Il fascismo ebbe un’idea innovativa mossa però da una motivazione sbagliata. Nell’Italia contemporanea è desueta l’idea che la popolazione giovane costituisca una risorsa e stranamente non si agisce affinché la gerontocrazia muti in iuventucrazia (proporrei il neologismo per la prossima edizione dello Zingarelli).] Una simile imposta scuoterebbe il paese alle fondamenta e credo che lo risolleverebbe definitivamente dai debiti accumulati. Cosa ne pensate, ne proponiamo l’introduzione? 
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 6 agosto 2014, p. 16.

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