Translate in your language

martedì 14 ottobre 2014

Risiedere a San Francisco? Dall’immaginazione al resoconto

     Federico Rampini, San Francisco–Milano. Un italiano nell’altra America, Editori Laterza, Roma–Bari 2013, pp. 182, euro 7,90.
     Federico Rampini ci propone un interessante viaggio alla scoperta dell’universo californiano e della caleidoscopica società di San Francisco. Un avvertimento è d’obbligo: non si dovrebbe intraprendere questa lettura se già si nutre un forte sentimento verso la città e al momento è utopico recarvisi, poiché si tratta della narrazione di un ricordo che ha generato una nostalgia inestirpabile. Viene descritto un centro cittadino che appare immerso nell’incanto del vivere civilmente. Perfino quando l’autore cerca di enucleare i «difetti» della città californiana, produce l’effetto contrario, accrescendo e rinnovando l’ammirazione verso di essa.
     L’autore attraversa trasversalmente la storia e gli eventi che hanno coinvolto la società di San Francisco che deve il suo vigore all’apporto offerto dal fenomeno migratorio che ha incontrato nella comunità locale un’accoglienza protesa all’inserimento millimetrico di numerose etnie.
     Rampini, quasi in forma diaristica, rammenta gli anni del suo soggiorno nella baia per motivi professionali. La regola aurea che traspare dal racconto riguarda l’integrazione, ovvero l’inserimento attivo degli stranieri in ogni ambito sociale e con probabilità di carriera. Ad esempio a destare uno stupore positivo è l’episodio dell’esame per ottenere la Green Card, il permesso di residenza permanente, unico preludio per ricevere la cittadinanza americana: è stato condotto da un cinese. È anche il caso di annoverare la composizione delle pattuglie di polizia: multietniche proprio come la società in cui prestano servizio.
     In questo lembo di terra a ovest degli States, la concezione di immigrazione non volge verso la repulsione, bensì verso l’integrazione e la profusione del rispetto di regole comuni, unica chance di osservare buon senso e senso civico che a San Francisco rappresentano la norma.
     Si è venuta a creare una società caratterizzata da una mescolanza di etnie che non presenta cenni di devianza. L’ingrediente segreto è l’organizzazione ponderata al punto da concedere a tutti i cittadini un’occupazione, un ruolo e trasmettere un messaggio di eguaglianza senza ombra di discriminazione come dimostra il reclutamento delle forze dell’ordine.
     La logica del sistema che sostiene un territorio scosso solo dai terremoti è orientata all’applicazione della formula «tolleranza zero», progenitrice diretta di ordine e disciplina.
     Quel piccolo angolo di paradiso parzialmente contaminato che si affaccia sull’oceano Pacifico affascina da tempo senza riserve. Se poi si ricerca il paragone con l’Italia, San Francisco diviene regina incontrastata di ogni classifica immaginabile. Se in Italia la legge antifumo viene costantemente violata o aggirata, dall’altro capo del globo viene rispettata in pieno. Non vale però la medesima regola per l’uso di droghe leggere, che anzi circolano con facilità. Non a caso Eldorado è un paese leggendario.
     A tratti sembra che l’autore illustri un mondo parallelo in cui il calcio, fin dall’infanzia, viene giocato con estremo riguardo nei confronti di compagni, avversari, allenatori ed arbitri. È sui campi da gioco che ci si allena alla vita. Dal campo alla strada nulla varia: alla severità dei controlli si unisce un’assidua autodisciplina. La congestione del traffico viene evitata anche negli orari di arrivo/uscita degli allievi dalle scuole, sia pubbliche che private.
     L’educazione e l’osservanza dei codici di comportamento istituzionali e civili genera un effetto endemico (un giorno sarebbe entusiasmante poter dire epidemico perché implicherebbe il superamento dei confini geografici californiani) poiché ogni fascia della popolazione emula comportamenti corretti.
     La criminalità è in calo e non si verificano concentrazioni della stessa in determinate zone del centro cittadino come accade invece nelle stazioni italiane.
     Anche il Dottorato nella prestigiosa Università di Stanford ha connotati colmi di speme: i giovani studiosi lavorano fianco a fianco e vivono il dottorato come missione e mai come ripiego.
     Solari sono le pennellate con le quali si delinea una città sicura nella quale il conformismo sano è un valore ferreo. Anche senza il deterrente di multe e sanzioni, chi porta a spasso i cani è sempre munito di guinzaglio e paletta per la raccolta delle deiezioni. Si direbbe che non ci sono cani a San Francisco dato che non v’è traccia alcuna del loro passaggio sui marciapiedi, nelle aiuole e nei parchi. Non esiste quadrupede che mostri aggressività perché i migliori amici dell’uomo frequentano scuole di addestramento.
     Tra i cospicui temi lambiti non si riscontra però quello della ricerca di un lavoro. Probabilmente perché l’autore in possesso di un impiego non ha osservato la situazione lavorativa del luogo. Tuttavia l’aver ribadito l’assunto secondo il quale San Francisco sia l’esemplare perfetto di società aperta, multietnica e convergente verso l’obiettivo di integrare gli immigrati, dovrebbe implicitamente fornirci l’indicazione non palesemente espressa.

L'articolo fa parte della sezione "Editori Laterza". Potrebbe interessarti anche:
 

Nessun commento:

Posta un commento