Il primo libro che ho recensito recava sull’aletta una scritta: «essere
donna è un gran mistero». Mi conquistò immediatamente, ma al mio stupore
dovetti anteporre la necessità professionale di comprenderne il significato
profondo per rendere giustizia recensoria a un testo che si proponeva di dar
voce a molte di quelle donne, prede dell’arretratezza culturale del proprio
paese. La condizione femminile racchiude in sé il mistero della vita con la
magia della gravidanza. La donna è garanzia di riproduzione e di continuità in
un mondo che non le ha mai concesso un posto d’onore sul convoglio sociale. Con
un excursus rapido e sintetico provo a delineare le tappe vissute
nell’itinerario storico tinto di rosa.
In passato la donna era soggiogata rispetto all’uomo (padre, fratello,
marito) e troppo spesso vittima di abusi. Con l’evoluzione della società, il
gentil sesso si è ritrovato immerso in un contesto che lo condanna. Al pari di
un equilibrista la donna moderna, perennemente indaffarata, consegue alti
livelli di studio; coltiva l’ambizione di essere una lavoratrice; con lo
sguardo fisso sul suo orologio biologico, trova un presunto compagno di vita e
dà alla luce la prole; vede ridursi il tempo a disposizione per sé, ma non può
contare sulla collaborazione del marito (è rara). La società italiana non le
concede servizi che permettano la conciliazione dei numerosi ambiti della sua
vita perché l’Italia è un fanalino di coda in Europa in termini di politiche
familiari. Ad esempio esiguo è il numero degli asili nido aziendali, veri e
propri circoli riservati a pochi eletti. Inoltre i titoli di studio conseguiti
a costo di sacrifici, non le consentono ancora di occupare posizioni lavorative
che contano, segno evidente di androcrazia.
Recentemente si è delineato un nuovo fenomeno che non pare destinato a
cessare. Si tratta del femminicidio. Non è chiaro se si possa parlare di una
degenerazione del maschilismo che pragmaticamente intende dimostrare la
superiorità fisica dell’uomo sulla donna. Ad ogni modo è violenza di genere,
domestica e non, perpetrata ai danni di donne a cui si è/era legati. Le
statistiche hanno ormai elaborato bollettini macabri, nei telegiornali non
manca mai la notizia che non vorremmo udire. Cosa sta accadendo? Spesso la
donna ha acconsentito a presentarsi come oggetto del desiderio con l’ausilio del
sistema mediatico, ma vi è un limite invalicabile che ogni madre dovrebbe
indicare al proprio figlio: il rispetto verso le donne. Su questo non si deve
discutere, mai.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 22 marzo 2014, p. 24.
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