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mercoledì 1 ottobre 2014

Il tempo è tiranno, è bene dunque non sprecarlo

     Esattamente due minuti prima dell’inizio ufficiale, Mario Monti recita il discorso d’inaugurazione della 76esima edizione della Fiera del Levante. La peculiarità della cerimonia induce a riflettere.
Avete mai desiderato di poter esercitare il controllo sul tempo? Pensateci bene, è possibile e lo facciamo già. E non mi riferisco alla fotografia o al cinema che ci consentono di viaggiare avanti e indietro nel tempo rievocando ricordi e scenari di altre epoche. Punto il dito verso il nostro modo di gestire le situazioni quotidiane. Quando chiedo cinque minuti di tempo, non si verificherà mai una contrazione, bensì una dilatazione del tempo stesso che divergerà da quello richiesto. Pensiamo ora agli uffici pubblici: letale, per i dipendenti, sarebbe se aprissero con un leggero anticipo con lo scopo di smaltire una fila più che compatta, è più probabile che gli sportelli disegnino un arco di circonferenza, aprendosi, ma sempre in ritardo. Teletrasportiamoci con l’immaginazione ad un convegno. Inizio ore 9.00 sulla locandina, inizio effettivo ore 10.00, sul fuso orario di un’altra città europea. Il colpo di scena viene verso la metà del convegno, dopo che i relatori si sono ampiamente lamentati del ritardo, perché ad un certo punto occorre una piccola pausa a rinvigorire l’attenzione. Si propongono 10 minuti e ne trascorrono 30. Gli uditori, tra le onde del pubblico si accorgono della distorsione temporale, ma non emettono un fiato. Il termine previsto era fissato per le ore 13.00, quando ormai non si pensa ad altro che alla pietanza in tavola, ma è qui che, usiamo un gergo tecnico, si sfora.
Einstein sosteneva che il tempo scorresse in maniera soggettiva, intendendo dire che è la nostra percezione dello scorrere del tempo che varia a seconda che l’attività svolta sia più o meno piacevole. Nell’arcipelago de “L’isola di Arturo” sembra quasi che il tempo si sia fermato per la minuzia di particolari impiegata da Elsa Morante nelle descrizioni. Uno dei sonetti del Canzoniere di Petrarca si apre con «La vita fugge e non s’arresta un’ora». Vita e tempo possono equipararsi. Vita e tempo fluiscono inesorabilmente, per questo è in quell’attimo fuggente che dovremmo sforzarci di incastonare le gioie della vita. Propongo Quinto Orazio Flacco per il gran finale: «Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà fuggito. Carpe diem (cogli l’attimo), e del domani fidati il meno che puoi» (Odi, I, 11). Meditiamo su queste parole che al fluire del tempo tiranno hanno resistito e impieghiamo le nostre energie in un esercizio: fare in modo che mai un minuto della nostra quotidianità vada sprecato. È una questione di lancette.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 settembre 2012, pag. 18.

L'articolo fa parte della sezione "Attualità & Cultura". Potrebbe interessarti anche:
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