Esistono molti modi per giocare con i videogiochi, c’è la Play Station (1,
2, 3, 4 e psp…), la Wii, il tablet e gli smartphone. Spesso si possono
scaricare dalla rete e talvolta per noia vengono cancellati e se ne cercano altri.
Può capitare di iniziare a giocarci e smettere solo se è la batteria scarica a
ordinarlo.
È possibile considerarli sia uno svago che una trappola a seconda del fatto
che occupino una piccola porzione di tempo libero o che ci intrappolino del
tutto.
Abbiamo effettuato un piccolo sondaggio tra i compagni, scoprendo che il
fattore stanchezza colpisce la maggior parte di noi, mentre alcuni ragazzi non
si sono mai sentiti esausti nemmeno dopo ore di gioco ininterrotto, anzi
sentono l’adrenalina.
Spesso si afferma che i videogame brucino i neuroni e secchino gli occhi ed
in parte è vero. Il cervello elabora continuamente gli stimoli del gioco che a
volte interferisce con i nostri comportamenti. Un esempio è dato dal game over
che induce a rincominciare continuamente la partita.
Si deve considerare anche il contenuto violento di alcuni giochi che
influiscono sull’educazione dei ragazzi generando violenza. Nei casi estremi i
videogiochi di lotta o di guerra portano ad un cambiamento della mentalità dei
giocatori che potrebbero confondere la vita reale con quella virtuale. Ci si
identifica totalmente con il personaggio. La cosa peggiore è che si può
arrivare a fare qualsiasi cosa.
Nel caso dei giochi di logica ed intelligenza se ne può apprezzare la
funzione educativa, ma comunque l’affaticamento della vista è un fatto
indiscusso come anche la dipendenza.
Prendendo in considerazione i giochi basati sull’attività fisica ed il
movimento come il ballo o lo sport in generale, potremmo reputarli più
produttivi e capaci di garantire lo svago anche perché possono coinvolgere più
persone insieme.
La chiave segreta per riuscire a realizzare una buona convivenza con i
videogiochi è l’equilibrio unito alla moderazione nel loro utilizzo. Inoltre si
dovrebbero preferire giochi interattivi ed anche istruttivi che aiutino ad
imparare, ad ampliare le proprie conoscenze e che stimolino la curiosità.
Buona parte del tempo che i giochi virtuali ci sottraggono potrebbe essere
impiegato per coltivare le amicizie e gli hobby. Corriamo il rischio di
allontanarci dalla vita sociale con i nostri coetanei, senza tralasciare le
conseguenze della nostra alienazione dallo studio, conseguenze dirette sul
nostro futuro lavorativo.
Pochissimi sono i ragazzini che non si avvicinano proprio alla realtà
virtuale oppure per i quali questo rapporto è raro.
L’unico modo per evitare o per sminuire la dipendenza da videogiochi è la
presenza dei genitori che monitorino il tempo e le nostre modalità di gioco
prima che sia troppo tardi. Il divieto degli adulti, però, può essere aggirato
ogni volta che essi sono distratti o non presenti. Non mancano gli episodi di
forte ribellione dei figli nei confronti dei genitori di fronte alla negazione.
Vi sono circostanze come la noia, spesso, a indurre l’inizio di una serie
di partite.
Un elemento allarmante è costituito dal fatto che le recenti generazioni
spendono troppo tempo nella virtualità dei videogiochi lasciando poco tempo ad
attività più produttive come lo studio.
Forse dovremmo riproporre la vecchia realtà dei giochi di società che
raccoglievano amici e parenti nel tempo libero o durante le vacanze di Natale.
La redazione: Sophia
Benvestito, Serena Colaianni, Camilla Conciatori, Antonio Corrado, Francesco De
Blasi, Alessandro Facile, Alessia Giorgia Gissi, Davide Grimaldi, Alessandro
Laviosa, Eleonora Laviosa, Vittoria Marchitto, Dario Pegna, Carla Piscitelli,
Elisabetta R. Ricco, Sophia Renata Rotunno, Alessandro Rufo, Daniela Sciacovelli,
Linda Timpano.
Scuola “G.
Santomauro” A.S. 2016–2017
Nessun commento:
Posta un commento